Il ruolo del Data Journalism diventa di fondamentale importanza per capire fenomeni sociali complessi. Raccontare il caso della ludopatia in Italia e in Europa necessita, dunque, di un’analisi sui dati e sulle statistiche del fenomeno negli ultimi anni.

In Italia, enti governativi e associazioni si occupano di osservare e monitorare le tendenze e l’aspetto quantitativo della ludopatia, mentre in Europa la situazione è molto diversificata. Vari studi, inoltre, hanno evidenziato il cambiamento dei comportamenti di gioco nel periodo di lockdown e la situazione della dimensione economica.

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La dimensione del fenomeno in Italia

In Italia, il settore del gioco pubblico rientra tra le attività soggette al regime del monopolio di Stato. Infatti, tra i compiti dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli c’è quello di monitorare la riscossione delle imposte. Il fenomeno della ludopatia in Italia si rileva innanzitutto attraverso i dati inerenti all’economia del settore. Nel 2021 l’Agenzia ha pubblicato il proprio Libro Blu, nel quale vengono diffusi i dati relativi alla raccolta, la spesa, le vincite e l’erario delle somme giocate dal 2019 al 2021.

Nel report è possibile analizzare anche i dati suddivisi per regione, i quali si riferiscono solo alla rete fisica. Se si osserva il valore assoluto del raccolto – l’ammontare complessivo delle puntate effettuate dalla collettività dei giocatori – è possibile notare che la Lombardia e la Campania sono ai primi posti. In entrambi i casi l’ammontare complessivo è diminuito in maniera notevole.

Dati dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli del 2021

Dati dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli del 2021

Nonostante questo, a causa del progressivo passaggio dal gioco fisico a quello online, il volume di denaro giocato in Italia nel 2021 è maggiorato del 21%, con un valore di 111,17 miliardi di euro. In riferimento alle nuove generazioni, l’indagine di Nomisma fotografa le abitudini della ludopatia in Italia negli ultimi anni. Secondo i risultati, quasi la metà dei giovani giocatori manifesta di giocare e scommettere perché lo fanno gli amici mentre circa il 30% perché in famiglia si è sempre fatto.

Inoltre, bisogna considerare che il gettito erariale dipende dalla raccolta fisica. Infatti, nel 2021 il gettito è aumentato del 16% rispetto al 2020, ma rispetto al 2019 l’Erario ha incassato circa tre miliardi di euro in meno.

Altri dati interessanti riguardano il numero dei conti online attivi, i quali sono più numerosi nella categoria di uomini tra i 25 e i 34 anni. Infine, l’Agenzia studia il fenomeno attraverso i dati legati agli esercizi commerciali e le violazioni accertate. In merito a queste ultime, le violazioni sul divieto di gioco ai minori sono diminuite del 52% nel 2021 rispetto al 2019.

La ricerca, i progressi e il fenomeno Covid-19

Lo scorso giugno è stato pubblicato il censimento dei Centri del Servizio Sanitario Nazionale dedicati alla cura del Disturbo da gioco d’azzardo. Il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità ha poi predisposto una mappa geolocalizzata che elenca attualmente 163 Servizi di cura. Questo servizio risulta di notevole importanza, considerati i numeri dell’ultima indagine dell’ISS, la quale identificava circa l’8% della popolazione nel contesto della ludopatia in Italia come giocatore problematico.

Per quanto riguarda la presa in carico di soggetti con dipendenza, di circa 250.000 utenti affetti da dipendenza presi in carico dai servizi sanitari, circa il 6% riguarda utenti con dipendenza da gioco d’azzardo patologico. La stima è dell’Osservatorio sull’Impatto Socio-Economico delle dipendenze, nell’edizione 2023 del suo annuale report. In ambito accademico, nel luglio del 2021 è nato il Primo Rapporto di ricerca sul settore del Gioco in Italia, dalla cooperazione tra la Luiss Business School e Ipsos. Lo studio confermava la riduzione del gettito erariale da gioco e sottolineava la non consapevolezza diffusa del limite tra legalità e illegalità. Secondo il Presidente di Ipsos:

Una strategia comunicativa più efficace sembra essere necessaria per far uscire dall’illegalità questa quota di giocatori“.

Un altro studio ha analizzato il fenomeno con riferimento specifico al periodo della pandemia da Covid-19. La ricerca GAPS #iorestoacasa, condotto dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa, ha distribuito un sondaggio per analizzare le variazioni comportamentali. È stata conteggiata una generale diminuzione del gioco fisico, circa il 35% dei giocatori cha diminuito le puntate e quasi il 23% ha rinunciato, mentre circa il 30% dichiara di aver aumentato le giocate online.

Il gioco d’azzardo nel contesto europeo

I dati che fanno riferimento al territorio europeo non sono molto organici. Uno degli ultimi studi che analizza la percentuale di adulti con gioco d’azzardo probabilmente patologico nei vari Stati Membri risale al 2009. Altro studio proposto dalla Commissione europea sul gioco d’azzardo on-line nel mercato interno risale al 2011.

Dato che la dimensione economica è un valido indicatore, è possibile osservare le entrate statali derivanti dal gioco legale per fare un confronto europeo. Se si rapporta il gettito dal settore dei giochi al Prodotto interno lordo, i dati del 2017 posizionano l’Italia come uno dei primi Paesi a livello europeo. Per quanto riguarda il gioco online, invece, secondo l’Economist, il Regno Unito è un dei Paesi con più giocatori a livello mondiale.

In conclusione, in Italia il monitoraggio dei dati risulta efficace e completo. In riferimento all’Europa, la presenza di dati è molto settoriale. Gli esperti convengono sul fatto che una migliore campagna di sensibilizzazione e di collaborazione tra i governi possa alleviare il fenomeno in futuro.

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Giuseppe Palomba

Giuseppe Palomba

Dottore politologo di matrice napoletana, attualmente studio relazioni internazionali alla Federico II e coltivo la mia ossessione verso l'Unione europea.

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