Nell’immaginario collettivo e per i principali media esiste un solo progetto ufficiale per collegare Sicilia e Calabria attraverso lo stretto di Messina: quello del ponte a una campata. Questa soluzione consiste in un ponte che poggia su due piloni principali, posizionati tra Ganzirri e Punta Pezzo, mentre la strada rimane sospesa nel vuoto sostenuta da cavi d’acciaio.

Un esempio di questa struttura la possiamo trovare in Turchia, sul Bosforo, dove un ponte da una campata lunga 1400 metri unisce l’Europa con l’Asia. Quello di Messina misurerebbe 3300 metri, la più lunga mai costruita. Tuttavia ci sono almeno 3 alternative che sono state valutate dal Ministero delle Infrastrutture quali: il tunnel di Archimede, il ponte a tre campate e il tunnel subalveo.

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Tunnel o ponte di Archimede

Questa soluzione consiste in un tunnel subacqueo ancorato al fondale tramite dei cavi o dei piloni d’acciaio e, a differenza del ponte a una sola campata, sarebbe posizionato tra Concessa e Zona Falcata.

Si chiama ponte di Archimede perché la struttura sfrutta l’omonimo principio della spinta idrostatica, dove un oggetto immerso in un liquido subisce una spinta verso l’alto pari al peso del fluido spostato. Rispetto a un ponte tradizionale questa soluzione ha una grande differenza strutturale, infatti, il peso del tunnel, sommato al peso dei veicoli che passerebbero al suo interno, non graverebbe così tanto sui piloni in quanto ci sarebbe la spinta dell’acqua a sostenerlo. Nel caso dei ponti tradizionali, invece, succede l’opposto con il traffico veicolare che mette sotto sforzo la struttura.

I principali vantaggi di questa soluzione sono il basso impatto visivo e la possibilità di offrire un tragitto più breve. Tuttavia questa struttura non sarebbe esente da rischi: frane marine e correnti potrebbero compromettere la sicurezza e la stabilità del tunnel. Inoltre la presenza di un tunnel nell’acqua potrebbe compromettere o danneggiare gli ecosistemi marini della zona. Il ponte di Archimede è una delle soluzioni che si stanno valutando in Norvegia per due attraversamenti della E39, l’autostrada che collega Trondheim con Kristiansand e prosegue fino a ricongiungersi con la E45, l’asse viario misto che arriva fino a Roma.

Ponte a tre campate

Il ponte a tre campate si chiama così perché, a differenza del ponte sospeso, prevede la suddivisione in tre segmenti detti, appunto, campate le cui fondamenta sono installate sul fondale marino. Uno degli esempi più famosi di questa soluzione è il ponte sullo stretto di Akashi, in Giappone, inaugurato nel 1988. Questo tipo di soluzione, rispetto al ponte a campata unica, garantirebbe una maggiore estensione complessiva, mantenendo la lunghezza della campata massima simile a quelle già realizzate altrove e, quindi, usufruire di esperienze consolidate dal punto di vista di tempi e costi di realizzazione. Di contro, tuttavia andrebbero approfonditi i temi relativi all’impatto dei piloni nell’acqua che potrebbero disturbare la vita sottomarina.

Tunnel subalveo

Alcuni esempi di tunnel subalvei sono l’Eurotunnel sotto il canale della Manica, l’Eurasia tunnel in Turchia e l’Aqua-line in Giappone. Nel caso dello stretto di Messina si tratterebbe di una lunga galleria scavata a 80 metri al di sotto del livello del mare che collegherebbe, come nel caso del ponte di Archimede, le località di Concessa e Zona Falcata.

Nel documento del Ministero dei Trasporti si parla di un’infrastruttura costituita da tunnel lunghi circa 21 chilometri per quello stradale e 45 chilometri per quello ferroviario questo perché, per dover scendere a 80 metri sotto il livello del mare, è necessario, per evitare pendenze troppo ripide, allungare la lunghezza delle gallerie per consentire declivi meno ripidi

 

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Giovanni Binda

Giovanni Binda

Giovanni Binda, aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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