Laura Iucci è direttrice dal 2019 dell’ufficio raccolta fondi dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). In un mondo in cui il fenomeno delle migrazioni forzate globali è in crescita, raccogliere fondi è essenziale per far fronte ai bisogni vitali di rifugiati e sfollati. Per questo, Laura e il suo team lavorano costantemente sulla trasparenza e il tracciamento delle donazioni, così da poter coinvolgere sempre più persone.

Secondo il Global Report stilato dall’UNHCR nel 2022, le persone in fuga da guerre e persecuzioni sono 108,4 milioni. L’85% di queste si ferma nei Paesi limitrofi. Per questo, l’obiettivo delle raccolte fondi è di aiutare gli sfollati all’interno dei Paesi in emergenza e i rifugiati nei Paesi di accoglienza. Laura Iucci ha raccontato a BuoneNotizie le modalità con cui viene effettuato il monitoraggio, i processi che portano all’apertura di una raccolta fondi e come si conquista oggi la fiducia di un donatore.

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Diversificare le raccolte fondi per rispondere ai diversi bisogni

Per Laura per essere efficaci è necessario diversificare. L’ambizione del suo team è quella di garantire ai rifugiati e agli sfollati l’accesso ai beni essenziali per la sopravvivenza, come un tetto sicuro, cibo acqua e cure mediche. Laura spiega che l’UNHCR è un’organizzazione needs based. Per questo, i budget per gli interventi vengono costruiti sulla base dei bisogni identificati in ciascun Paese.

Esistono due tipologie principali di raccolte fondi. La più frequente e prioritaria per UNHCR è quella di natura economica. Gli aiuti di questo tipo permettono all’organizzazione di raccogliere fondi per supportare la programmazione e l’implementazione dell’attività umanitaria in tutto il mondo. Ma Laura racconta anche che “i privati possono contribuire anche attraverso la donazione di beni da distribuire direttamente a rifugiati e sfollati (come abbigliamento, articoli per l’igiene personale o coperte) o da impiegare nelle operazioni umanitarie, quali generatori elettrici, pannelli solari, autoveicoli. La disponibilità di articoli conformi a precisi requisiti di qualità e considerati prioritari sulla base degli interventi programmati, ci permette di rispondere efficacemente ai bisogni dei rifugiati, soprattutto nei contesti di emergenza”.

Inoltre, laddove il sistema bancario lo consente, l’UNHCR punta sull’assistenza economica diretta dei rifugiati. Si tratta di contributi in denaro elargiti ai più vulnerabili attraverso una tecnologia finanziaria sicura combinata con rigorose misure di protezione dei dati. Le famiglie rifugiate e sfollate possono così acquistare direttamente beni e servizi per far fronte ai loro bisogni più urgenti. Ma soprattutto, questa misura rispetta la loro dignità e indipendenza.

Raccolte fondi, la trasparenza genera fiducia nel donatore

Sudan, rifugiati di guerra etiopi – © UNHCR/Olivier Jobard

Un database e dei report per tenere traccia e raccontare ogni donazione

Si può donare in modo flessibile, sostenendo in tal modo l’UNHCR nel fronteggiare qualsiasi emergenza. Si può invece decidere di devolvere dei soldi in un ambito specifico, come l’istruzione, senza alcune restrizione geografica, o richiedere che i soldi siano devoluti per un Paese in particolare, senza specificare l’ambito dove possono essere collocati. Ci sono infine dei fondi destinati a Paesi e ambiti specifici.

I fondi raccolti attraverso le donazioni flessibili ricoprono un ruolo particolarmente importante. Consentono infatti all’organizzazione di utilizzare le risorse dove c’è più bisogno e soprattutto per le crisi che non sono più al centro di attenzione mediatica. Vanno inoltre a contribuire a un fondo che permette all’UNHCR di intervenire tempestivamente in casi di emergenza. Laura sottolinea: “Dobbiamo essere in grado di intervenire in 72 ore dallo scoppio dell’emergenza e portare soccorso a 650.000 persone in media. Se dovessimo aspettare che inizi l’emergenza e la conseguente attenzione mediatica per lanciare la campagna di raccolta fondi, perderemmo ore vitali”.

Per gestire le varie tipologie di donazioni, l’organizzazione dispone di un database che viene aggiornato costantemente. In tal modo, le informazioni raccolte vengano tempestivamente trasmesse al quartier generale dell’UNHCR a Ginevra. L’ufficio che cura le raccolte fondi registra le donazioni e attribuisce a ognuna un codice specifico. Nei casi di accordi con le aziende, è previsto un iter ulteriore, che definisce anche le modalità con cui le risorse devono essere utilizzate. I dati globali sulle risorse raccolte e l’utilizzo delle stesse sono soggetti a controlli esterni e interni e vengono pubblicati annualmente nel Global Report.

Raccolte fondi, la trasparenza genera fiducia nel donatore

Laura Iucci, responsabile dell’ufficio raccolta fondi dell’UNHCR – foto dall’archivio UNHCR

Trasparenza e tracciamento dei dati incentivano e fidelizzano i donatori

Il database facilita anche il monitoraggio interno ed esterno per verificare che l’utilizzo delle risorse sia coerente con le finalità della raccolta fondi. Quando arrivano bollettini o donazioni rivolti a raccolte fondi chiuse, l’UNHCR si mette in contatto con il donatore. In questo modo è possibile accertarsi che dia la sua disponibilità a donare in ogni caso, decidendo insieme dove possono essere indirizzati i fondi.

Tenendo sempre viva l’attenzione sulle emergenze umanitarie e sulle condizioni di milioni di persone in fuga da conflitti e persecuzioni, si cerca di sensibilizzare il maggior numero possibile di persone e di aumentare l’engagement. La narrazione delle storie dei rifugiati e la trasparenza nel rendicontare il lavoro svolto dall’organizzazione permettono di costruire dei rapporti con i donatori, fidelizzandoli.

Laura aggiunge: “Abbiamo una storia alle spalle. La fiducia cerchiamo di costruirla raccontando la nostra storia e ricordando che siamo attivi da oltre settant’anni, che abbiamo ricevuto due premi Nobel per la pace. Siamo presenti in tutti i contesti di emergenza, operativi in oltre 130 Paesi al mondo. Siamo i primi ad arrivare quando scoppia una emergenza e gli ultimi ad andare via da un Paese in conflitto”.

Il team di Laura cerca di utilizzare quanti più strumenti possibili, online e offline, per comunicare con i suoi sostenitori. In tal senso, Laura spiega: “Con i nostri donatori abbiamo costruito dei calendari di comunicazione, per creare dei momenti di contatto durante l’anno, con i quali raccontiamo loro come abbiamo utilizzato le donazioni. Inoltre, abbiamo un magazine che esce tre volte l’anno, che diventa un’occasione per raccontargli sia come abbiamo utilizzato i loro fondi, ma anche per aggiornarli sulle principali emergenze umanitarie al mondo”.

I privati sono i protagonisti delle raccolte fondi innovative dell’UNHCR

Laura spiega: “Siamo sempre più consapevoli che gestire il tema delle migrazioni forzate richiede attenzione sia alle situazioni di emergenza che di post-emergenza, per cercare soluzioni di lungo periodo. Proprio perché ci occupiamo di un numero di persone sempre più grande, il settore privato è un soggetto fondamentale.

In particolare, le aziende e i cittadini possono risultare protagonisti nei casi in cui la donazione è indirizzata a facilitare i percorsi di integrazione. Le aziende sono dei partner fondamentali per offrire opportunità di lavoro ai rifugiati, in modo che possano essere indipendenti economicamente affrancandosi così dalla dipendenza dagli aiuti umanitari.

Per quanto riguarda i privati cittadini, l’UNHCR oltre a raccogliere fondi ha ideato in Italia il progetto Community Matching. Laura racconta che “All’interno del progetto ogni persona può decidere di mettere a disposizione del tempo e di diventare un Buddy, cioè un amico dei rifugiati che in Italia hanno bisogno di essere accompagnati nel loro processo di integrazione. In questo modo ogni volontario può aiutare la persona rifugiata a imparare la lingua, a muoversi nella burocrazia, a trovare il medico di famiglia, iscrivere il figlio a scuola, piuttosto che semplicemente condividere passioni e interessi comuni”.

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Giovanni Beber

Giovanni Beber

Giovanni Beber. Studio Filosofia e Linguaggi della Modernità presso l'Università di Trento e sono il responsabile della comunicazione di un centro giovanile a Rovereto. Collaboro con alcuni blog e riviste. Mi occupo di sostenibilità, ambientale e sociale e di economia e sviluppo.

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