L’articolo 2 del Decreto Legge 11/2023 approvato dal Consiglio dei Ministri il 16 febbraio scorso prevede il blocco della cessione di tutti i bonus fiscali, in particolare quello del Superbonus edilizio, quantificato a fine 2022 in 105 miliardi di euro secondo Confindustria, che reputa questa cifra non ancora definitiva e ipotizza che si possa arrivare anche a quota 120 miliardi. Il Governo ha inoltre specificato nel decreto il divieto assoluto per la Pubblica Amministrazione di acquistare i crediti.

La cessione del credito e il Superbonus edilizio

La cessione del credito è una modalità finanziaria che consente ad un soggetto, detto cedente, di trasferire ad un altro soggetto, il cessionario, il diritto di credito che ha nei confronti di un terzo soggetto, il debitore. In altre parole, il cedente cede il proprio credito a un’altra persona o società, che diventa il nuovo creditore. Il cessionario acquisisce quindi il diritto di esigere il pagamento della somma dal debitore originale.

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Il Decreto legge n.34 del 2020, meglio conosciuto come “Il decreto Rilancio” promosso dal Governo Conte, ha istituito la possibilità di accedere al Superbonus 110% per alcuni interventi in ambito edile. Le attività ammesse sono quelle di recupero patrimonio edilizioefficientamento energetico di edifici preesistenti, implementazione di misure antisismicheriqualificazione di facciate, installazione di impianti fotovoltaici o di colonnine di ricarica elettrica e la sistemazione di barriere architettoniche.

Il Superbonus ha creato alcune criticità

Il committente dei lavori che vuole accedere al Superbonus è tenuto a seguire un iter burocratico per verificare di avere tutti i requisiti disciplinati dalla legge diventare beneficiario dell’iniziativa. Una volta risultato idoneo, il committente matura una detrazione fiscale pari al valore delle attività di ristrutturazione maggiorato del 10%. 

Il committente dei lavori si ritrova così titolare di un credito di imposta che potrà scontare in fattura con la ditta incaricata del cantiere. Questa si accolla l’intera spesa delle lavorazioni e potrà usufruire del credito fiscale per adempiere ai propri debiti tributari oppure potrà optare per la cessione il credito a un soggetto terzo, tra cui ad esempio una banca o un altro istituto finanziario, ricevendo da quest’ultimo la liquidazione del credito.

Dopo due anni di Superbonus edilizio sono state osservate dagli addetti ai lavori, dai beneficiari del credito, dagli istituti finanziari e da diverse organizzazioni operanti nel mondo economico, come l’Eurostat, diverse problematiche relative alla cessione del credito d’imposta. In prima istanza il credito generato dal Superbonus non è stato disciplinato inizialmente in modo da monitorare la grandezza e i beneficiari dei flussi di credito.

Cosa possono fare le imprese per monitorare correttamente i crediti

La convenienza del 110% ha determinato una vera e propria corsa in questo settore che si è affollato di aziende, alcune nuove e senza uno storico fiscale. Inoltre le imprese edili che si sono ritrovate i bilanci pieni di crediti non avevano considerato che le stesse banche necessitano di tempi burocratici per attivare la procedura di acquisto del credito d’imposta. Molti imprenditori denunciano quindi una situazione di difficoltà dovuta dalla non disponibilità di liquidità, necessaria per far fronte al pagamento degli stipendi, dei fornitori e per mantenere l’ordinaria operatività di una azienda.

Marco Granelli, presidente di Confartigianato, ha commentato così la situazione: «Le nostre aziende rischiano di fallire, per risolvere il nodo serve un compratore di ultima istanza». Risulta necessario per le imprese che hanno aderito al meccanismo del Superbonus monitorare lo stato dei crediti fiscali nei loro bilanci: il credito fiscale rappresenta di per sé un valore attivo nello stato patrimoniale aziendale, ma va posta attenzione sulle modalità di liquidazione e sui tempi che questa richiede. La variabile fondamentale che gli imprenditori devono tenere sotto controllo in questo momento particolare è il cash flow o flusso di cassa, elemento chiave nella gestione aziendale che indica il risultato delle variazioni, in positivo e in negativo, sulla liquidità della società.

Ad esempio, se un imprenditore calcola il flusso di cassa mensile della propria impresa, riuscirà in modo puntale a capire se le entrate di ogni mese bastano a coprire le uscite nello stesso periodo. In caso contrario, qualora durante l’anno dovessero esserci dei buchi di liquidità, il management o la proprietà aziendale potranno, grazie alla pianificazione effettuata, far ricorso a capitale aggiuntivo, che potrebbe essere versato dai soci della società o preso in prestito dalle banche. Monitorare il cash flow è il primo passo per trovare una soluzione pratica al problema della liquidità delle aziende. 

Il Superbonus nel bilancio statale

A fianco del disagio delle imprese, è subentrato il problema del deficit per lo Stato italiano. L’impatto del Superbonus per lo Stato si spiega pensando che i bonus fiscali sono un costo pubblico, in quanto rappresentano non una spesa tradizionale ma una minor entrata, ossia le imposte che le imprese avrebbero dovuto versare allo Stato, se non fossero stati attivati gli incentivi. 

Eurostat prima e Istat poi si sono pronunciate sulle modalità di imputazione della posta dei crediti fiscali nel bilancio statale e il criterio consigliato per il conteggio del costo è quello del momento reale in cui sorgono. In altre parole, questo significa che i crediti di imposta devono essere registrati come spesa pubblica per il loro intero ammontare, nel momento del sostenimento della spesa dell’investimento agevolato.

Poiché il lavori di ristrutturazione edile sono stati svolti per la maggior parte tra il 2020 e il 2022, il bilancio italiano del 2023 non dovrebbe essere gravato da ulteriori poste negative e l’Italia dovrebbe poter affrontare gli accordi europei, tra cui l’importante Patto di stabilità, senza la preoccupazione del Superbonus. Inoltre, lo stop del Governo permette di non peggiorare la situazione dei crediti incagliati e di mettere un freno alla cessione fraudolenta di questo delicato sistema di incentivi fiscali.

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Chiara Bastianelli

Chiara Bastianelli

Laurea in Economia e Direzione Aziendale. Project manager in una società di consulenza strategica per le imprese. Appassionata di aziende, finanza e letteratura.

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