La convivenza abitativa tra anziani e giovani è la soluzione che meglio concilia due esigenze della contemporaneità: trovare alloggi a costo ragionevole per i giovani e far invecchiare in maniera attiva gli ultrasessantacinquenni. Quali sono i casi di successo italiani?

Dove e come nasce la convivenza abitativa tra anziani e giovani

L’idea di far convivere anziani e giovani si sviluppa negli anni Ottanta, a partire dall’esperienza alcuni architetti americani. La condivisione di spazi e risorse contribuisce, dal punto di vista economico, a contenere i costi. Dal punto di vista sociale, il confronto tra generazioni incentiva il dialogo e la comprensione: aiuta gli anziani ad avvertire in misura minore il senso di solitudine, li mantiene attivi e vivi.

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I giovani, di pari passo, vivono un anticipo di futuro e diventano più consapevoli del loro presente. Nella maggior parte dei casi, sono proprio gli anziani a mettere a disposizione interi alloggi o parti di essi. I giovani, grazie a politiche attive di welfare, ottengono pertanto contratti di affitto a prezzi calmierati, in cambio della disponibilità a coabitare insieme a un ultrasessantacinquenne.

Alcuni numeri della convivenza abitativa tra anziani e giovani

La convivenza abitativa tra anziani e giovani si rende inevitabilmente necessaria per ragioni demografiche. L’età della popolazione europea aumenta in maniera esponenziale. Entro il 2030, infatti, in Europa gli over 60 saranno il 30% della popolazione; in Italia il 18,6% della popolazione avrà più di 65 anni. Per limitare gli effetti negativi dell’invecchiamento sulla popolazione, è necessario quindi che un numero sempre maggiore di persone sia autosufficiente e cosciente per un arco temporale quanto più lungo possibile.

I piani abitativi intergenerazionali conciliano, di fatto, le strategie di invecchiamento attivo con quelle di contrasto all’emergenza abitativa nelle capitali europee. A Milano, il 39,3% dei nuclei familiari è costituito da anziani soli. Nell’intero paese l’80% della popolazione ultrasessantacinquenne possiede case di proprietà.

La convivenza intergenerazionale: l’esempio padovano

Non sono molti, in Italia, gli esempi di efficiente convivenza tra anziani e giovani. Eppure, essi rappresentano casi di successo, il cui numero è destinato ad aumentare.

Il 23 giugno 2023 è partito un progetto sperimentale, nato dalla collaborazione tra Comune di Padova, Università di Padova, azienda per il diritto allo studio e parti sociali. Questa iniziativa nasce dall’esigenza di calmierare il costo degli alloggi per studenti a Padova. La città è il secondo polo universitario italiano per numero di fuorisede frequentanti, preceduta solo da Bologna: più del 70% della popolazione studentesca arriva da fuori regione.

La convivenza abitativa tra anziani e giovani coadiuva la cooperazione intergenerazionale: gli studenti risparmiano sul costo dell’affitto e gli anziani godono della collaborazione, nel quotidiano, di un giovane che possa contribuire in maniera attiva al ménage giornaliero. I dettagli dell’iniziativa, dal punto di vista burocratico, sono in corso di definizione. Attualmente è possibile candidarsi attraverso un portale e partecipare alla preselezione.

Prendi in casa a Milano, il progetto milanese

Il Comune di Milano ha da poco rinnovato il progetto Prendi in Casa, avviato nel 2004 dall’associazione Meglio Milano. Prendi in Casa prevede la coabitazione tra pensionati e giovani fuorisede al di sotto dei 35 anni, per calmierare i costi degli affitti.

Questa forma di convivenza tra anziani e giovani è entrata a far parte del contenitore di politiche attive, denominato Milano 2035, creato per agevolare la stabilizzazione abitativa dei giovani tra i 20 e 35 anni. In quasi venti anni di attività sono stati più di seicento i casi di successo di convivenza tra anziani e giovani. Requisito fondamentale è avere interessi in comune o caratteri simili.

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Donatella Bruni

Donatella Bruni

Mi occupo di economia, lavoro e società, con uno sguardo alle dinamiche del lavoro, ai consumi e ai cambiamenti della società (fisica e digitale). Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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