Sapere è potere. E ciò è ancora più vero se facciamo caso a quale specie vivente apparteniamo: l’Homo sapiens sapiens. L’Uomo che sa, che conosce. E, grazie a questo, progredisce, va avanti e aumenta la sua qualità della vita. Attraverso la conoscenza e l’informazione, cerca di mettere ordine all’entropia, conoscendo così tanto il mondo quanto sé stesso. Come dice un altro adagio, il sapere s’accresce solo se è condiviso. E questa condivisione avviene attraverso il linguaggio e l’insegnamento de visu. Tutta questa conoscenza, poi, viene condivisa e, così, incrementata tramite l’utilizzo delle più varie tecnologie: dalla scrittura, alla stampa fino ad arrivare ai dispositivi elettronici e, perciò, Internet. È tutto davvero così scontato?

Conoscenza consapevole

Quel che ci permette di incrementare la nostra conoscenza è il poter capire chi siamo, scoprire le nostre origini e il funzionamento del mondo. Ciò che ci caratterizza e ci accomuna è il fatto di essere una specie dotata di intelligenza. Il che ci permette di essere consapevoli di un gran numero di informazioni, dall’infinitamente piccolo come la composizione della cellula, per passare poi a un livello di conoscenza a misura d’uomo, come la storia del posto in cui si vive e la conoscenza dei differenti tipi di culture che arricchiscono il mondo; per arrivare, poi, all’infinitamente grande come la conoscenza dell’immensità dello Spazio.

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In un primo momento il sapere veniva trasmesso solo in forma orale e, al limite, anche ricorrendo all’apprendistato. Il compito di trasmetterlo e di insegnarlo spettava alla scuola. Il cui obiettivo era quello di far apprendere idee tanto concrete quanto spirituali e patriottiche. La scuola, inizialmente, non era aperta a tutti, ma solo a una ristretta élite. E lì rischiava di rimanere confinato il sapere. Fino a quando non ha fatto il suo ingresso il progresso.

L’origine del progresso

Già, ma da quando abbiamo a disposizione una conoscenza così amplia? È presto detto: tutto ciò ha avuto origine dall’Età dei Lumi, altrimenti detta Illuminismo. È proprio grazie a questa corrente di pensiero che è possibile incrementare il saper fare, oltre al teorico sapere. E permettere alla scuola di sedersi tra le file delle istituzioni fondamentali della società, insieme allo Stato e alla famiglia. La conoscenza, poi, ha acquisito una così grande importanza da esser resa fondamentale e obbligatoria, oltre che diventare uno tra i diritti umani fondamentali dell’Uomo definiti proprio dall’ONU.

Cosa non da poco, soprattutto se si pensa che non è sempre stato così. Per renderci meglio conto di ciò non bisogna dimenticare che prima dell’Illuminismo tutti i Paesi del mondo si trovavano in condizioni a dir poco precarie. Poi i tutti i Paesi hanno iniziato a sollevarsi dalla precarietà in cui vivevano. Continuando così, potremo arrivare a un momento molto prossimo in cui tutto il mondo potrà godere degli stessi benefici della conoscenza e del sapere.

Per capire il ruolo fondamentale dell’Età dei Lumi nel progresso e nella diffusione della conoscenza, prendiamo in considerazione l’alfabetizzazione. Prima del 1789 a saper leggere e scrivere era solo una ristretta cerchia di persone, la più ricca, come facilmente si può immaginare. Ma, da quella data in poi le cose sono cambiate. Sono migliorate. Fino ad arrivare ad oggi in cui i benefici del progresso originato dall’Illuminismo stanno per diventare universali: infatti, se nel 1820 era l’80% della popolazione del mondo a non essere istruita, attualmente la percentuale di persone alfabetizzate si aggira all’83%; la restante parte (il 17%) non istruita è costituita da persone anziane e dai 50 anni in su.

L’istruzione orientale

Tra le persone non istruite vanno annoverate anche coloro che purtroppo vivono in un contesto di guerra, come il Sud Sudan e l’Afghanistan. A proposito di quest’ultimo Paese, c’è da dire che anche qui si scorgono alcuni miglioramenti nel livello di scolarizzazione. Nel 2011 il livello di istruzione era pari allo 0,52%. Ben lontano dalla soglia del lontanamente accettabile. Ma è proprio in questo Paese e in quelle terribili condizioni in cui si trovava che è accaduto un qualcosa di sorprendente. Undici anni fa e precisamente nel 2009 Malala Yousafzai, appena dodicenne, ha iniziato a sostenere il diritto all’istruzione anche per le donne. Un atto di coraggio davvero straordinario.

Tre anni dopo, però, è stata sparata da un talebano proprio su un autobus che la portava alla sua scuola. Fortunatamente è riuscita a sopravvivere diventando la più giovane a ricevere l’ambitissimo premio Nobel per la Pace. Durante questi anni il livello di alfabetizzazione è aumentato, passando dallo 0,52% all’1,04%. Certo, queste cifre sono ancora lontane dal poter essere definite sufficienti. Ma sono il segno che, anche in un contesto di una tristezza immensa qual è quello di guerra, qualcosa si muove verso il progresso.

Comunque sia, andando di questo passo e guidati dal progresso la percentuale di persone non istruite nel mondo diventerà pari a zero.

Il ruolo dell’istruzione nel progresso

L’istruzione ha portato con sé una serie innumerevole di vantaggi, non ultimo quello di aver contribuito ad arginare il triste fenomeno dell’ignoranza. Grazie ad essa abbiamo potuto migliorare la qualità della vita: questo è accaduto perché le conoscenze relative all’igiene e all’alimentazione hanno avuto degli effetti positivi e benefici a livello salutare, tanto da permetterci di vivere di più. Non male!

Così come non è niente male il fatto che abbiamo avuto la possibilità di essere più ricchi che in passato, grazie alle conoscenze tanto in ambito linguistico quanto in quello matematico e scientifico. La conoscenza e l’istruzione sono diventate così tanto importanti che i posti di lavoro più ambiti sono quelli in cui la conoscenza tecnica è praticamente fondamentale.

Insomma, l’istruzione ha il grande e indubbio merito di aver reso i vari Stati del mondo ricchi, anzi, molto più ricchi di tutti quei Paesi che non la annoveravano tra le loro priorità. A patto, però, che la stessa istruzione sia laica,  dato che nei casi in cui fosse gestita dalla Chiesa renderebbe un Paese molto povero. Almeno, questo è quanto è accaduto nella Spagna del XX secolo (che si trovava in una situazione di rallentamento dell’economia, in quanto l’istruzione era gestita dalla Chiesa cattolica) e quanto accade tutt’ora in alcuni Paesi arabi, arretrati economicamente per questa intromissione della Chiesa nell’istruzione.

Accanto a questi vantaggi “banali” ce ne sono altri che lo sono meno, come il fatto che investire in istruzione permette di rendere più democratico uno Stato, oltre che più pacifico. E si crea, così, un circolo virtuoso per cui un Paese più è istruito, più è ricco e democratico.

I vantaggi del sapere non finiscono qui

È proprio grazie all’istruzione che abbiamo una mente più aperta che ci permette di cogliere le differenze tra le varie culture come una ricchezza e non un elemento di scherno. Senza trascurare il fatto che, grazie ad essa, riusciamo definitivamente ad accantonare superstizioni, tanto prive di fondamento quanto rischiose. Essendo istruiti, possiamo aprire gli occhi e renderci conto che tutti coloro i quali si sono presentati come dei leader seducenti in realtà hanno causato solo danni al proprio Paese. Insomma, con la conoscenza possiamo capire come sia del tutto inutile e deleterio essere assoggettati al potere assoluto, di un re o di un dittatore che sia.

Cosa di non poca importanza (anzi, tutt’altro!) possiamo renderci conto che la guerra non si combatte con altra guerra, perché ci sono moltissimi altri modi pacifici per mettervi fine. Sempre grazie alla conoscenza e al sapere, possiamo imparare un modo di essere prima ancora di fare: cioè l’umiltà, che ci permette di identificare i limiti del nostro pensare e ci mostra, invece, quanto possiamo arricchirci interiormente dal colloquio con l’Altro.

Essendo più istruiti siamo anche più “illuminati”, perché tendiamo ad essere molto meno discriminatori e autoritari nei confronti degli altri; tendiamo a utilizzare molto di più l’immaginazione e ad essere più aperti nei confronti degli altri. Possiamo anche avere molte più probabilità di esprimere un voto alle elezioni perché riusciamo con consapevolezza a farci delle opinioni politiche. E possiamo fidarci anche l’un dell’altro, senza temere di essere raggirati.

Un po’ di numeri dall’istruzione

Grazie al progresso, nel corso del tempo gli anni dedicati all’istruzione sono aumentati sempre di più, determinando così un aumento progressivo del sapere. Per capirlo, diamo uno sguardo ai numeri, prendendo come esempio gli USA. Un secolo fa, nel 1920, erano molto pochi gli adolescenti americani di età compresa tra i 14 e i 17 anni a frequentare il liceo (28%).

Nel 2011, invece, la situazione si è quasi capovolta, dal momento che ben l’80% degli studenti non solo ha frequentato le superiori ma è riuscito anche a diplomarsi. Discorso simile per l’Università: se nel 1940 solo pochissimi studenti (5% di tutti gli americani) riuscivano a laurearsi, nel 2015 quasi il 33% possedeva una laurea. Secondo molte stime, ampliando questi discorsi a livello mondiale e proseguendo di questo passo, verso la fine del 2100 quasi tutte le persone del mondo (il 90%) riusciranno ad avere conoscenze di livello superiore e il 40% di livello universitario.

Anche le donne possono ricevere l’istruzione: ed era pure ora!

Come abbiamo già detto, l’istruzione inizialmente non era per tutti. All’inizio era solo riservata all’élite, e poi estesa a tutti… I soli uomini, però. Già, perché alle donne non era per nulla consentito essere istruite. E questa era una delle forme più vergognose di discriminazione: quella sessuale. Le donne erano relegate a occuparsi della famiglia e, di conseguenza, non potevano accedere alla conoscenza e, perciò, all’istruzione. Grazie all’introduzione della radio e ai relativi quiz di conoscenza qui trasmessi le donne avevano la possibilità di imparare qualcosa.

Sembra strano far caso a questo al giorno d’oggi, ma sono occorsi addirittura secoli (secoli!) prima che l’istruzione fosse concessa anche alle donne e che questo tipo di discriminazione risultasse in diminuzione. Ed è stato necessario tutto questo tempo per capire che le donne sono la metà della popolazione che abita il mondo e che quanto più sono istruite, sono più sane e più produttive. Il che ha dei risvolti analoghi per gli Stati in cui vivono.

Ma, fortunatamente, questo gap di istruzione tra donne e uomini si è praticamente annullato nel 2014, permettendo così di centrare con un anno di anticipo l’Obiettivo di sviluppo del millennio (relativo all’anno 2015) stabilito dall’ONU, che prevedeva di rendere fruibile l’istruzione – da quella primaria a quella liceale – per un ugual numero di donne e di uomini.

L’istruzione, il sapere e il benessere sono collegati a livello mondiale

Tutto quanto di cui abbiamo parlato fino ad ora è collegato all’aumento del benessere a livello globale. Se è pur vero che non tutti i Paesi del mondo hanno raggiunto gli stessi livelli di benessere, c’è da dire che a livello mondiale rispetto al passato la situazione è decisamente cambiata in meglio: basti pensare a tutti quei Paesi che un tempo erano molto poveri e che, sempre rispetto al loro passato, sono diventati più ricchi.

Infine, al di là della ricchezza, a essere migliorate sono anche la salute, l’aspettativa di vita e la conoscenza stessa. E ciò spesso anche in maniera indipendente dal livello di ricchezza che un Paese ha.

Insomma, conviene a tutti gli Stati del mondo mettere in atto tutta una serie di politiche che mirino ad incrementare la conoscenza: in questo modo un Paese potrà governare in maniera migliore e diventare più ricco. In poche parole, renderebbe ciascun Paese molto più felice di quel che è. A patto di continuare a sostenere il progresso destinando il denaro pubblico tanto in ambito educativo, quanto alimentare e sanitario. Ci guadagnerà ciascuno Stato, ci guadagneremo tutti. Nessuno escluso!

 

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Dario Portaccio

Dario Portaccio

Laureato in Informazione, Editoria e Giornalismo, oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al percorso di formazione biennale dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, con cui sono diventato giornalista pubblicista.

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