Da quando si è insediato il Governo Meloni il ponte sullo Stretto di Messina è diventato uno dei punti principali dell’agenda del Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, tanto da fargli dichiarare l’intenzione di dare il via ai lavori entro i prossimi due anni.

Tuttavia la realizzazione di una struttura di questa portata comporta sfide ingegneristiche notevoli e non solo. La lunghezza del ponte, che dovrebbe essere di circa 3,3 chilometri, renderebbe il ponte sullo Stretto di Messina il più lungo del mondo, superando quello di Akashi-Kaikyo in Giappone.

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Inoltre, il sito di costruzione risulta essere a notevole rischio sismico, il che significa che l’opera deve essere progettata per tollerare terremoti di forte intensità. Il ponte, infine, dovrà resistere alle forti raffiche di vento che spesso soffiano sullo Stretto di Messina, il che richiede soluzioni innovative per la progettazione dell’impalcato.

Le sfide da superare: geologiche e atmosferiche

La costruzione del ponte sullo Stretto di Messina presenta rischi sismici notevoli, poiché non esiste ancora una struttura che abbia dimostrato la sua robustezza in caso di terremoti violenti. Inoltre, la zona dello Stretto è una nota zona di estensione geologica: Sicilia e Calabria si allontanano lentamente l’una dall’altra ogni anno di qualche millimetro.

Ciò significa che il ponte deve essere progettato per assecondare questi movimenti nel tempo. Inoltre, le grandi lunghezze di campata lo rendono suscettibile ai forti effetti del vento. Nel progetto attuale, è stata proposta una particolare forma della sezione di impalcato, chiamata “cassone aerodinamico”, che permette al vento di passare attraverso la struttura senza causare grandi azioni su di essa, stabilizzandola anzi.

L’impatto economico del ponte

Il Ponte sullo Stretto di Messina, il cui costo complessivo, secondo il progetto attuale, è stimato in 7,1 miliardi di euro, rappresenterà un’importante opportunità di rilancio economico e di incasso per le casse dello Stato.  I costi dell’opera, composti da 2,9 miliardi necessari per la costruzione del ponte,  3,1 miliardi per le opere di accesso lato Calabria e Sicilia e  1,1 miliardi per le opere accessorie di miglioramento della viabilità,  verranno coperti  attraverso la defiscalizzazione (Ires, Irap e Iva) per un valore di 5,3 miliardi di euro e con l’accesso a fondi come il fondo Ten-T europeo per il corridoio Mediterraneo-Scandinavo.

Secondo le stime fatte nel 2005 dal Gruppo Webuild, il Ponte sullo Stretto di Messina sarebbe in grado di creare opportunità di lavoro per 118.000 persone generando, solo durante le fasi di costruzione, 8 miliardi di euro entrate erariali per lo Stato.

Gli effetti sull’ambiente

L’impatto ambientale del ponte sullo Stretto di Messina è stato uno dei principali punti di discussione durante la progettazione e la valutazione dell’opera. Il ponte, infatti, attraversa uno dei tratti di mare più profondi del Mediterraneo e, pertanto, potrebbe avere un impatto significativo sulla fauna marina e sull’ecosistema marino.

Uno dei principali punti di preoccupazione è l’impatto sulla fauna ittica. Durante la costruzione del ponte, si prevede che verranno impiegati enormi quantitativi di cemento e acciaio, che potrebbero alterare il fondale marino e interferire con le specie marine presenti nell’area. Inoltre, il ponte potrebbe impedire il passaggio di alcune specie di pesci durante la loro migrazione stagionale.

Per questo motivo Legambiente ha presentato un documento in cui indica quattro interventi da mettere in atto che prevedono l’abbandono del progetto della realizzazione del ponte per rilanciare gli investimenti in collegamenti terrestri e marittimi, lo sviluppo dei collegamenti tra Palermo, Catania e Roma con i treni ad alta velocità, il potenziamento del trasporto via mare lungo lo Stretto e, infine, l’investimento nei trasporti pubblici locali e regionali.

Secondo gli ambientalisti, queste misure permetterebbero di garantire una mobilità sostenibile e di risparmiare le risorse destinate al ponte, che presenta molti rischi e incertezze.

 

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Giovanni Binda

Giovanni Binda

Giovanni Binda, aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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