Quando nel 1975 Giscard d’Estaing invitò in Francia i leader di Giappone, Italia, Germania Ovest, Regno Unito e Stati Uniti per disquisire di tematiche d’interesse internazionale, i sei Paesi contavano oltre il 50% del Prodotto interno lordo internazionale. Oggi gli equilibri economici sono mutati radicalmente a livello globale. Il ridimensionamento delle economie europee e l’ascesa delle economie emergenti e dei Paesi in via di sviluppo ha avuto ripercussioni sul ruolo del G7 nel mondo.

Il G7 nel quadro politico internazionale attuale

Le occasioni non sono mancate: dal 1997 al 2014, all’interno di questa assemblea sedeva anche il capo di governo della Federazione Russa. Se il G8 fosse stato perpetrato nel tempo, le speculazioni riguardo l’attuale condizione di conflitto che affligge l’Europa orientale tenderebbero tutte verso una rapida e pacifica risoluzione delle tensioni tra Ucraina e Russia.

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Al contrario invece, con l’intensificarsi del conflitto in Crimea nel 2014, la partecipazione della Federazione Russa all’assemblea è stata sospesa. È stata avviata una progressiva esclusione del partner fino ad arrivare nel 2017 alla sua formale espulsione. Oggi raccogliamo i frutti di una scarsa lungimiranza, di rapporti di dialogo minati, impossibilitando una più facile intercessione diplomatica dell’Occidente con l’oligarchia russa oggi.

Il G7 nel conflitto russo-ucraino

Al vertice ministeriale G7 delle Finanze è stato approvato il piano che prevede il “divieto globale di servizi che consentono il trasporto marittimo” di greggio e prodotti raffinati. Saranno consentiti solo se acquistati a un prezzo pari o inferiore a quello stabilito dalla coalizione.

Il price cap sul petrolio è “specificamente concepito” per ridurre le entrate del Cremlino, ma allo stesso tempo anche per “limitare l’impatto della guerra russa sui prezzi globali dell’energia”, permettendo ai fornitori di servizi del settore di operare con prodotti petroliferi russi via mare venduti solo a un prezzo pari o inferiore al tetto fissato. Questa misura baserebbe e amplificherebbe la portata delle sanzioni esistenti, in particolare del sesto pacchetto dell’Ue, garantendo la coerenza attraverso un solido quadro globale.

In questo contesto si rendono evidenti le difficoltà del G7 in un’ottica di efficacia nel quadro internazionale. Arriva dal subcontinente indiano un rifiuto alle direttive del gruppo dei 7. Continuerà a comprare da Mosca aumentando anche gli acquisti di gas. “Abbiamo avuto discussioni sul tema col G7 . Ma le decisioni le prendiamo in base agli interessi nazionali. Noi dobbiamo assicurare disponibilità costante di combustibili a prezzi abbordabili”, ha dichiarato il ministro indiano Shri Hardeep Singh Puri.

Il G7 e la sfida contro i cambiamenti climatici

Gli Stati con le economie più avanzate contribuiranno a una crescita globale delle temperature di 2,7 gradi: è quanto emerge dall’analisi di Carbon disclosure project (Cdp) Nessun Paese del G7 è infatti in grado di decarbonizzarsi abbastanza velocemente per raggiungere l’obiettivo degli 1,5°C. Tra le città più virtuose troviamo Roma e Berlino. Queste, tra tutte, sono quelle che più si allineano con le indicazioni dell’accordo di Parigi. In un confronto continentale, invece, l’Europa surclassa in termini di progresso ecologico sia i partner americani che asiatici.

La Cina si è impegnata a raggiungere il picco delle emissioni entro il 2030. Si tratta di un obiettivo che potrebbe vedere le sue emissioni aumentare nel breve periodo, grazie all’apertura di nuovi impianti a carbone. Dall’Europa non mancano in realtà le richieste di rivedere questo obiettivo per ridurre le emissioni più velocemente, ma da Pechino il ministero degli Affari Esteri ha dichiarato che la transizione a basse emissioni di carbonio della Cina rimane “ferma” e ha sottolineato che i Paesi europei bruciano più carbone nella corsa alla sostituzione del gas russo.

Tuttavia va riconosciuto al G7 la stimabile capacità di apportare rapidi e profondi cambiamenti al sistema finanziario ed energetico in risposta all’aggressione della Russia, come leva per perseguire obiettivi geopolitici. Il G7 infatti si trova ora a destreggiarsi per mantenere un delicato equilibrio tra le risposte alla guerra russo-ucraina e l’urgenza di accelerare il passo nell’affrontare la crisi climatica globale. Sembrerebbe che in linea generale le intenzioni del Gruppo dei 7 per la svolta energetica sono tutte orientate verso il rinnovabile.

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Matteo Cardone

Matteo Cardone

Nato a Torino istruito a Milano, ho frequentato l'Università degli studi di Milano nel corso di relazioni internazionali e istituzioni europee. studio per diventare esperto di geopolitica e relazioni internazionali.

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