Trovare soluzioni comuni alle grandi sfide del nostro Pianeta. Trasformarsi, cogliere opportunità nel mare magnum delle crisi come l’estrema povertà, il degrado dell’ambiente dovuto all’inquinamento e ai cambiamenti climatici. Questa è la visione dell’Economia del Bene Comune. Un passo nella giusta direzione, un nuovo modo di misurare il successo economico, un’alternativa concreta per rendere le società più sostenibili.

Secondo le stime del Word Food Program (WFP), la principale organizzazione umanitaria e agenzia delle Nazioni Unite impegnata a salvare e migliorare le vite fornendo assistenza alimentare nelle emergenze, il 2023 vede quasi 350 milioni di persone in tutto il mondo alle prese con la fame. Un aumento di quasi 200 milioni dall’inizio del 2020. Di questi, 43 milioni sono prossimi alla carestia.

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Che cos’è l’Economia del Bene Comune 

L’Economia del Bene Comune (EBC) nasce nel 2010 grazie ad alcuni imprenditori del gruppo ATTAC, Movimento Internazionale per la tutela dei diritti dei cittadini guidato da Christian Felber, professore dell’Università di Vienna, co-fondatore dell’EBC e autore del libro “L’economia del Bene Comune, un modello economico che ha futuro“. Questa corrente propone un modello socio-economico etico il cui fine è una buona vita per tutti, in cui l’economia mette al centro il benessere delle persone e del Pianeta. “Il consumo di risorse naturali – sostiene Felber – avviene nei limiti planetari delle capacità rigenerative degli ecosistemi. Le generazioni correnti e future godono di pari opportunità“.

Con l’Economia del Bene Comune si passa dall’idea all’azione con un sistema di valutazione concreto. Grazie all’utilizzo di una matrice, i cinque valori fondamentali dell’EBC – solidarietà, dignità umana, ecosostenibilità, trasparenza e condivisione delle decisioni – vengono intersecati con gli stakeholder: fornitori, lavoratori, contesto sociale, clienti e concorrenti, proprietari e partner finanziari. Uno strumento concreto, quello della matrice, che permette di valutare quanto l’impresa stia lavorando per diventare un luogo generativo e non distruttivo, partecipativo e creativo per rispondere, con i propri prodotti, alle sfide sociali e ambientali.

In un sistema di valori condivisi basati su comportamenti solidali, ecologici, democratici e inclusivi come quello dell’EBC, il rispetto dell’ecosistema e dell’essere umano devono essere posti al centro dell’attività economica. Il Bene Comune è una visione di benessere e di prosperità  che si può raggiungere nella misura in cui l’interesse collettivo è anteposto a quello individuale.

Nel 2015, grazie al suo approccio olistico, il modello socio-economico dell’Economia del Bene Comune è stato riconosciuto dal Comitato Economico Sociale Europeo (CESE) come l’unico modello economico, etico, sostenibile e orientato alla coesione sociale, in grado di far fronte alla scarsa resilienza del sistema economico e sociale europeo basato sull’arricchimento e tutela dell’auto-interesse.

Obiettivo primario: creare benessere condiviso

Il Vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans e l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josef Borrel nella conferenza stampa del 28 giugno a Bruxelles sulle nuove prospettive delle minacce e del cambiamento climatico hanno dichiarato che “i crescenti impatti della crisi climatica e del degrado ambientale in tutto il mondo hanno implicazioni anche per la nostra sicurezza, che si tratti di sicurezza alimentare, sicurezza economica, ma anche sicurezza nel senso tradizionale del termine“.

L’Economia del Bene Comune si basa sulle persone e sulle loro azioni etiche e non sull’accrescimento di capitale, rappresentando un passo in direzione di una società che si caratterizza per la coesione sociale, il rispetto reciproco e il bene delle persone e dell’ambiente, non concentrandosi prevalentemente sul proprio rendimento economico.

Si va oltre l’idea dell’accumulo della ricchezza tramite il profitto ad ogni costo, all’arte della buona allocazione delle risorse per creare benessere condiviso, dove il profitto viene visto come mezzo e non come fine aiutando l’essere umano a tutelare se stesso, vivendo l’ambiente in modo generativo e costruttivo.

Questo modello socio-economico etico è una risposta concreta alla povertà, alla globalizzazione, alla migrazione, ai dissesti climatici, alla precarietà, alla mancanza di democrazia e alla perdita dei valori umani. È un’alternativa realizzabile affidata alle imprese, così come ai privati, per risolvere insieme le crisi che si stanno attraversando in questa particolare fase storica.

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Florinda Ambrogio

Florinda Ambrogio

Laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche con specializzazione in Scienze Forensi, amo la cronaca tanto quanto la narrativa. Da sempre impegnata per portare l'attenzione sui sempre attuali temi della crescita personale. Il cassetto mi piace riempirlo fino all'orlo di sogni che sostituisco non appena diventano realtà. Aperta al cambiamento solo se porta a migliorare.

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