I trafficanti di esseri umani ritengono che il trasporto di migranti verso le coste europee sia un business redditizio e non esitano ad ammassarli su barconi malandati, esponendoli al rischio di annegare, come avvenuto lo scorso 14 giugno nel Mar Egeo, con oltre 80 cadaveri recuperati e circa 600 dispersi. Dalla Libia erano partite oltre 750 persone, ma l’imbarcazione è affondata a 50 miglia da Pylos, dove alla Grecia competono le operazioni SAR (Search and Rescue).

Le principali vittime del traffico sono i giovani, le donne e i bambini, che lasciano i Paesi di origine per fuggire da situazioni difficili. Proprio come i naufraghi del Mar Egeo, che ha inghiottito per sempre negli abissi i loro progetti di una vita migliore.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Migliaia di morti causati dal business dei viaggi della speranza

Il progetto Missing Migrants dell’OIM (Organization International for Migration) monitora morti e dispersi nel Mediterraneo. Dal 2014, i viaggi della speranza gestiti dalle organizzazioni criminali hanno mietuto oltre 27.500 vittime, di cui circa 1.800 quest’anno. Sono persone partite dai loro Paesi per fuggire da persecuzioni, dalla povertà o da condizioni climatiche e ambientali estreme, ma anche per raggiungere familiari presenti in Europa.

Ylva Johansson, commissaria UE per gli Affari Interni, nel definire il naufragio al largo di Pylos una grande tragedia, ha aggiunto: I trafficanti che mettono persone su queste barche non le stanno mandando verso l’Europa, ma verso la morte. E’ necessario impedirlo”. Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha puntualizzato: “Non è un problema greco, ma europeo. E’ il momento che l’Europa, in modo solidale, definisca una politica migratoria efficace affinché ciò non si ripeta più”.

La cooperazione per contrastare i trafficanti e le morti in mare

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ritiene che la cooperazione con gli Stati membri e Paesi terzi sarà la chiave per evitare simili tragedie. Infatti, la Commissione ha gettato le basi per riformare il sistema dell’asilo, prevedendo un meccanismo di solidarietà per gli Stati esposti ai flussi migratori.

Pertanto, tutti i Paesi membri dovranno offrire almeno 30.000 ricollocazioni all’anno, che riguarderanno i richiedenti asilo, ma potranno comprendere anche migranti economici da rimpatriare.

Inoltre, lo Stato che soccorre migranti in operazioni SAR ne avrà la responsabilità per soli 12 mesi e non permanentemente, come invece avviene attualmente. Decorso tale termine, la gestione del migrante passerà al Paese nel cui territorio egli si troverà.

Infine, anche per contrastare meglio condotte illegali connesse alle dinamiche migratorie, ogni Stato membro potrà definire accordi di cooperazione con Paesi terzi ritenuti sicuri.

I modelli di cooperazione già adottati

L’andamento dei flussi migratori sulle coste italiane è stato, nel tempo, condizionato da più di fattori. Quest’anno, dal 1° gennaio al 20 giugno, risultano sbarcate 57.743 persone (rispettivamente 24.724 e 19.118 negli analoghi periodi del 2022 e 2021).

Una drastica riduzione delle partenze e, quindi, delle morti in mare si è registrata dopo il “Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione”, sottoscritto da Italia e Libia il 30 agosto 2008. Le parti non hanno limitato il campo d’azione alla lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata e all’immigrazione clandestina, ma l’hanno esteso ad altri settori, cooperando anche in ambito culturale, scientifico, economico, industriale, energetico, della difesa, nonché della non proliferazione e disarmo. I risultati si evincono dalle persone sbarcate, passate dalle 36.951 nel 2008 alle appena 4.406 nel 2010.

Stessa situazione si è avuta dopo il Memorandum d’intesa siglato tra Roma e Tripoli il 2 febbraio 2017, mirato anche all’attuazione di progetti di sviluppo in Libia e in altri Paesi africani. Infatti, dai 181.436 migranti sbarcati nel 2016 si è passati agli appena 23.370 nel 2018, di cui 12.977 giunti con natanti salpati dalle coste libiche.

La Libia tuttora è accusata di non rispettare i diritti umani. Infatti, una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite ha affermato che, negli ultimi anni, le autorità libiche sono state responsabili di trattamenti inumani verso i migranti.

La strategia per ridurre le morti in mare

Con il Piano Mattei, l’Italia sta sviluppando relazioni con i Paesi del bacino del Mediterraneo per sostenerne lo sviluppo economico, come accaduto per la Tunisia. Anche con altri Paesi terzi fervono le iniziative di cooperazione, da concludere con la sottoscrizione di accordi strutturati, in particolare, per favorire l’accesso al lavoro e, nel contempo, facilitare i rimpatri.

Il format della cooperazione prevede che il migrante, prima di partire dal suo Paese, segua un percorso formativo finalizzato a facilitarne l’inclusione in Italia. Parallelamente, l’accordo impegna lo Stato che l’ha sottoscritto a riprendersi i propri connazionali che, in Italia, commettono reati o soggiornano illegalmente.

Il business dei trafficanti. Contrastare le morti in mare e il traffico di migranti con la cooperazione tra Stati. Formazione lavorativa del migrante.

Formazione lavorativa del migrante (foto di Monica Melton da Unsplash)

Francesco Lollobrigida, Ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare, ha ribadito l’orientamento all’omologo del Bangladesh durante un recente bilaterale: “L’immigrazione legale deve essere dignitosa, sostenuta da processi di formazione. L’immigrazione illegale porta degenerazioni e va contrastata”.  Altri Paesi, come Spagna e Gran Bretagna, adottano strategie simili. Sarà fondamentale mantenere elevato l’interesse dei Paesi terzi, affinché assicurino la cooperazione necessaria a contrastare le morti in mare e i trafficanti.

 

Condividi su:
Paolo Maria Pomponio

Paolo Maria Pomponio

Laureato in giurisprudenza, con Master in "Sicurezza, coordinamento interforze e cooperazione internazionale" e in "Comunicazione e media", ho lavorato nel privato e nel pubblico. Appassionato di calcio, che ho praticato, tendo all’ascolto e a un approccio alle cose con una visione d’insieme.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici