Secondo i dati divulgati dal Ministero della Salute nell’ultima relazione, i celiaci diagnosticati in Italia sono circa 233.000, ma si stima che il numero reale si aggiri attorno ai 600.000, pari all’1% della popolazione. Considerata l’elevata diffusione, nel 2017 la celiachia è passata dallo status di malattia rara a malattia cronica invalidante.

L’unico trattamento ritenuto scientificamente valido per le persone affette da celiachia è la dieta basata su alimenti senza glutine, che hanno un costo più elevato rispetto ai cibi che contengono glutine ma che in Italia è possibile acquistare con un bonus celiachia erogato dalle Regioni.

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Bonus celiachia ed elevato costo del cibo senza glutine: c’è una correlazione?

Tra il 2010 e il 2020 si è registrato un aumento di diagnosi pari al 47%: a livello sanitario c’è più attenzione alla patologia e alla sua rilevazione. La celiachia non è un’allergia ma una malattia cronica autoimmune che danneggia i villi intestinali se si ingerisce glutine. Per la diagnosi, negli adulti è necessario effettuare una biopsia alla mucosa intestinale che individua il grado di compromissione dei villi, mentre nei bambini in alcuni casi l’esame può essere evitato. Solo la diagnosi di celiachia accertata dà diritto al bonus celiachia, un’agevolazione concessa dalla ASL per sostenere i pazienti nell’acquisto degli alimenti senza glutine. Il contributo varia in base all’età, al sesso e alla Regione. Queste differenze nella regolamentazione non permettono di spendere il buono in una Regione diversa da quella di residenza.

Le aziende di alimenti senza glutine devono sostenere costi di produzione legati all’utilizzo di stabilimenti dedicati, alla scelta di materie prime selezionate (più scarse e quindi più costose) o soggette a processi complessi di deglutinazione, maggiori costi di ricerca e sviluppo. Ciò giustificherebbe un prezzo più alto, sia nei prodotti della GDO che in quelli distribuiti da farmacie e negozi specializzati. Le aziende sono inoltre quasi incentivate a mantenere i prezzi alti per via della rigidità della domanda e del bonus celiachia. Non dovendo sostenere direttamente il costo, il consumatore si preoccupa più della qualità che della quantità o dei prezzi dei prodotti.

Costo alimenti senza glutine in Italia e nel resto del mondo

Uno studio condotto dalla Dalhousie Medical School in Canada e pubblicato nel 2015 sulla rivista scientifica PubMed ha preso in esame un campione di alimenti con e senza glutine e tutti i 56 prodotti gluten free analizzati sono risultati in media più cari del 242% rispetto ai prodotti con glutine. Una ricerca condotta da Consumerismo No Profit nel 2021 ha evidenziato come anche in Italia la situazione non sia diversa, i prezzi degli alimenti senza glutine rispetto a quelli dei cibi che lo contengono sono superiori anche del 450% e le confezioni contengono quantità minori di cibo. Una situazione che pesa soprattutto nei soggetti costretti ad una dieta senza glutine anche se non celiaci diagnosticati e quindi non beneficiari del bonus celiachia.

Tuttavia, da un ulteriore studio è emerso che l’Italia non è il Paese europeo con il maggior divario di prezzo tra prodotti senza glutine e con glutine.

Lo studio analizza i costi del paniere dei prodotti senza glutine (pasta, pane, farina, biscotti, pizza surgelata, pasticceria). Tra quelli analizzati, i Paesi più virtuosi sono Svezia, Irlanda, Spagna, mentre Olanda, Ucraina e Grecia sono quelli con i prezzi più alti. L’Italia resta sotto la media UE.

In un’analisi simile effettuata nel 2015, i Paesi più virtuosi erano stati Austria e Regno Unito.

Alimenti senza glutine: scelte consapevoli

Dunque, è sempre vero che il costo degli alimenti senza glutine è superiore a quello dei cibi con glutine, ma in Italia possiamo ritenerci fortunati perché i prezzi sono in media più bassi rispetto a quelli di altri Paesi europei. Inoltre il bonus celiachia sembrerebbe non essere la causa di ogni male. Oltre l’Italia e Malta, nessun altro Paese europeo lo eroga, ma i costi degli alimenti senza glutine sono comunque alti e nella maggior parte dei casi superiori a quelli italiani, anche in Paesi dove il costo della vita è inferiore.

Oggi è possibile affiancare all’acquisto dei prodotti soggetti a processi di deglutinazione distribuiti nelle farmacie e sostenuti dal bonus celiachia anche prodotti privi di glutine per natura, a base di cereali come riso, mais, quinoa, teff. Si sta diffondendo sempre più la consapevolezza che anche l’alimentazione del celiaco può essere sana e a base di prodotti naturali e, per questo motivo, è molto più semplice trovare nella GDO prodotti a base di cereali e farine alternative prive di glutine per natura.

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Mariarita Persichetti

Mariarita Persichetti

Laureata in Management con una tesi in marketing territoriale. Viaggio, scrivo, fotografo e degusto formaggi. Su Buonenotizie.it parlo di progetti sostenibili e innovativi nel turismo, cultura gastronomica e mondo. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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