La democrazia, in Iran, passa dalle donne. In questi ultimi giorni, in seguito alla morte di Masha Amini, uccisa per aver indossato in maniera non consona il velo e Hadith Najafi, attivista colpita durante le proteste, l’Iran si scaglia contro il regime: il cambiamento potrebbe davvero essere vicino.

Nel giugno 2021 è stato eletto come presidente dell’Iran, l’ultraconservatore Ebrahim Raisi, dopo il moderato Hassan Rouhani. La sua presenza, in quest’ultimo anno, è stata eccessivamente repressiva nei confronti degli iraniani. Le donne, in particolare, sono state costrette a entrare in un clima di tensioni, a causa del ripristino della polizia morale. Una nuova crisi, determinata dalla Pandemia e, ora, dalla guerra fra Russia e Ucraina, ha alzato l’inflazione in maniera incontrollata. Malcontento, aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e povertà, hanno colpito un Iran sempre meno tollerante nei confronti del governo.

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L’autogol dell’Iran ultraconservatore

Il velo, tenuto nelle mani delle donne e non più sul loro capo, è il simbolo di un Iran che vuole cambiare. E’ la volontà di annientare la Repubblica Islamica, nata dopo l’Impero nel 1979 e diventare una democrazia. Ferahste J. giornalista di Teheran (n.r. il cui cognome è stato omesso per tutelare l’anonimato della fronte) è stata contattata da BuoneNotizie.it poco prima che Internet venisse bloccato, narrando quello che stava accadendo in Iran.

“La situazione in Iran è sempre più ingestibile – ha raccontato Ferahste – è dal 2017 che non vedevo un simile fermento. Il governo è paralizzato e c’è il sentore dell’arrivo di un reale cambiamento: le donne sono il motore di tutto questo. Il velo è stata la scusa, per attivare gli uomini, gli intellettuali e gli studenti, che da anni cercano il momento giusto per raggiungere la democrazia. Per la prima volta si ha il coraggio di urlare per le strade “A morte la Repubblica, non vogliamo più Khamenei!”. Fino a pochi giorni fa era impossibile anche solo pensarlo, per paura di ritorsioni. L’ultraconservatorismo ha fatto autogol e l’Iran è pronto a chiudere il capitolo della Repubblica Islamica e trovare l’agognata libertà”.

Le donne dell’Iran smuovono l’Occidente

Sono quindi le donne ad aver iniziato questa guerra con un coraggio inaudito. Dal taglio dei capelli pubblicato sui social in segno di protesta, per arrivare a manifestare senza veli contro la polizia. Le proteste si sono espanse in tutte le grandi città dell’Iran, e la risonanza degli inni alla libertà, ha raggiunto anche l’Occidente.

Elon Musk, il CEO di Tesla, ha proposto di attivare Starlink, per garantire al popolo dell’Iran la presenza di Internet. L’attuazione necessita di alcuni terminali, su cui gli iraniani potranno appoggiarsi, per poter comunicare con il mondo. Il calciatore Ali Karimi Pashaki, pallone d’oro d’Asia ed ex capitano dell’Iran, ha inviato ai suoi 12 milioni di followers le immagini di ciò che stava accadendo, al fine di sensibilizzare l’Occidente e dare il suo appoggio alle donne. L’associazione Women Living Under Muslim Laws ha espresso solidarietà alle donne iraniane, documentando e divulgando le informazioni.

Questo effetto è stato come uno tsunami e le sue onde stanno toccando molti Paesi: il più eclatante è stato il gesto delle donne curde che, durante i funerali di Amini, si sono tolte pubblicamente il velo. Le comunità iraniane in Turchia e Azerbaijan, marciano da giorni contro la Repubblica di Khamenei, così come gli studenti di molte facoltà universitarie italiane ed europee, che si stanno mobilitando per supportare le donne e l’Iran. Le donne hanno mosso il primo passo verso la richiesta di una democrazia per l’Iran e, per la prima volta nel Paese, gli uomini sono al loro seguito.

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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