Una Direttiva UE appena approvata ha stabilito che da luglio 2026 nei Consigli di Amministrazione (CdA) dovrà vigere un principio di parità di genere. Spetterà agli Stati Membri stabilire le sanzioni che dovranno essere effettive, dissuasive e proporzionate.

Ci si aspetta che un CdA più bilanciato, oltre che essere più giusto, ottenga anche risultati economici più soddisfacenti.

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Parità di genere nei CdA: un lungo percorso normativo

La proposta per perseguire la parità dei sessi nei ruoli amministrativi ha una lunga storia alle spalle. Le prime iniziative risalgono al 2013, quando era stato depositato un progetto di direttiva europea che andava in questa direzione.

Il Parlamento dell’Unione aveva adottato il testo a larga maggioranza. Il processo si era però arenato al Consiglio dell’Unione Europea. L’organo che rappresenta i Governi degli Stati Membri infatti aveva accantonato la proposta.

Il testo già approvato è stato ripreso in mano lo scorso marzo, quando sono ripresi i negoziati. Dopo quasi 10 anni le trattative si sono concluse positivamente e la Direttiva è pronta per entrare in vigore.

I nuovi obblighi di parità nei CdA

L’obiettivo della Direttiva è incentivare la parità di genere a partire dalla composizione dei Consigli di Amministrazione. Nello specifico, sono prese in considerazione le aziende quotate in Borsa che impieghino almeno 250 dipendenti.

Queste società avranno tempo fino a giugno 2026 per adeguare la composizione dei propri CdA. Nessuno dei due sessi potrà occupare meno del 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi oppure meno del 33% di tutti i posti di amministratore.

Le società dovranno fornire annualmente informazioni sulla rappresentazione di genere nei loro CdA e, se gli obiettivi non sono stati raggiunti, dovranno spiegare come intendono ottenerli.

Nell’ottobre 2021 le donne rappresentavano soltanto il 30,6% dei membri dei consigli di amministrazione e appena l’8,5% dei Presidenti dei Consigli di Amministrazione. Questo avviene nonostante le donne siano mediamente più qualificate: la componente femminile rappresenta circa il 60% dei nuovi laureati dell’Unione Europea ogni anno.

Con la parità di genere nei CdA si ottengono risultati migliori

Perseguire la parità di genere al lavoro, oltre che per ragioni di giustizia ed equità, è opportuno anche per i vantaggi economici che ne conseguono. Il Consiglio dell’Unione Europea ha rilevato come le economie degli Stati Membri che hanno già adottato regole per la parità sul lavoro crescono più rapidamente.

Uno studio del gruppo Sodexo ha evidenziato come un CdA bilanciato tra i sessi permetta di accedere a performance migliori rispetto alla concorrenza. Questi risultati non riguardano solo i profitti e il parco clienti: cresce anche il benessere e la sicurezza sui luoghi di lavoro.

Sodexo: la parità di genere nel CdA migliora i risultati della società

Sodexo: la parità di genere nel CdA migliora i risultati della società

 

La Direttiva UE dovrà essere recepita dagli Stati Membri, ai quali spetta la decisione sulle sanzioni per le aziende inadempienti. L’Italia ha da poco introdotto alcune norme sulla parità salariale. Ora dovrà arricchire la normativa con questi nuovi obblighi; per farlo, avrà due anni di tempo.

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Giovanni Pigozzo

Giovanni Pigozzo

Nei modi più vari mi sono sempre occupato di quel che succede nel mondo del Lavoro. Analizzo come è fatta e come evolve l'attività umana che più di tutte occupa le nostre giornate. Aspirante giornalista pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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