Lo scorso maggio il Parlamento italiano ha approvato l’attuazione del ponte sullo stretto di Messina, una delle opere pubbliche di maggiore impatto economico, ambientale e sociale che l’Italia abbia mai conosciuto. Ma il nostro paese ne ha veramente bisogno? Quali sono i progetti d’interesse pubblico che hanno un rapporto costi-benefici rilevante per gli italiani?

Utilità e rilevanza delle opere pubbliche

Nella progettazione di un’opera pubblica entrano in gioco molteplici aspetti: economici, ambientali, sociali e demografici. Le finalità di alto livello possono essere la modernizzazione del paese, la riqualificazione di un’area urbana, la maggiore sostenibilità di un centro abitato, la sua messa in sicurezza o l’incentivazione dell’economia. Perché un’opera pubblica risulti realmente utile e rilevante è bene che il soggetto promotore conosca le priorità del contesto urbano e socio-demografico di riferimento e ne tenga conto in fase di proposta, studio e realizzazione. Qualunque progetto va valutato in termini d’impatto e di relazione costi-benefici.

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Chi deve godere dei benefici di un’opera pubblica?

Potrebbe sembrare banale e provocatorio, ma i benefici di un’opera pubblica dovrebbero risultare tangibili e rilevanti per i cittadini, siano essi soggetti singoli, famiglie, categorie di individui: chiunque si faccia portatore di un interesse condiviso all’interno di una comunità territoriale.

Se il benessere dei cittadini e la vivibilità delle città fossero gli obiettivi primari di qualunque intervento su suolo pubblico, è molto probabile che la lista delle opere in programma nei prossimi anni nel nostro paese sarebbe privata di alcune titolarità ambiziose e altisonanti, come appunto il ponte sullo stretto di Messina.

La protesta di Legambiente contro le opere inutili

È quanto sostengono i giovani di Legambiente, che si sono riuniti a fine maggio nell’Oasi Dunale di Paestum (SA), per la V edizione dello Youth Climate Meeting. Il ponte sullo stretto, i nuovi rigassificatori di Porto Empedocle e Gioia Tauro e la Tav Torino-Lione sono alcune delle 19 opere inutili censite da Legambiente e giudicate negativamente perché rappresenterebbero un ingente sperpero di denaro pubblico e causa di forti rallentamenti verso la transizione ecologica.

“Rinunciare a inutili costose grandi opere è necessario per recuperare risorse economiche per la sicurezza del territorio, per la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico“.

Così interviene Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, che parla anche di priorità ben diverse per l’Italia, come per esempio:

  • la messa in sicurezza delle scuole e degli edifici pubblici;
  • l’adeguamento e il potenziamento del sistema ospedaliero pubblico;
  • il completamento delle infrastrutture idriche (acquedotti, reti fognarie e depuratori);
  • il potenziamento del trasporto ferroviario in tutte le Regioni;
  • la maggior diffusione di impianti destinati alla raccolta differenziata e al riciclo dei rifiuti urbani.

Organizzare al meglio le città per chi le vive quotidianamente

Se escludessimo le ragioni meramente economiche dalle scelte amministrative in tema di opere pubbliche, avremmo la mente più sgombra per pensare a progetti che risultino utili nella vita di tutti i giorni. Stato ed enti locali dovrebbero prendere decisioni e agire soprattutto nell’interesse dei loro primi utenti: bambini, adolescenti, anziani e famiglie in generale.

Basti pensare al sistema scolastico, alla vivibilità e sicurezza degli edifici e delle strade, alle aree di verde urbano, alle infrastrutture ad oggi disponibili per i giovani e lo sport, alla vivibilità dei quartieri, alla percorribilità di marciapiedi e strade affinché risultino sicure e pedonabili anche dagli anziani e dalle persone disabili.

Soffermiamoci un attimo a riflettere sull’invecchiamento della popolazione, un fenomeno ormai ampiamente assodato. All’estero iniziano a diffondersi progetti di edilizia urbana studiati apposta per le persone anziane. Per esempio, le esperienze di cohousing di Kotisatama (Helsinki) o di Ørestad (Copenhagen), il piano di Bilbao come città “age friendly“, il percorso di trasformazione urbana della città di Kashiwa a 30 km da Tokyo. Perché non prendere spunto da esperienze valide di altri paesi? In Italia quello che dovrebbe essere un piano programmatico promosso a livello nazionale e locale, oggi è troppo spesso delegato all’associazionismo, al volontariato e al terzo settore.

Il bilancio partecipativo: un’opportunità da sfruttare in tutti gli enti locali

Ad oggi sono solo una quarantina i comuni che fanno ricorso al bilancio partecipativo per interpellare i cittadini nella gestione della cosa pubblica. Eppure, si tratta di uno strumento che rende concreta e fattiva la partecipazione democratica e la trasparenza amministrativa nella gestione dei conti a vantaggio di opere di pubblica utilità.

Il bilancio partecipativo è facoltativo e non obbligatorio. Rappresenta un’opportunità di dialogo tra amministrazione e cittadini, i quali – in modi e forme diversi – sono chiamati a presentare le proprie proposte d’intervento e a valutare le spese previste nel bilancio dell’ente. Concretamente, se ben organizzato, diventa un importante strumento per raccogliere le priorità vissute sul territorio, condividere le scelte sugli interventi da realizzare o i servizi locali da migliorare o implementare.

Se in Italia si diffondesse maggiormente la pratica politica dell’ascolto sarebbe più facile mettere in ordine le priorità di un territorio. In molti comuni, soprattutto nel meridione, risulterebbero evidenti (e non eludibili) esigenze ben più basiche e strutturali di altre, oggi all’ordine del giorno.

 

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Maria Ciraolo

Maria Ciraolo

Professionista nel mercato della GDO e della farmacia, osservo il mondo con un occhio di riguardo per le dinamiche sociali, economiche e relazionali. Guardo ai fenomeni considerando soprattutto i loro impatti diretti sulla famiglia. Grazie al Laboratorio di Giornalismo Costruttivo sto scoprendo un nuovo modo (possibile) di fare informazione.

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