Da qualche anno si sente tanto parlare della violenza di genere, puntualmente identificata con quella perpetrata dai maschi nei confronti delle proprie compagne. La maggior parte degli articoli e dei servizi in merito descrive l’uomo come carnefice e la donna come vittima.

Per contro, i mass media presentano pochissimo al grande pubblico la violenza subìta dai maschi, che, al contrario di quanto si possa pensare, è molto diffusa. Lo dimostrano i dati di alcune ricerche. Una, svolta dall’Università di Siena nel 2012, secondo cui 5 milioni di uomini hanno subìto violenze simili a quelle subìte dalle donne. Un’altra, da parte dell’ISTAT del 2018, secondo la quale, in Italia, nel periodo 2015-2016, 3 milioni 754mila uomini (corrispondenti al 18,8% del totale) hanno subìto abusi sessuali nel corso della loro vita.

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Anche l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite ha trascurato gli esiti di queste ricerche e, più in generale, la situazione vissuta da tanti uomini, nei contesti familiari e di lavoro. Essa, infatti, ha individuato, tra i suoi obiettivi per lo sviluppo sostenibile, l’eliminazione di tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze nelle sfere pubbliche e private, come se la violenza di genere fosse sempre a senso unico.

La normativa europea e la sua applicazione in Italia

Questa parzialità da parte del mondo dell’informazione non trova corrispondenza nella normativa in merito e nella sua applicazione nelle sentenze dei tribunali. Alcune di esse, infatti, in tempi recenti, hanno riconosciuto più volte la legittimità delle accuse di violenza subìte da uomini. Per la legge italiana, infatti, non ci sono diversità di trattamento a seconda del genere che provoca o subisce la sopraffazione. Essa è comunque da condannare. Infatti l’Italia, il 19/06/2013 ha ratificato la convenzione di Istanbul dell’11/05/2011, che definisce la normativa a livello europeo in materia di violenza domestica e che recepisce le istanze degli stati democraticamente più avanzati.

Per rendere operativa la convenzione di Istanbul in Italia, nel 2013, a Milano, è stata fondata Ankyra, un’associazione che ha lo scopo di supportare le vittime di violenza domestica, indipendentemente dal genere a cui appartengono. Per farlo, si avvale di un’equipe di esperti capaci di accogliere le vittime, ascoltarle e supportarle nella gestione della propria situazione, nel totale anonimato. L’esperienza di chi vi si è rivolto è stata, prevalentemente, molto positiva.

Difficoltà persistenti

Ciò che ancora manca è un cambiamento di mentalità nella popolazione. Infatti secondo il senso comune il problema della violenza subita dai maschi da parte delle loro compagne è inesistente o, comunque, trascurabile. Di conseguenza, quando un uomo subisce violenza da parte della compagna, nella maggioranza dei casi non denuncia, soprattutto per due motivi:

le vittime si vergognano a parlare della propria situazione perché ritengono che la propria virilità verrebbe compromessa agli occhi degli altri;

– al di là di Ankyra, poco conosciuta e poco pubblicizzata dai mass media, mancano dei centri di supporto specializzati per questo genere di problemi. Non è un caso che alcuni uomini vittime di violenza, non conoscendo alternative, si sono rivolti ai centri di aiuto per donne maltrattate

Come per altre tematiche molto delicate riguardo alle quali, in Italia, è ancora diffusa una mentalità molto arretrata, sono le leggi provenienti dall’Unione Europea che ci costringono al rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini. E’ necessaria, però, una reale presa di coscienza, da parte della popolazione, del cambiamento di prospettiva introdotto dalla normativa comunitaria. Altrimenti le leggi europee non riusciranno, da sole, a cambiare le abitudini dei cittadini.

Ipotesi di soluzione della violenza sui maschi

Nel perseguire tale obiettivo, è necessaria la sinergia tra politici “illuminati” e operatori dell’informazione. I primi dovrebbero cercare il bene comune prima del consenso elettorale. Gli altri dovrebbero sensibilizzare la gente e gli stessi politici all’importanza del tema in questione. In un contesto simile, interventi legislativi saggi ed efficaci saranno apprezzati dai cittadini. Così dovrebbero anche ridursi la vergogna e la paura di denunciare le violenze subite.

Per conseguire questo risultato potrebbe rivelarsi utile associare la battaglia contro la violenza sui maschi a quella che vede le donne come vittime. Infatti, superando gli stereotipi di genere e alleandosi per ottenere una società meno violenta e più rispettosa dei diritti di tutti, si riuscirà a sensibilizzare veramente la gente comune e i politici, presupposto per un reale cambiamento della società.

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Giulia De Giacinto

Giulia De Giacinto

Giulia De Giacinto. Appassionata di Motorsport, in particolare di Formula 1; mi piace raccontare le sue connessioni con la sostenibilità e storie di grande ispirazione. Attualmente scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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