Lo Square Kilometer Array (o SKA) sarà il radiotelescopio più grande e sensibile sulla Terra. Con un’estensione di oltre 1 km quadrato, potrà rilevare onde radio e sondare lo spazio profondo. Un progetto ideato nel 1991 e che dopo 30 anni di trattative è ora in costruzione nei due siti identificati in Australia e Sud Africa. Lo SKA sarà costituito da due giganteschi strumenti complementari che avranno l’obiettivo di raccogliere i segnali radio emessi dagli oggetti celesti e rispondere ad alcune grandi domande ancora senza risposte, come la natura della materia oscura e i modi in cui si formano le galassie.

Come funziona lo SKA e come potrà indagare la materia oscura e i misteri dell’universo

Lo SKA è uno dei più grandi progetti scientifici del 21° secolo. Il progetto fa capo alla “SKA Organisation” (SKAO), azienda indipendente e no-profit che comprende diversi attori internazionali, tra cui l’Italia ed è la seconda organizzazione intergovernativa dedicata alla ricerca astronomica. Il quartier generale ha sede in Gran Bretagna. La prima fase di costruzione durerà fino al 2028 e costerà circa 1,3 miliardi di euro, per poi proseguire nei successivi dieci anni con investimenti ad oggi quantificati in 700 milioni di euro.

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La progettazione ha visto il coinvolgimento di oltre 1.000 ingegneri e scienziati in 20 paesi. I telescopi SKA avranno la capacità di rilevare le emissioni radio dei luoghi più remoti dello spazio e convertirle in segnali digitali, che verranno poi inviati tramite cavi in ​​fibra ottica ai supercomputer per l’elaborazione in immagini e informazioni che i ricercatori elaboreranno al fine di rispondere ad alcune grandi domande: qual è la natura della materia oscura? Perché l’universo si sta espandendo? Com’era l’universo alle sue origini? Esiste vita oltre la terra?

SKA-Low in Australia

Lo SKA-Low in Australia verrà posizionato nelle terre ancestrali del popolo Wajarri Yamaji; composto da circa 131.000 antenne simili ad alberi di Natale, secondo gli scienziati del progetto, rispetto a telescopi simili, “sarà otto volte più sensibile, avrà una risoluzione migliore del 25% e sarà in grado di osservare il cielo 135 volte più velocemente”.

Accordo di uso del suolo indigeno

Il sito è stato ribattezzato “Inyarrimanha Ilgari Bundara”, ovvero “condividere il cielo e le stelle”, nome scelto dai tradizionali proprietari della terra, i Wajarri Yamaji; questi hanno firmato e registrato un accordo di uso del suolo indigeno per il sito del telescopio. Secondo il governo australiano, “l’accordo garantisce che la costruzione del telescopio australiano SKA rispetterà e proteggerà il patrimonio delle terre di Wajarri Yamaji nell’Australia occidentale, garantendo inoltre che la comunità benefici del progetto SKA per le generazioni a venire”.

SKA-Mid in Africa, nuove antenne per sondare misteri e materia oscura

Lo SKA-Mid, in Sud Africa, sarà costituito da circa 200 antenne, ampliate dal telescopio MeerKAT a 64 antenne già esistente, nella regione secca del Karoo e sarà utilizzato con lo SKA-Low in maniera complementare. Altri otto paesi africani ospiteranno varie stazioni esterne. Anche lo SKA-Mid avrà una risoluzione molto più alta, circa quattro volte rispetto ai telescopi esistenti e una sensibilità cinque volte superiore che consentirà di mappare il cielo 60 volte più velocemente.

Il delicato passaggio dell’acquisizione dei terreni

Il programma di acquisizione di terreni è una delle attività che SKA Sud Africa sta intraprendendo per implementare il progetto. In seguito all’identificazione dell’area di costruzione, ai proprietari terrieri viene fatta un’offerta; se accettata porterà all’acquisizione, se rifiutata, come dichiarato nel sito del SARAO, porterà alla “revisione dell’offerta o all’esproprio in casi estremi”. Azioni delicate che andranno monitorate nel tempo per assicurare che gli interessi di tutte le parti coinvolte vengano rispettati.

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Giulia Angelon

Giulia Angelon

Mi piace esplorare l’esistenza, osservandone i misteri e sperimentando la forza creatrice che genera l'atto di comunicare quando nasce dall’ascolto e dal dialogo. Per BuoneNotizie.it scrivo di benessere e innovazione in chiave culturale, imparando l’arte di esserci nelle cose con intensa leggerezza.

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