Il 17 gennaio scorso l’Europarlamento ha detto sì alla proposta di modifica delle attuali norme sulle spedizioni di rifiuti nell’Unione presentata dalla Commissione. Una revisione profonda per imporre più restrizioni agli esportatori, garantire più trasparenza sui Paesi di destinazione dei rifiuti e assicurare una gestione più sostenibile del rifiuto, mantenendo il riciclo e lo smaltimento  nei “verdi” confini europei. Non manca anche un proposito di lotta al traffico illecito dei rifiuti che alimenta un mercato parallelo dalle cifre inestimabili.
Ma quali sono i numeri delle esportazioni europee di rifiuti e in che modo l’UE vorrebbe intervenire?

Traffico dei rifiuti fuori dall’EU: un mercato che cresce

Il traffico dei rifiuti dentro e fuori l’UE ha assunto negli anni numeri record, portando con sé innumerevoli problematiche relative allo smaltimento in diversi Paesi, soprattutto extra-europei, non sempre all’avanguardia nelle tecniche di riciclo. Solo nel 2020, le esportazioni di rifiuti dell’UE verso i paesi terzi hanno raggiunto 32,7 milioni di tonnellate(con un balzo del +75% dal 2004), e hanno rappresentato circa il 16% del commercio globale di rifiuti, secondo le stime  della Commissione a sostegno della Proposta.

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Ma dove viaggiano questi rifiuti? Secondo l’UE restano nei confini europei ben 67 milioni di tonnellate di rifiuti, mentre al di fuori dei confini le 32,7 milioni di tonnellate compiono viaggi più o meno lunghi in base al tipo di rifiuti e alla convenienza economica.

È la Turchia (paese OCSE) la meta di gran lunga preferita dai mercati europei: ha ricevuto rifiuti per 13,7 milioni di tonnellate solo nel 2020. A seguire la lontana India, gigante asiatico dello smaltimento (riceve 2,9 milioni di tonnellate dalla Vecchia Europa), e altre mete meno lontane quali il Regno Unito, Svizzera, Norvegia ma anche e sempre l’Asia con Indonesia e il Pakistan (destinazione sempre più scelta dai paesi europei, riporta l’UE ).

Ma cosa si esporta esattamente? La maggioranza di rifiuti esportati al di fuori dell’UE è costituita da rottami di metalli ferrosi e non ferrosi nonché carta, plastica, tessuto e vetro. Ma viaggiano in direzioni diverse: verso i Paesi OCSE si inviano principalmente rottami metallici e rifiuti di vetro, mentre i rottami non ferrosi, rifiuti di carta, rifiuti di plastica e rifiuti tessili per lo più vanno a Paesi non membri dell’OCSE.

Traffico illegale di rifiuti: i danni ambientali e i vantaggi economici

Dietro il provvedimento di revisione delle regole UE sulle spedizioni di rifiuti ci sarebbe anche una presa d’atto dell’impatto criminale dietro il traffico di scarti: in base al Report annuale (2021) dell’Europol “Serious and Organised Crime Threat Assessment” SOCTA, il traffico di rifiuti, che copre il trasporto illegale, la lavorazione, lo smaltimento, il riciclaggio o il recupero di vari materiali di scarto avviene sempre più spesso nell’UE, oltre che nei luoghi fuori dall’Europa. L’attività di riciclo di rifiuti è al primo posto tra i primi quattro reati ambientali gestiti da Eurojust (l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale) e provoca ingenti danni all’ambiente e alla salute umana oltre a generare ingenti profitti alla criminalità.
Neanche l’UE può però stimare la proporzione del fenomeno, mancando una precisa rendicontazione, tuttavia l’UE stima che le entrate annuali derivanti dal traffico di rifiuti nell’UE potrebbero portare ad un vantaggio in termini economici per le ecomafie compreso tra 3,7 e 15,3 miliardi di euro.

Nel mirino dell’UE ci sono allora, e finalmente, le procedure e le misure di controllo per le spedizioni di rifiuti: l’idea alla base della Proposta della Commissione è di facilitare il riutilizzo e il riciclo all’interno dei confini europei, in un’ottica di contrasto all’illegalità, oltre che di trasparenza, monitoraggio e valutazione su come vengono gestiti i rifiuti nei paesi terzi dove vengono spediti. Obiettivo affine è quello di porre fine alle esportazioni di rifiuti di plastica sia nei paesi dell’EFTA, (la European Free Trade Association) che raccoglie Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera, che al di fuori di questo circuito dove si trovano Paesi in cui le tecniche di riciclo potrebbero non essere sostenibili.

Traffico dei rifiuti: la Proposta della Commissione europea

Cosa vuole fare allora l’Europa per regolamentare questo poderoso traffico di scarti di ogni tipo, non solo in plastica?

Innanzitutto, si dice no alla spedizione di tutti i rifiuti UE destinati allo smaltimento verso Paesi extra UE, tranne in casi “limitati, autorizzati e debitamente giustificati”.
Ciò porterà ad una politica di presa in carico dei propri rifiuti senza elusioni verso Paesi “meno virtuosi”. Quanto, ai rifiuti “pericolosi” (quindi non i semplici rifiuti domestici), non sarà possibile inviarli nei paesi “non OCSE” che conta ben 36 paesi nel Mondo (europei e non solo) a diverso grado di industrializzazione.

Ai Paesi che non appartengono al circuito OCSE non arriveranno più nemmeno i rifiuti non pericolosi a meno che non diano una “autorizzazione” e dimostrino così di saper gestire i rifiuti “in modo sostenibile”.

Sulla plastica invece, l’embargo sarebbe totale: non viaggeranno più verso i Paesi non OCSE e comunque, entro 4 anni, l’Europa mira a non inviarli più nemmeno ai Paesi OCSE: una conferma che lo smaltimento resterà una faccenda europea.

Traffico di rifiuti: il viaggio della Proposta europea

La Proposta di Revisione approvata dal Parlamento UE con ampia maggioranza e con irrigidimenti sulle tutele ambientali passerà alla ENVI, la commissione ambientale dell’europarlamento. Questa si occuperà dei futuri negoziati con il Consiglio in vista dell’adozione definitiva.

L’obiettivo, rimarcato dalla relatrice parlamentare, Pernille Weiss (PPE, DK) è di trasformare i rifiuti in risorse nel mercato comune e spingere verso un’economia molto più innovativa e circolare. Una vittoria, afferma per le prossime generazioni.

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Antonio Mazzuca

Antonio Mazzuca

Dal 2007 sono redattore editoriale tecnico-giuridico esperto e formatore in materia di salute e sicurezza sul lavoro e tutela ambientale. Sono il coordinatore editoriale della Testata tecnica InSic.it e dal 2015 editore della testata culturale registrata Gufetto.press dedicata al mondo della cultura off per le quali scrivo news, articoli, recensioni, interviste e approfondimenti e svolgo formazione ai redattori sia per la parte critica che redazionale e per la scrittura in ottica SEO.

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