Con i sostegni di Unione Europea e Stati Uniti e con la solidarietà internazionale innescata dall’aggressione subita, l’Ucraina è uscita dall’isolamento. Davanti al rischio di trasformare il conflitto ucraino in una guerra mondiale, la diplomazia internazionale sta facendo la sua parte.

La risoluzione del Parlamento EU

La risoluzione sull’aggressione russa contro l’Ucraina dello scorso 1 marzo è stata adottata a stragrande maggioranza, 676 consensi, dopo una seduta parlamentare molto emotiva, i cui momenti significativi sono stati il discorso della Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, e soprattutto di quello del Presidente Zelensky, che ha tenuto l’intervento dal bunker in Kiev, il giorno successivo aver fatto richiesta alla EU di ingresso tramite procedura di emergenza.

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Il Presidente ucraino ha chiesto all’Europa di non lasciarli soli, né di lasciare sola l’Ucraina e di darne prova anche in quanto europei: “Siamo sotto i bombardamenti, sotto l’attacco dei missili… Stiamo dando la nostra vita per la libertà… Sono lieto di vedere quest’unità dell’Ue, ma non sapevo che questo sarebbe stato il prezzo da pagare”.

Roberta Metsola, Presidente del Parlamento Europeo, omaggiando la causa Ucraina, ha affermato: “Dobbiamo affrontare il futuro insieme […] Signor Presidente […] siamo al suo fianco nella sua lotta per la sopravvivenza, in questo buio momento della nostra storia. […] Per noi, per la prossima generazione, per tutti quelli in Ucraina e in tutto il mondo che credono nell’Europa e alla nostra maniera. Per tutti coloro che vogliono essere liberi […] aggressori e guerrafondai non hanno posto nella Casa della Democrazia”.

Gli USA con l’Ucraina

Pieno sostegno è arrivato anche dal Presidente americano Joe Biden che durante il discorso sullo Stato dell’Unione ha affermato: “Dal presidente Zelensky a ogni ucraino, il loro coraggio impavido, la loro determinazione, ispira il mondo […] quando i dittatori non pagano un prezzo per la loro aggressione, causano più caos”.

Sia Unione Europea sia Stati Uniti hanno disposto sanzioni nei confronti della Russia per l’aggressione all’Ucraina e sostengono lo sforzo militare ucraino. Costante è l’aumento di truppe all’interno dei confini Nato senza intervento diretto in territorio ucraino, come deterrente verso l’ulteriore espansione russa verso Occidente e con prudenza per non trasformare il tragico conflitto ucraino in una guerra mondiale che, anche data l’escalation, sarebbe anche guerra nucleare.

La condanna dell’Assemblea Generale ONU

Anche l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite deplora l’intervento russo in Ucraina adottando una risoluzione con una votazione di molto maggiore dei due terzi richiesti per l’approvazione (141 voti ottenuti su 193). Cinque i voti contrari: Russia, Bielorussia, Siria, Eritrea, Corea del Nord.

La Cina era tra i 35 astenuti. Astensione interpretata, non nell’equidistanza, ma come disponibilità per una mediazione. Per facilitarne l’astensione il testo iniziale è stato modificato sostituendo il termine “condanna” con “deplora” ed eliminati i riferimenti all’articolo 7 della Carta delle Nazioni Unite.

Il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi, in una telefonata con l’omologo ucraino Dmytro Kuleba, ha poi affermato che la Cina “deplora lo scoppio del conflitto tra Ucraina e Russia ed è estremamente preoccupata per i danni ai civili” aggiungendo inoltre che la posizione della Cina “è aperta, trasparente e coerente. Abbiamo sempre sostenuto il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti i Paesi. In risposta all’attuale crisi, la Cina invita Ucraina e Russia a trovare una soluzione al problema attraverso i negoziati e sostiene tutti gli sforzi internazionali costruttivi che portino a una soluzione politica”.

La risoluzione, non vincolante, oltre a deplorare l’intervento militare, richiede alla Russia il ritiro immediato, completo e incondizionato delle truppe di Mosca “all’interno dei confini internazionalmente riconosciuti” e invita il Cremlino a non assumere atteggiamenti aggressivi verso altri Stati deplorando, inoltre, la minaccia nucleare paventata da Putin con l’allerta data alle proprie forze militari nucleari.

Cosa è possibile aspettarsi?

Le reazioni di ONU, Unione Europea e Stati Uniti rafforzano Kiev evitando interventi diretti. La pace necessita mediazione e volontà bipartisan di fermare il conflitto. Per adesso, di concreto esistono solo tentativi di dialogo in Bielorussia tra emissari russi e ucraini, con il fragile risultato dei corridoi umanitari per permettere alla popolazione ucraina di fuggire con limiti di movimento e un cessate il fuoco limitato alle aree destinate alle vie di fuga.

La retorica di guerra, in particolare russa, può suggerire ulteriori escalation dei combattimenti e della loro efferatezza in una guerra di certo poco “convenzionale”. Le conferme arrivano dalle colonne di mezzi militari alle porte della capitale ucraina, dalla continua espansione delle teste di ponte russe sul territorio ucraino, dalle centrali nucleari civili trattate come obiettivo di guerra e dall’avviso dello Stato Maggiore russo che i miliziani stranieri per Kiev non saranno trattati secondo la Convenzione di Ginevra.

Ulteriore conferma è arrivata anche da Emmanuel Macron a cui il Presidente russo, dieci giorni fa, avrebbe riferito che “il peggio deve ancora venire”. Macron ha affermato comunque di mantenere la comunicazione aperta fin quando sarà possibile. Il mondo della diplomazia non è fermo nonostante sul terreno ucraino il clima stia diventando rovente. Sforzi in tal senso giungono anche da Stati Uniti, Israele, Arabia Saudita.

Su iniziativa del Presidente turco Erdogan, nel tentativo di raggiungere un cessate il fuoco ed evitare ulteriori tragedie, il responsabile per gli esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu, ha ospitato il Ministro degli Esteri ucraino Kuleba e la controparte il Ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, per i primi contatti internazionali a più alto livello tra i due Paesi in conflitto senza ottenere risultati sostanziali.

Si spera, però, che la spirale della guerra non abbia assorbito a tal punto i contendenti da rendere le loro azioni diplomatiche finalizzate solo a raggiungere obbiettivi di guerra e che la diplomazia possa rimanere strumento di pace.

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Pasquale De Salve

Pasquale De Salve

Sono laureato in Filosofia e scrivo per passione. Qui scrivo di ambiente, politica, diritti e qualche volta anche di altro. Cerco di intendere il mondo per quello che è, ma di utilizzare quelle poche parole che ho a disposizione perché possa migliorare. Il suo cambiamento, però, dipende dallo sforzo di ognuno di noi!

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