Il conflitto in Ucraina, le tensioni tra Stati Uniti e Cina e i costanti esperimenti balistici della Corea del Nord hanno fatto tornare alla ribalta il termine Guerra Fredda. Alcune dinamiche che guidano gli eventi sembrano confermarlo, ma sebbene esistano alcune similitudini, quanto accade oggi è profondamente diverso dal passato.

Cosa intendiamo per Guerra Fredda

Per Guerra Fredda intendiamo il confronto pluridecennale tra i due blocchi di alleanze, la Nato a guida statunitense e il Patto di Varsavia a guida sovietica, che rappresentavano le due sfere d’influenza generate dalle superpotenze uscite vincitrici dalla Seconda Guerra Mondiale (USA, Gran Bretagna e URSS) ed entrate poi in una concorrenza conflittuale sulla base della diversità dei disegni di società che proponevano.

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La Guerra Fredda, termine coniato da Walter Lippmann, era identificata come “fredda” perché non poteva essere “calda”. Il senso del termine “fredda” è che una eventuale guerra non poteva sfociare in un confronto armato su larga scala nella conformazione tipica di una guerra mondiale convenzionale. L’introduzione dell’atomica negli arsenali delle due superpotenze pose infatti sin dall’inizio il rischio di un olocausto nucleare in caso di confronto militare diretto.

MAD, il folle equilibrio sull’orlo della catastrofe nucleare

Il pericoloso equilibrio tra USA e URSS veniva garantito dalla MAD, Mutual Assured Destruction, cioè la politica di un equilibrio militare (giocato sull’orlo della catastrofe globale)che era fondato sulla certezza della mutua distruzione di tutte le parti coinvolte – una sorta di omicidio suicidio – in un eventuale conflitto nucleare e sulla paura che può derivarne.

In maniera similare, oggi l’opinione pubblica assiste alla riproposizione della MAD perché spesso chiamata in causa dalla Russia contemporanea e dalla più pericolosa (in quanto immenso mercato d’armi e santabarbara) Corea del Nord. Le similitudini rispetto ai tempi della guerra fredda però sembrano fermarsi all’aspetto militare.

Il conflitto novecentesco tra i blocchi era infatti anche e soprattutto profondamente ideologico e investiva qualsiasi aspetto della vita delle persone. Metteva a confronto non tanto il dominio su territori ed economie a cui si assiste oggi su Ucraina, Africa e Asia Indo-Pacifica, ma l’organizzazione in sé di differenti e divise forme di società e l’aspettativa di progresso posta su queste da individui e popolazioni. La dominazione sui territori e risorse esisteva ma come fattore secondario e funzionale nell’attrito tra blocchi.

Le chiusure ideologiche cedono il passo alla globalizzazione

L’aspirazione da parte di entrambe le sfere d’influenza ad uniformare il mondo sotto un unico sistema, comunista o capitalista che fosse, dominava la guerra fredda. Oggi l’aspettativa principale rivolge globalmente la propria attenzione alla coesistenza pacifica all’interno di un mercato unico globalizzato. In questo contesto, profondamente mutato, gli Stati fortemente legati ad una dimensione militaristica utilizzano la guerra come soluzione per le crisi interne alle loro economie.

Durante la guerra fredda i conflitti, come in Vietnam, Corea o le rivoluzioni e i colpi di stato in Europa, Africa e centro e sud America, scaturivano dalla espansione imperialistica di ideologie sociali ed economiche. Le guerre contemporanee invece iniziano come reazione alla globalizzazione e come soluzione ai problemi delle economie particolari mosse da logiche di accaparramento di risorse necessarie per rispondere alla pressione della domanda del mercato globalizzato.

Nelle guerre contemporanee possiamo osservare anche un risvolto politico: forme sottili di irregimentazione delle popolazioni e il rafforzamento del potere di chi è al governo. Questa dinamica, aiutata dalle nuove tecnologie, sta permettendo l’espansione di ulteriori spazi di totalitarismo e di politiche sovraniste, che rafforzano regimi e autarchie già esistenti e contagiano le tradizionali democrazie.

Dalle popolazioni influenzate alle popolazioni influenti

Lo scontro bipolare di ieri agiva sul confronto tra libertà e collettivizzazione sociale, ma accadeva con una cortina di ferro che limitava le relazioni tra popolazioni alla dimensione politica della diplomazia estera. Dalla caduta del Muro di Berlino trent’anni di globalizzazione hanno prodotto l’effetto opposto: dall’influenza della politica estera sulle popolazioni il mondo osserva l’influenza delle popolazioni e delle loro relazioni economiche su di essa.

Un cauto ottimismo deriva dal fatto che quella dinamica, che induce la reazione di sovranismi e populismi, produce invece un senso di cittadinanza globale che si manifesta oggi nella difesa del clima e che può portare a forme di sostegno della pace mondiale perché legate ad una comune coscienza pacifista, democratica e responsabile verso il bene comune più grande che abbiamo: un unico pianeta da tutelare da riscaldamento climatico, da guerre e su cui affermare diritti di cittadinanza su scala globale.

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Pasquale De Salve

Pasquale De Salve

Sono laureato in Filosofia e scrivo per passione. Qui scrivo di ambiente, politica, diritti e qualche volta anche di altro. Cerco di intendere il mondo per quello che è, ma di utilizzare quelle poche parole che ho a disposizione perché possa migliorare. Il suo cambiamento, però, dipende dallo sforzo di ognuno di noi!

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