Tirocinio sì, ma di qualità e con condizioni di lavoro eque e trasparenti. Su questo intento si muove la Proposta di Direttiva lanciata dalla Commissione europea il 20 marzo scorso che dovrebbe cambiare la qualità del lavoro dei tanti giovani europei in cerca di un’opportunità formativa che porti al primo o prossimo impiego.

Ma come si garantisce che l’ingresso in azienda sia davvero un vantaggio e non più un’occasione mancata?

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Tirocini formativi: lo fanno 4 lavoratori su cinque

In base ad una indagine di Eurobarometro presentata esattamente un anno fa durante l’Anno europeo delle Competenze, quattro giovani su cinque (78%) hanno svolto almeno un tirocinio e per uno su cinque (19%) la prima esperienza lavorativa è stata un tirocinio. Ben sette persone su dieci (68%) hanno poi trovato un lavoro e più della metà (39%) ha firmato un contratto con lo stesso datore di lavoro.

I tirocini, dunque, funzionano e sono tanti: l’UE stima che nel 2019 vi fossero 3,1 milioni di tirocinanti, la metà dei quali (1,6 milioni) retribuiti. In Italia, il Rapporto sui tirocini extracurriculari 2022 di ANPAL (l’Agenzia per le Politiche Attive del Lavoro) nel 2021 registrava 329mila tirocini extracurriculari attivati, in crescita (+45.5%) rispetto al 2020, e di poco inferiore ai livelli pre-pandemici (circa 355 mila attivazioni).

Come garantire che a questi grossi numeri corrisponda un’offerta all’altezza delle aspettative ed in grado di tramutarsi in lavoro?

Tirocini: i vantaggi di chi investe nella qualità dell’offerta

Già dal 2014 l’Europa ha creato un “Quadro di Qualità” dei tirocini il QFT,“Quality Framework for Traineeship” con 21 principi qualitativi che garantiscono condizioni di apprendimento e di lavoro di alto livello.

Nel 2023 però la Commissione ha valutato e aggiornato questo Quadro sulla base dei risultati positivi ottenuti a partire dal 2014 che ha raccolto in sette casi di studio. Si scopre così che nei paesi che non avevano norme sui tirocini, come la Bulgaria, il QFT ha guidato i cambiamenti legislativi in materia, in Irlanda ha portato ad una modifica della legislazione esistente, mentre in Spagna le indicazioni UE hanno migliorato la protezione reale dei tirocinanti. In Grecia ha addirittura portato alla istituzione di un registro degli erogatori di tirocini, un registro delle imprese e un codice etico per i tirocini.

La Commissione ha pure stimato i vantaggi dell’applicazione del QTM non solo in termini di aumento del numero dei tirocini ma anche del calo dei casi di sfruttamento in quasi tutti i Paesi, riscontrando ad esempio che a Malta e Lussemburgo l’obbligo di stipulare tali contratti/accordi con le imprese ha favorito la comprensione dei propri diritti, in Croazia l’applicazione delle regole UE ha posto i tirocinanti allo stesso livello qualitativo e retributivo dei dipendenti.

Si può fare di più? Certo che sì.

Come migliorare la qualità dei tirocini e favorire l’occupazione?

Secondo l’UE l’attuazione dei principi UE sui tirocini ha portato migliori risultati anche per il “post-tirocinio” e quindi l’occupazione: a Cipro, per esempio, il 77% dei tirocinanti nei servizi per la persona ha trovato lavoro subito dopo, ma occorre fare delle azioni in tutti gli Stati.

Da un lato fissare obiettivi di apprendimento specifici, redigere accuratamente un accordo scritto di tirocinio e garantire un tutor al tirocinante. L’UE riscontra che dove l’accordo scritto è chiaro (ad esempio Irlanda e Spagna) la comprensione degli obiettivi e standard formativi attesi aumenta effettivamente le possibilità di ottenere un lavoro dopo il tirocinio.

Inoltre, la Proposta di Direttiva UE dovrà assicurare adeguati livelli di retribuzione e fermare i tirocini in nero. Nella sua applicazione pratica la futura Direttiva andrà applicata nel rispetto delle diversità che rappresentano il mercato del lavoro di ogni Stato, senza abbassare la già elevata qualità delle norme già esistenti sui tirocini e permettendo anche ai Paesi Membri di sviluppare condizioni contrattuali anche più favorevoli ai tirocinanti sulla base delle proprie regole interne di mercato.

Essenziale anche la vigilanza sui tirocini: in Belgio e Italia, si deve migliorare l’identificazione delle autorità nazionali di controllo, individuare bene il tutor responsabile e scovare così quei tirocini non realmente formativi o performanti poi in termini di successiva occupazione.

Le vie da percorrere per un tirocinio di qualità

Di certo, conclude l’UE, le azioni importanti da compiere per migliorare la situazione dei tirocini sono sostanzialmente due: da un lato assistere i datori di lavoro nell’accesso ai sostegni finanziari per svolgere tirocini rispettosi dei principi europei, e dall’altro sensibilizzare i giovani a comprendere i loro diritti e anche scegliere tirocini transfrontalieri.

Perché la crescita della competenza può dirsi tale solo se vive di esperienze formative diverse purché in un quadro uniforme di diritti e garanzie per i giovani lavoratori condiviso in tutta l’UE e foriero di opportunità che si traducano in un lavoro stabile e non solo in un’occasione formativa fine a se stessa.

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Antonio Mazzuca

Antonio Mazzuca

Dal 2007 sono redattore editoriale tecnico-giuridico esperto e formatore in materia di salute e sicurezza sul lavoro e tutela ambientale. Sono il coordinatore editoriale della Testata tecnica InSic.it e dal 2015 editore della testata culturale registrata Gufetto.press dedicata al mondo della cultura off per le quali scrivo news, articoli, recensioni, interviste e approfondimenti e svolgo formazione ai redattori sia per la parte critica che redazionale e per la scrittura in ottica SEO.

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