Gli italiani superano l’obiettivo europeo nel riciclo della carta.

Nonostante la pandemia da Covid-19 abbia messo a dura prova le aziende, il settore del recupero e riciclo della carta da macero ha vissuto un anno importante. Nel 2020, infatti, è stato superato con largo anticipo il traguardo di riciclo dell’85% degli imballaggi cellulosici da conseguire entro il 2030. Inoltre c’è stata l’approvazione del decreto End of Waste che risulta essenziale per supportare le imprese del riciclo della carta, regolando e definendo carta e cartone prodotti e non più rifiuti.

Rapporto 2021 sul riciclo della carta

Secondo il Rapporto Unirima 2021 il nostro Paese ha raggiunto e superato con ben quindici anni di anticipo l’obiettivo europeo dell’85% di tasso di riciclo degli imballaggi di carta e cartone. L’Unione Nazionale Imprese Recupero e Riciclo Maceri (Unirima) è un’associazione autonoma che nasce dalla fusione Unionmaceri e Federmacero e rappresenta il 90% delle imprese che fanno parte del ciclo economico virtuoso del riciclo della carta. Unica associazione italiana membro dell’European Recycling Industries’ Confederation (EuRIC), ovvero il principale ente continentale che rappresenta le industrie di riciclo.

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Il settore del riciclo carta italiano

L’Italia ha sempre avuto una buona economia circolare della carta, dovuta anche al fatto che il materiale raccolto può essere completamente riciclato e reimpiegato nella fabbricazione di nuovi prodotti. Stando ai dati del Consorzio Nazionale Recupero e ciclo degli imballaggi a base Cellulosica (Comieco), il tasso di riciclo carta all’80,76% del 2019 è schizzato allo’87,35%. Un risultato che ci colloca ben al di sopra della media europea che si attesta intorno al 73,9% nello stesso anno. Si stima inoltre che nell’anno corrente il dato sarà incrementato di 3 punti percentuali.

Riciclo della carta a livello internazionale

Tra i paesi del resto del continente come riciclo della carta, solo Germania e Spagna si attestano sopra la media europea (73,9%), rispettivamente con il 78% e il 78,3%, quindi comunque staccate dall’Italia. Sotto la media invece la Francia con il 64% e il Regno Unito 65,6%. Nel resto del mondo gli Stati Uniti erano al 65,7% e la Cina al 49%, ma i dati risalgono al 2019 in questo caso.

Il boom degli imballaggi

La crisi pandemica del 2020 ha creato una profonda crisi economica, ma non per tutti i settori. Infatti è stato l’anno dell’esplosione dell’e-commerce e della delivery, attestato anche dall’incremento del 45% degli acquisti online rispetto all’anno precedente. Tutto questo ha fatto sì che oltre la metà (56%) della produzione cartaria in Italia è costituito dagli imballaggi, spesso difficili da smaltire o riciclare.

Riciclo più facile con Hydropol

Le aziende DS Smith e Aquapak hanno recentemente lavorato per trovare una soluzione al problema degli imballaggi in carta non riciclabile, il cui utilizzo è aumentato notevolmente come si è visto, anche per sostituire gradualmente la plastica convenzionale. Questo porta al mancato riciclo della carta dato che essa viene incenerita o buttata in discariche. La novità è costituita da Hydropol.

Si tratta di un polimero completamente solubile e biodigeribile che consente di sostituire le tradizionali plastiche (come il PE). Questo materiale può essere utilizzato da solo o combinato con altri materiali, compresi i biopolimeri, per creare un’ampia gamma di materiali e imballaggi. Hydropol è atossico, sicuro per l’ambiente marino, si dissolve in acqua e successivamente si biodegrada. Queste caratteristiche non implicano o ledono la funzionalità primaria del prodotto e consentono un fine vita che includa il riciclo della carta. Un modo innovativo per agevolare e incentivare ancora di più l’economia circolare e poter riadattare prodotti composte da fibre cellulose.

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Riccardo Pallotta

Riccardo Pallotta

Laureato in comunicazione e marketing con una tesi sul brand journalism. Attore e speaker radiofonico in Italia e all'estero. Social media manager. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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