Per la prima volta l’evasione fiscale in Italia è scesa sotto la soglia di cento miliardi di euro stando ai dati Istat relativi al 2019. Nello specifico 86,5 miliardi è il valore delle imposte evase (come IRPEF, IVA, IRES e IRAP), mentre 12,7 miliardi quello relativo ai contributi non pagati che servono a finanziare le prestazioni assistenziali e le persone. Il dato è in miglioramento, si parla del 3 per cento in meno rispetto all’anno precedente in linea con un trend positivo che dura dal 2014.

Le cause dell’evasione fiscale in Italia

Innanzi tutto è bene sapere che, nel linguaggio comune, con il termine “evasione” si fa riferimento a comportamenti connessi, ma concettualmente diversi che è bene distinguere. L’elusione, ad esempio, si distingue dall’evasione fiscale perché non costituisce un vero e proprio reato. Il termine descrive quella serie di azioni messe in atto furbescamente che sfruttano eventuali incongruenze o falle delle leggi fiscali, come ad esempio suddividere il reddito tra più persone, e che recentemente è stato catalogato dalla giurisprudenza come “abuso di diritto”. L’erosione, invece, fa riferimento a veri e propri difetti di impostazione della normativa, la cui responsabilità diretta non è attribuibile al contribuente che comunque ne beneficia.

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Tra le cause dell’evasione fiscale in Italia sicuramente bisogna fare riferimento ai comportamenti amorali dei cittadini, che preferiscono incorrere nel rischio di essere scoperti piuttosto che affrontare gli oneri dei tributi. Tale scelta può essere anche guidata dalla presenza di una pressione fiscale troppo alta. Per quanto riguarda l’Italia, la rilevante presenza di imprese di piccole dimensioni e di lavoratori autonomi rende più difficile il controllo da parte dell’amministrazione centrale. Un’altra causa è la complessità delle norme fiscali, che finisce con il favorire i comportamenti elusivi, offuscando la logica di giustizia dell’intero sistema tributario.

Irpef e IVA le tasse più evase

Ad oggi sono stati fatti dei passi avanti grazie ad alcune misure introdotte dai governi. Lo split payment, misura introdotta dalla Legge di Stabilità del 2015, prevede che il versamento dell’IVA allo Stato sia effettuato direttamente dal cliente e non dal venditore. Invece, la fatturazione elettronica, introdotta nella legge di bilancio per il 2018, ha aumentato il gettito fiscale nelle casse dello Stato. Anche le nuove applicazioni basate su soluzioni di tipo informatico come il sistema VERA – e sull’interoperabilità delle banche stanno contribuendo a migliorare i sistemi di monitoraggio della situazione fiscale per contrastare l’evasione fiscale in Italia.

Le principali imposte nel nostro sistema tributario restano l’IRPEF e l’IVA. La prima è un’imposta progressiva sul reddito delle persone fisiche per redistribuire e attenuare le disuguaglianze legate alla propria situazione reddituale. Quando il reddito deriva dal lavoro autonomo e di impresa, è il contribuente stesso a doverlo dichiarare ed è a questo livello che si può insinuare il tarlo dell’evasione fiscale. L’IVA, cioè l’Imposta sul Valore Aggiunto, è un’imposta indiretta che riguarda gli scambi di beni e servizi. In questo, l’evasione fiscale in Italia è causata al fatto che, non pagando l’imposta, i ricavi di un’attività economica non sono tracciabili, e quindi non è possibile risalire all’ammontare del reddito tassabile, ragion per cui si ricorre spesso al pagamento in nero, cioè non tracciabile.

IRPEF e IVA sono di fatto le imposte più evase, nel primo caso si rileva una propensione all’evasione del 69,2%, nel secondo del 20%. Complessivamente, l’IRPEF da lavoro autonomo e l’IVA compongono l’81 per cento dell’evasione fiscale corrispondenti al 3,3% del PIL. Da un lato la tecnologia, dall’altro un maggiore impegno politico, possono contribuire ad arginare questa pratica così diffusa, così come previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

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Giacomo Capodivento

Giacomo Capodivento

Insegno religione dal 2012. Laureato in Comunicazione e Marketing e studente in Comunicazione e innovazione digitale. Per me occuparmi di comunicazione è una questione politica. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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