Oltre ai danni tangibili come la distruzione di migliaia di vite innocenti, palazzi e intere città rase al suolo, il conflitto ha riacceso l’attenzione sul binomio indissolubile tra guerra e censura. È ormai sempre più difficile trascurare l’impatto culturale della guerra in Ucraina sia nei due Paesi interessati che nel resto d’Europa.

La macchina della propaganda russa e i suoi effetti

A pochi giorni dall’inizio dell’invasione sembrava scontato immaginare che i russi sarebbero insorti, schierandosi contro una guerra condannata da gran parte della popolazione mondiale. Ma le scarne proteste di pochi cittadini coraggiosi in grandi città come Mosca e San Pietroburgo sono state frenate con la forza. Il resto della nazione continua a vivere in una bolla alimentata dalla continua diffusione di una versione dei fatti “controllata” tramite la televisione di stato e la stampa.

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La Duma ha approvato una legge che prevede fino a 15 anni di reclusione per chi diffonde fake news, ovvero notizie contrarie alla propaganda di Stato. I media indipendenti hanno cessato la propria attività, così come i corrispondenti occidentali da Mosca. Secondo l’unica versione dei fatti di cui la popolazione è a conoscenza, la Russia sta portando avanti un’operazione militare speciale allo scopo di difendere le popolazioni russofone del Donbass e della Crimea, vittime del “regime nazista” di Kiev.

Censura dei media in Russia ma non solo

Il fondamento di ogni Stato democratico è la libertà d’espressione. Ogni giorno migliaia di giornalisti ucraini rischiano la vita sui campi di battaglia per raccontarci il conflitto, per difendere democrazia e libertà. Il popolo ucraino, reticente a ogni forma di oppressione e controllo da parte dello Stato, si era già opposto nel 2014 al disegno di legge Yanukovich (fuggito dal Paese dopo la rivoluzione di Maidan) che cercava di limitare il lavoro delle agenzie stampa indipendenti, ma anche al tentativo del Presidente  Zelens’kyj, all’inizio del suo mandato, di introdurre una legislazione per controllare i media.

In quell’occasione la maggior parte delle organizzazioni giornalistiche ucraine aveva votato contro contro la legge e, nel maggio 2020, non era stata approvata dal Parlamento.

A fine 2022 però, dopo vari mesi dall’inizio del conflitto, il Presidente Zelens’kyj firma un decreto che prevede l’accorpamento di tutti i canali TV ucraini allo scopo di creare un’unica piattaforma informativa per una comunicazione strategica, rafforzando il controllo preventivo sulle notizie e limitando al contempo le attività condotte dagli 11 partiti politici d’opposizione.

Da un lato è legittimo che esistano controlli preventivi e limitazioni alla diffusione di notizie per necessità di contropropaganda. Dall’altro bisognerebbe chiedersi – come afferma Giulio Gambino, direttore di TPI in un suo articolo – qual è il grado di libertà e democrazia per cui combattiamo ogni giorno al fianco degli ucraini.

Opere russe al bando in Occidente

L’impatto culturale della guerra in Ucraina è molto marcato anche nel resto d’Europa. In Italia si sono verificati tentativi di messa al bando di alcune opere letterarie. Lezioni sulla cultura russa sono state censurate pur non avendo ad oggetto contenuti propagandistici o favorevoli all’invasione. Eppure i grandi capolavori frutto del genio di intellettuali e filosofi non sono “portatori sani” di un pensiero violento. Simile sorte per gli sportivi, messi al bando dalle competizioni anche se schierati contro il regime di Putin, intollerante verso gli oppositori.

Un boicottaggio che inasprisce l’odio tra popoli e allontana giorno dopo giorno quei miseri sforzi diplomatici per tentare di ricostruire la pace.

L’unica buona notizia è che, a tali episodi, è seguito un maggior interesse per le opere letterarie ucraine. Bellissime poesie, racconti e molto altro sulla storia del Paese che, probabilmente, senza lo scoppio del conflitto, avremmo continuato a ignorare.

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Mariarita Persichetti

Mariarita Persichetti

Laureata in Management con una tesi in marketing territoriale. Viaggio, scrivo, fotografo e degusto formaggi. Su Buonenotizie.it parlo di progetti sostenibili e innovativi nel turismo, cultura gastronomica e mondo. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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