In “Donne che amano troppo”, Robin Norwood – psicoterapeuta specializzata in terapia familiare e autrice bestseller – scrive: “Tutte abbiamo delle forti reazioni emotive di fronte a parole come alcolismo, incesto, violenza, droga, e a volte non riusciamo a guardare realisticamente la nostra vita. La nostra incapacità di usare certe parole quando sarebbero appropriate spesso ci preclude la speranza di risolvere i problemi”. Ed è proprio dalla presa di coscienza e dalla sensibilizzazione mirata che parte il lungo cammino della prevenzione e dell’eliminazione della violenza di genere. Utile in tal senso è conoscere i numeri sull’argomento, che ogni anno ISTAT mette a disposizione pubblica. Il 25 novembre 2022, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’Istituto Nazionale di Statistica ha tenuto un convegno per esporre i risultati dell’analisi dei dati della violenza sulle donne. Ecco cosa è emerso sui centri antiviolenza e sulla situazione delle denunce.

Dati della violenza sulle donne: i centri antiviolenza

Michela Murgia – scrittrice e attivista – nel suo celebre “Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più” ci ricorda che “contare è essenziale e rivoluzionario, perché rivela immediatamente il tasso di biodiversità sociale e quindi di giustizia”.

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Per quanto riguarda i centri antiviolenza (ovvero le strutture in cui le donne vittime di un qualche tipo di violenza vengono accolte, che in tutto il territorio nazionale sono più di 300), dai dati si nota che i percorsi che portano la donna al primo contatto con il CAV possono essere molteplici, ma spesso il suggerimento di rivolgersi al CAV viene dato da qualcuno della propria rete familiare e amicale (18%), dalle forze dell’ordine (14%) o dai servizi sociali territoriali (12%). Sono solamente il 26% le donne che vi arrivano in modo autonomo.

Nella quasi totalità dei casi, le donne arrivano al CAV con il bisogno “primario” di essere ascoltate (94%) e accolte (73%). Si capisce quindi quanto è importante ascoltare e non solo le richieste di aiuto più esplicite, ma anche quelle silenziose, quelle che insinuano il dubbio ma senza una vera e propria conferma. Il supporto e la consulenza legale e psicologica sono bisogni “secondari” espressi rispettivamente dal 40% e dal 39% delle donne.

La situazione delle denunce

È vero per tutti che, di fronte a un dispiacere, se diciamo che è colpa nostra, in realtà stiamo dicendo che abbiamo la possibilità di controllare la situazione: se noi cambiamo, la sofferenza cesserà”.

Con questa frase, Robin Norwood ci fa riflettere sul fatto che intraprendere il percorso di consapevolezza è difficile, così come è difficile ammettere di avere bisogno di aiuto e ancora di più affidarsi poi a chi può effettivamente aiutare. Ma il passo più duro, spesso, è ancora quello di denunciare l’autore della violenza. E tuttavia, dalla rilevazione ISTAT delle vittime che si rivolgono al 1522 (numero antiviolenza e stalking) si vede che dal 2019 al 2021 c’è stato un incremento del numero delle denunce in tutte le zone geografiche italiane; in particolare al Centro, dove si è passati dalle 286 denunce del 2019 alle 555 del 2021. Questo dato può essere letto con una duplice lente: negativa – poiché potrebbe significare più violenze – o positiva – perché potrebbe significare più consapevolezza su come comportarsi, cosa fare e a chi rivolgersi.

Non esiste un modo aut aut per quantificare e definire il dato, che forse è indice di entrambe le cose, ma rimane vero che sono diverse le regioni che promuovono campagne di comunicazione e attività di sensibilizzazione contro la violenza. Alcune si rivolgono a un pubblico più esteso, portando l’attenzione sul fenomeno della violenza, e altre danno indicazioni concrete su come riconoscerla e come prevenirla, indicando in particolare i servizi di aiuto per uscirne.

Sempre dai dati ISTAT, vediamo che per il 32% degli autori denunciati è stato richiesto un provvedimento di allontanamento o di divieto di avvicinamento e/o di ammonimento, e che nel 72% dei casi la richiesta è stata soddisfatta.

I percorsi di uscita dalla violenza

Nel 2021 erano circa 19600 le donne che stavano affrontando il percorso di uscita dalla violenza: la maggior parte di loro lo sta ancora affrontando. Dalla situazione dei percorsi al 31/12/2021 vediamo che le donne che hanno contattato il CAV sono 54069 e che le Case Rifugio (ovvero strutture a indirizzo sicuro che forniscono alloggio alle donne che hanno subito violenze, e spesso anche ai loro bambini) ne ospitano 1772.

I principali servizi offerti da queste strutture sono orientamento e accompagnamento ad altri servizi, ascolto, accoglienza, supporto legale, supporto psicologico, orientamento lavorativo, supporto alloggiativo, servizio di sostegno alla genitorialità, protezione e ospitalità in urgenza, servizio di mediazione linguistica culturale e servizio di supporto ai figli minori.

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Sofia Greggio

Sofia Greggio

Sofia Greggio. Correttrice di bozze, editor e ghostwriter, ho seguito corsi di editoria come lettura professionale, scouting e consulenza editoriale e un master in scrittura creativa. Oltre al mondo dei libri, sono appassionata di civiltà orientali e infatti studio Antropologia all'Alma Mater Studiorum Università di Bologna.

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