L’economia legata agli oceani ricopre un ruolo fondamentale per creare occupazione e benessere economico, ma occorre salvaguardarla per poter contrastare i cambiamenti climatici. Il termine utilizzato per spiegare questo tipo di economia “del mare” è blue economy. 

L’economia blu è una branca della green economy: se quest’ultima si concentra nell’ambito dell’energia e dei trasporti e sull’agricoltura e la selvicoltura, la blue economy punta sulla sostenibilità delle risorse marine, costiere e ittiche. La blue economy  pone l’obiettivo di azzerare le emissioni dannose per il nostro pianeta impiegando materie già presenti nell’ambiente per ricavarne un guadagno sia in termini ambientali sia economici.

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L’evento internazionale che si è concluso pochi giorni fa sulla blue economy è SEALOGY, manifestazione volta a promuovere e valorizzare l’ambiente marino, introdurre innovazioni e diffondere buone pratiche comportamentali, nel rispetto dell’ecosistema marino e dello sviluppo sostenibile.

Che cosa si intende per blue economy?

L’introduzione del termine blue economy risale al 2010 ad opera dell’economista belga Gunter Pauli.  Compare per la prima volta all’interno del suo saggio “Blue economy: 10 anni, 100 innovazioni, 100 milioni di posti di lavoro“. In questo libro, l’economista teorizza una nuova forma di economia sostenibile simile alla green economy ma differente, in quanto la blue economy si fonda sull’imitazione dei sistemi naturali che riusano continuamente le risorse a emissioni zero.

La blue economy è un modello di business sostenibile, in grado di creare un impatto positivo e di lungo termine sulla salute dei nostri oceani. Essa comprende tutte le attività economiche che hanno a che fare con le coste, i fondali, il mare e gli oceani come ad esempio la pesca e il trasporto marittimo, con l’obiettivo di trasformale.

L’economia blu propone nuove soluzioni per le attività legate agli oceani: la pesca, l’acquacoltura, l’industria della trasformazione alimentare, la cantieristica, il turismo costiero e le attività estrattive.

Il cardine della blue economy è l’innovazione tecnologica e il riutilizzo delle risorse presenti che avviene attraverso lo sviluppo di principi fisici come la biomimesi che si fonda sullo studio del funzionamento della natura. Lo spreco non esiste e tutto viene riutilizzato in un processo che trasforma i rifiuti in materie prime.

L’interesse della blue economy è a livello globale

Lo scorso 18 novembre, si è conclusa a Ferrara SEALOGY, l’appuntamento fieristico internazionale dedicato all’universo mare e alle sue risorse. A questa edizione hanno partecipato oltre 15 Paesi per seminari tecnici, laboratori a tema marittimo e plenarie.

Uno dei temi principali del convegno ha riguardato le future opportunità di finanziamento legate agli affari marittimi. Durante l’evento si è discusso su come ottenere fiondi ed è stata illustrata una rassegna dettagliata delle principali opportunità di finanziamento per la pesca, l’energia e i trasporti.

Andrea Gallo, editore di Fasi.biz, portale dedicato alla divulgazione di bandi e strategie di supporto agli investimenti, ha messo a disposizione delle aziende presenti a SEALOGY le proprie competenze con l’obiettivo di valorizzare e supportare le realtà che oggi definiscono la blue economy.

Blue economy: un futuro sostenibile per il mondo marino

La blue economy comprende anche la tutela dell’ecosistema marino

Secondo Gallo “SEALOGY è stata l’occasione per illustrare i principali fondi europei inerenti il settore della blue economy e per dialogare direttamente con i principali stakeholder che definiscono il comparto”.

Alla plenaria è intervenuto anche Alessandro Panaro, Responsabile Maritime & Energy di SRM e membro del Comitato Scientifico di SOS-LOGistica, che ha affermato come “le infrastrutture portuali e marittime ricoprono un ruolo essenziale nel futuro sostenibile del settore, che deve necessariamente essere ottimizzato in termini ecologici in vista di uno peso sempre maggiore dello stesso nel nostro sistema economico”.

La blue economy in Italia

L’Italia è una delle quattro economie blu d’Europa, insieme a Francia, Germania e Spagna. Riveste un ruolo economico e occupazionale di importanza fondamentale: nel Belpaese sono presenti 225mila attività imprenditoriali nel settore, che rappresentano il 3,7% delle imprese nazionali. Oltre 920mila persone lavorano per la blue economy, costituendo il 3,7% della forza lavoro totale nazionale.

Il ruolo dell’Italia in Europa, in tema di economia blu, è decisivo.  Lo conferma la nomina avvenuta nel luglio scorso, dell’Italia alla guida dell’iniziativa “A climate neutral, Sustainable and productive Blue Economy Parternship (SBEP)“. SBEP è uno dei 49 partenariati che la Commissione europea ha fondato nell’ambito di Horizon Europe, il 9° Programma quadro per la ricerca e l’innovazione.

Lo scopo dell’iniziativa è quello di riunire gli obiettivi regionali, nazionali e comunitarie in materia di ricerca e innovazione e per riunire governo, industria e società per garantire conoscenze e soluzioni per rendere sostenibili le imprese prioritarie.

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Elisabetta Majocchi

Elisabetta Majocchi

Elisabetta Majocchi, laureata in Informazione ed Editoria ho collaborato con testate scrivendo di cultura, costume e società. Appassionata di attualità, politica e sostenibilità, oggi scrivo per BuoneNotizie.it grazie al Laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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