La pandemia da Covid in Africa sta mietendo moltissime vittime di un sistema sanitario totalmente in crisi e in balia degli eventi, nonostante appena un anno fa ci si aspettasse il contrario. Eravamo stati avvertiti: per motivi economici una volta sviluppati, introdurre i vaccini in Africa sia nei Paesi più ricchi che nei meno abbienti sarebbe stato complicato. Il divario sociale, culturale ed economico col Terzo Mondo ha, per l’ennesima volta, avuto l’ultima parola. Ci si interroga su come portare i vaccini in un continente già provato dalla diffusione di altre malattie. I dati confermano che l’8% della popolazione africana ha ricevuto la prima dose di vaccino contro la media europea dell’oltre 60%. Il numero di NO-Vax europei supera quello dei vaccinati in Africa. Le migliori strategie proposte negli ultimi mesi per superare l’ostacolo vaccinazione nel Continente nero parlano di liberalizzazione della produzione del siero. Le più grandi ONG africane che si occupano di sanità lanciano un grido d’aiuto contro l’apartheid sanitario.

Che cos’è il meccanismo COVAX

L’accesso globale ai vaccini contro il Covid-19 è un’iniziativa chiamata COVAX. Nell’aprile del 2020 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e l’UE con altre organizzazioni sanitarie mondiali hanno dato avvio all’ACT (Acceleratore dell’accesso agli strumenti per il COVID-19). Il pilastro fondamentale dell’ACT è proprio il COVAX. Volto ad assicurare un accesso paritario al vaccino contro il Covid in tutto il mondo. Sono stati raccolti già 8,8 miliardi di dollari dei quali oltre 3 provenienti dall’UE. I partner dell’Iniziativa COVAX sono, oltre alla Commissione Europea, l’Alleanza per i vaccini Gavi, l’OMS, il CEPI (Coalizione per le Innovazioni di Prevenzione alle Epidemie) e l’UNICEF.

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La proposta di rinuncia alla proprietà di brevetto al fine di rendere la formula per il vaccino pubblica e facilmente replicabile è stata rilanciata anche gli Stati Uniti e dal Presidente Joe Biden. In questo modo continenti come l’Africa e Paesi come la Guinea avrebbero accesso a migliori cure per una pandemia che è soltanto la punta dell’iceberg dei problemi nel Terzo Mondo.

Perché il vaccino per il Covid non è per tutti

Il Covid in Africa sta registrando numeri particolarmente alti. Ragioniamo per via ipotetica. Il Sudafrica è il Paese più colpito (almeno dai dati che ci sono pervenuti) con circa 92.000 vittime totali e l’accesso ai vaccini pressoché nullo. Prendiamo in esempio un Paese come l’Irlanda con un Prodotto Interno Lordo pari a quello del Sudafrica e una popolazione di dodici volte ridotta. I decessi in Irlanda ammontano a circa 6.000, ma confrontati ad una popolazione ideale di dodici volte superiore arriverebbero ad un numero ipotetico di 72.000. Dov’è finito il numero di scarto tra le due realtà?

Analizziamo il tasso di vaccinazione nei due Paesi: l’Irlanda ha una percentuale di vaccinati a piena dose del 76,8% contro il 26,8% del Sudafrica secondo i dati forniti dall’Our World in Data. Dunque l’unica differenza tra i due è la posizione sociale e geo-politica che rivestono. Il Sudafrica fa parte di un continente povero, frammentato culturalmente ed economicamente e non all’avanguardia. L’Irlanda è in Europa e ha un accesso ai vaccini prioritario, è all’avanguardia nella sanità e parte di un sistema efficiente come l’UE.

D’altro canto tanti Paesi dell’Africa centrale, tra i più poveri al mondo, non hanno accesso alla sanità di base, agli ospedali e alle cure di malattie debellate in tutto il mondo, ma lì ancora persistenti. Il Covid in Africa è solo l’ennesima difficoltà.

I Giganti farmaceutici per il Covid in Africa

Le Big Pharma come Moderna e BioNTech puntano, entro il 2023, a costruire un impianto di produzione di vaccini in Africa. Entro due o cinque anni saranno in grado di fabbricare e mettere in commercio da 50 a 100 milioni di dosi all’anno; per destinarle principalmente al continente africano.

L’azienda tedesca BioNTech, che produce i vaccini PFizer, è già a lavoro con Ruanda e Senegal. L’impianto inizialmente si dedicherà alla produzione dei vaccini per il Covid, ma potrà essere riadattato per fabbricare vaccini contro malaria e tubercolosi. L’obiettivo è “sostenere i vaccini africani prodotti per l’Africa” come afferma Uğur Şahin, co-fondatore di BioNTech; attualmente l’esportazione è il primo mezzo di accesso ai vaccini.

Sulla scia della tedesca anche la biotech americana Moderna vuole costruire, già a partire da quest’anno, il terzo più grande impianto biotecnologico al mondo dopo quello negli Stati uniti e in Canada. Inizialmente fabbricherà vaccini anti-Covid per poi passare agli anti-influenzali e per l’infezione da citomegalovirus.

Quello di Moderna è un progetto a doppio sfondo. Aiutando l’Africa ad arginare la pandemia, amplierà il suo sito geografico e avrà un impatto mondiale unico per un’industria del genere. La notizia arriva in un momento delicato per le aziende biotech e farmaceutiche. Sono accusate di trascurare i Paesi indigenti perché non hanno rinunciato ai brevetti dei vaccini in modo da consentire a tutti di rilevarne la produzione. Il vaccino è un’innovazione, un processo industriale e di studio non indifferente, sarà dura rinunciare alla proprietà di questa rivoluzione in campo sanitario.

Il Sudafrica “copia” Moderna per sconfiggere il Covid in Africa

Si chiama Afrigen Biologics and Vaccines l’azienda sudafricana che tenterà di “replicare” il vaccino Moderna. Stanco della promessa di più vaccini non mantenuta da Europa e Stati Uniti e provato dall’arrivo della variante Omicron, il Sudafrica si fa portavoce di tutto il continente. La società fa parte del consorzio creato dall’OMS per affrontare lo squilibrio globale sull’accesso ai vaccini. Ha riunito specialisti e consulenti esterni per studiare la ricetta del vaccino attraverso informazioni pubbliche relative alla formula.

Quando avrà il primo campione di laboratorio, il team si occuperà di confrontarlo con l’originale Moderna. L’obiettivo di Afrigen è quello di rendere la produzione del vaccino più economica e la capacità di conservazione priva di congelamento. In questo modo il vaccino anti-Covid risulterebbe fruibile da tutti. Con il raggiungimento della formula ideale non esiteranno a condividerla con gli altri Paesi in difficoltà, non soltanto africani.

Nel frattempo Moderna si dice estranea alle accuse di mancato sostegno alla causa dell’OMS di cui Afrigen fa parte, che punta ad aiutare i Paesi del Terzo Mondo durante la pandemia. La promessa di costruzione di un impianto per fabbricare vaccini è la copertura che le grandi aziende si stanno costruendo per non ammettere di non rinunciare ai propri interessi economici per il bene dell’umanità. Moderna in particolare ha dichiarato che non perseguirà coloro che violano i diritti del suo brevetto del vaccino anti-Covid: una specie di rinuncia ufficiosa alla proprietà intellettuale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Flavia Santilli

Flavia Santilli

Studio presso l'Università degli Studi de L'Aquila. Ho collaborato con diverse testate. Sportiva agonista e istruttrice di nuoto. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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