Il 2021 ha segnato una svolta importante per l’Intelligenza artificiale in Italia. L’anno appena trascorso ha visto infatti venire alla luce la “Strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale”, un risultato che è il coronamento di un impegno attivo nel settore. L’Italia è tra i dieci Paesi più attivi in tema di intelligenza artificiale (IA) ed è al nono posto con 45mila paper scientifici pubblicati in cinque anni.

L’IA è destinata ad incidere sempre di più sulle attività economiche e a orientare e guidare la trasformazione digitale. Per questo motivo è nato il programma strategico per l’IA per il triennio 2022-2024. Il documento prevede il raggiungimento di sei obiettivi, per consolidare i punti di forza e superare i punti di debolezza dell’impiego dell’Intelligenza artificiale in Italia.

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Nel programma si punta sulla necessità di rafforzare la ricerca di frontiera nell’IA attraverso un approccio multidisciplinare dove la ricerca si intersechi con l’innovazione industriale e sociale, e, contemporaneamente, di ridurre la frammentazione della ricerca sull’IA promuovendo le collaborazioni.

Ulteriori obiettivi sono quello di cercare di sviluppare e adottare un’IA antropocentrica, attenta alla dimensione umana, affidabile sia nel settore pubblico che in quello privato e quello di portare avanti politiche e servizi basati sull’IA attraverso la collaborazione tra centri di ricerca, industrie ed enti pubblici.

Infine, bisogna aumentare l’innovazione basata sull’IA e lo sviluppo della tecnologica di IA attraverso la diffusione dei risultati della ricerca sul mercato, e, dunque, tentare di creare, trattenere ed attrarre ricercatori di Intelligenza artificiale in Italia promuovendo lo studio dell’IA in tutti i livelli di istruzione, ponendo l’attenzione sulle diversità e sull’equilibrio di genere.

Il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia

Tuttavia, ad oggi, la penetrazione del servizi basati sull’IA fatica ancora a prendere piede all’interno delle grandi imprese. In Itala solo il 6% delle aziende ricorre a queste tecnologie, come emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence 2021/2022 della School of Management del Politecnico di Milano.

Il mercato dell’Intelligenza artificiale in Italia – nonostante sia in crescita – è ancora di dimensioni limitate, attualmente vale 380 milioni di euro, con un+27% rispetto all’anno precedente. Il 95% dei consumatori conosce l’IA, anche se solo 6 su 10 sanno riconoscerne le funzioni in prodotti o servizi. Un terzo del mercato (35%) riguarda progetti di algoritmi per analizzare ed estrarre informazioni dai dati.

I vantaggi e le potenzialità dell’applicazione dell’IA nelle aziende sono svariati, tra questi l’ottimizzazione dei processi e della logistica, il supporto ai dirigenti nel prendere decisioni basate sui dati, aumento dell’efficienza organizzativa e il miglioramento del rapporto e della comunicazione con clienti e utenti.

Tra le criticità emerge la difficoltà di stare al passo con la rapidità dell’evoluzione tecnologica e la conseguente assenza di competenze digitali. Ecco perché, per migliorare la diffusione dell’intelligenza artificiale in Italia, è quanto mai necessario formare figure professionali che possano interpretare questo cambiamento e promuoverlo, come ad esempio i data scientist, soluzione a cui diversi corsi e master universitari stanno facendo fronte.

Per portare la cultura dell’AI e le sue competenze nelle aziende, sono necessarie operazioni mirate sul territorio rivolte alle PMI, tramite le associazioni di categoria, come quella dei dottorati di ricerca in azienda. Questa modalità, molto usata a livello mondiale e anche europeo, porta in azienda competenze scientifiche con costi limitati.

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Giacomo Capodivento

Giacomo Capodivento

Insegno religione dal 2012. Laureato in Comunicazione e Marketing e studente in Comunicazione e innovazione digitale. Per me occuparmi di comunicazione è una questione politica. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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