Le automobili sono uno dei maggiori elementi di discussione quando si parla di cambiamento climatico. Esse svolgono infatti un ruolo decisivo, sia per la loro diffusione sia per l’inquinamento che produce la benzina che consumano. E per quanto ci si sforzi di ridurre l’impatto ambientale di quest’ultima, il passo decisivo saranno le nuove tecnologie.

Energia elettrica? Sì, ma…

La soluzione più gettonata è certamente l’energia elettrica, ma le macchine elettriche presentano ancora numerosi limiti. In primis il costo finale: in mancanza di incentivi, questo non è mai inferiore ai 20.000 euro, cifra non abbordabile per tutti. Le batterie hanno inoltre una durata limitata, e la loro produzione non è priva di rischi, come anche Akio Toyoda, presidente della Toyota, ha ribadito a settembre. Senza contare che una loro diffusione su larga scala richiederebbe un investimento altrettanto consistente nella costruzione di torrette di ricarica. Non a caso il PNRR italiano ha una sezione dedicata a questo settore, che prevede la realizzazione di oltre 20.000 torrette entro il 2026.

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L’equilibrio dell’ibrido

Le case automobilistiche al momento stanno facendo grandi investimenti nei motori ibridi. Il motivo è semplice: come spiegato da Toyota, il nemico è l’anidride carbonica e non la combustione interna. Per questo il suo marchio (come altri storici giapponesi quali Mazda e Suzuki), lavora sull’ottimizzazione di un sistema composto da tre elementi: il motore elettrico, il motore termico e la batteria. Il primo elemento è il cuore del sistema ibrido, poiché ha diverse funzioni: nella fase di partenza (e in generale a velocità stabile) può sostenere da solo il movimento nel veicolo, mentre il motore termico interviene solo in fase di accelerazione.

Un ulteriore fattore di risparmio è l’accumulo di energia elettrica. Entrambi i motori possono infatti contribuire alla ricarica della batteria, aiutati dalla cosiddetta frenata rigenerativa. Si tratta di un sistema di recupero che trasforma l’energia cinetica della vettura in energia elettrica e la trasferisce alla batteria. Questo permette di limitare sensibilmente il consumo di carburante, anche perché entrambi i motori si spengono se la vettura è ferma.

Le novità meno inquinanti

Insomma, la macchina ad energia elettrica 100% non è ancora la soluzione migliore. E se da una parte c’è chi ci scommette maggiormente (come ad esempio Suzuki con la nuova versione dello storico Suv Jimny), dall’altra molti marchi lavorano sull’ottimizzazione dell’ibrido. Veicoli come la Mazda 3, la Toyota Yaris e la Mercedes Classe C sono solo alcune delle vetture che testimoniano la costante evoluzione del motore ibrido in fatto di resistenza, velocità e possibilità di riciclo. Queste, insieme alla messa fuori commercio della benzina con piombo, sono solo gli ultimi passi di un percorso ancora molto lungo.

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Riccardo Ruzzafante

Riccardo Ruzzafante

Riccardo Ruzzafante, ho studiato Scienze Storiche all'Università di Torino. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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