“Guidiamo usando la testa” è un progetto rivolto agli studenti delle scuole medie superiori italiane, finalizzato a farli riflettere sui rischi che corrono su strada. I ragazzi, anche leggendo articoli pubblicati sui quotidiani o reperibili online, approfondiscono cause e conseguenze degli incidenti.

Così gli studenti, usando la testa, sviluppano un pensiero critico, convincendosi che l’osservanza delle regole mentre si guida o passeggia aiuta a evitare situazioni pericolose. Il progetto, che prevede pure la partecipazione a webinar, consente ai ragazzi d’interagire con esperti per approfondire l’articolato tema della mobilità.

Luigi Altamura è uno degli specialisti con cui gli studenti hanno dialogato su autovelox, zone 30 e altro. Altamura comanda la Polizia locale di Verona ed è il referente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) per la sicurezza stradale. Anche noi di BuoneNotizie.it abbiamo parlato con lui, come racconteremo.

Usando la testa, alleniamo il pensiero critico mentre guidiamo

Il pensiero critico, che ha nel pedagogo americano Robert Hugh Ennis uno dei più autorevoli esponenti, consiste nel pensiero razionale e riflessivo, focalizzato a decidere cosa pensare o fare e, soprattutto, perché. Esprime la capacità di mettere in discussione la realtà circostante, riflettendo su quanto leggiamo e ascoltiamo, a prescindere dal “sentito dire”.

Guidiamo usando la testa. Ragazze che consultano libri (JPG).

Guidiamo usando la testa. Il pensiero critico ci fa riflettere su quanto leggiamo e ascoltiamo (foto di Alexis Brown da Unsplash).

Usando la nostra testa, pertanto, aiutiamo il nostro pensiero critico a mantenersi in allenamento, con inevitabili vantaggi anche mentre guidiamo. Le nostre condotte, infatti, saranno il frutto di scelte meditate, perché agiremo con la consapevolezza di ciò che potrebbe accadere sulla strada.

Lo sviluppo del pensiero critico è uno dei mantra dell’Osservatorio Permanente Giovani Editori (OPGE), ideatore del progetto “Guidiamo usando la testa”, incentrato proprio sull’approccio critico al tema della sicurezza stradale. I ragazzi possono, così, comprendere perché avvengono i sinistri, acquisendo consapevolezza sulle conseguenze cui vanno incontro coloro che infrangono le regole, nonché sugli effetti patiti dai familiari.

L’OPGE, infatti, investe sulla formazione e sull’educazione civica dei giovani, per renderli padroni delle loro scelte. Ai ragazzi vengono forniti gli strumenti culturali e le risorse che ne supportano la capacità di ragionamento. Gli studenti, in questo modo, potranno elaborare un pensiero autonomo rispetto ai condizionamenti ambientali e, nel contempo, saranno in grado di motivarlo.

L’educazione stradale per comprendere i pericoli

“I pericoli sono molti: spesso i ragazzi attraversano col rosso o vanno in due sul monopattino, girando video mentre guidano”. L’ammonimento del Comandante Altamura è netto: “Sono condotte gravi. Ci si rende conto della loro portata solo dopo l’incidente”, evidenziando così che possiamo ridurre i pericoli della strada se guidiamo usando la testa. “Ricordo ai ragazzi che pedoni, ciclisti, monopattinisti e motociclisti sono utenti vulnerabili. Questi sono esposti a maggiori rischi per i propri comportamenti, ma soprattutto per quelli altrui”.

Non basta, tuttavia, attivare il pensiero critico e guidare usando la testa. Altamura, infatti, ha rimarcato l’importanza di “avere sulle strade veicoli moderni. Se autocarri e bus fossero dotati di sensori laterali si eviterebbe d’investire pedoni e ciclisti”. Sulla tecnologia l’esperto ha precisato altri aspetti: ” Gli autovelox salvano vite umane, qualora usati in modo intelligente e legittimo. Il loro fine, pertanto, non è quello di fare cassa. Anche le zone 30 sono utili. A Bologna sono state ampliate le aree dove è vietato oltrepassare i 30 km/h, permettendo così di ridurre incidenti e morti causati dall’eccessiva velocità”.

Abbiamo chiesto, infine, al Comandante Altamura di lanciare un messaggio sull’educazione stradale. La sua risposta è stata lapidaria: “La cultura della sicurezza non passa solo attraverso la repressione: occorre confrontarsi con giovani e persone più mature. A Verona lo facciamo da oltre 40 anni, evidenziando che tutti abbiamo un sensore molto potente: il cervello. Su strada lo dobbiamo usare, perché anche quando camminiamo ci esponiamo a pericoli, spesso inaspettati”. Un’esplicita esortazione a ragionare di più e sempre.

Dipende da tutti noi, quindi, rendere più sicure le strade: se guidiamo usando la testa avremo fatto il primo passo. Quello più importante!

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Paolo Maria Pomponio

Laureato in giurisprudenza, con Master in "Sicurezza, coordinamento interforze e cooperazione internazionale" e in "Comunicazione e media", ho lavorato nel privato e nel pubblico. Appassionato di calcio, che ho praticato, tendo all’ascolto e a un approccio alle cose con una visione d’insieme.

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