L’innovazione tecnologica del secolo, l’intelligenza artificiale, divide esperti e scienziati. L’abilità delle macchine di utilizzare capacità cognitive tipiche degli esseri umani apre a discussioni sul futuro delle nostre esistenze. Ma l’IA sta già cambiando (in positivo) le nostre vite: vediamo come.

Intelligenza artificiale: una questione aperta

L’innovazione tecnologica del secolo, ossia l’intelligenza artificiale, apre a questioni sul futuro dell’esistenza umana. La capacità di macchine o sistemi informatici di simulare il comportamento della nostra specie, infatti, preoccupa e non poco gli esperti del digital. Accademici e leader d’azienda, in ragione di ciò, hanno disperatamente chiesto alla comunità scientifica di arrestare il progresso volto a migliorare la ricerca sull’IA. Inoltre, preoccupa anche la prospettiva di dispersione di determinate professionalità umane al raggiungimento di un’elevata ottimizzazione della produttività.

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Agire in modo analogo a quanto farebbero gli esseri umani, dopotutto, è il punto focale attorno al quale ruota l’intera discussione sulla pericolosità di un’intelligenza artificiale estremamente efficace. Fra i principali rischi connessi ad un elevato sviluppo dell’IA, dunque, vi è anche la disumanizzazione della gestione relazionale di lavoro. Ossia, della semplice e mai banale comunicazione verbale umana. Nell’era dei social network e delle fake news, poi, questo scenario sembrerebbe quasi un paradosso.

A tal proposito, il mondo delle imprese e la comunità scientifica meno innovativa della propria controparte impegnata a limare il progetto “Intelligenza Artificiale“, ha deciso di porre un argine attraverso alcune iniziative volte a rallentare un lavoro, a detta loro, estremamente pericoloso. Fra le “mosse” intraprese da chi intravede nubi all’orizzonte, ecco la lettera contro l’IA ed il provvedimento del Garante della Privacy italiano volto a bloccare il programma ChatGPT nel nostro Paese.

Presa di coscienza

ChatGPT, ovvero il programma sviluppato da OpenAI facente parte dei modelli GPT (Generative Pre-trained Transformer) e basato su machine learning per ottimizzare la conversazione o l’interazione fra utenti, è forse l’esempio emblematico di quanto detto sino ad ora. Le preoccupazioni derivate da una protezione dati poco chiara, infatti, rappresentano il punto più alto del timore umano nei confronti dell’IA. Tornando, poi, al documento realizzato per sensibilizzare l’opinione pubblica sullo stato d’avanzamento dell’intelligenza artificiale, è d’obbligo sottolineare una cosa. Mai come adesso, vi è una presa di coscienza su questo tema tanto forte quanto rilevante.

Presa di coscienza, però, che deve obbligatoriamente tener conto anche dei vantaggi connessi ad un buon utilizzo dell’intelligenza artificiale. Quest’innovazione tecnologica, dopotutto, sta già portando una forte trasformazione in ogni settore dell’esistenza umana. Evoluzione e progresso di cui già godono aziende leader del campo dei software come Google, Microsoft e Facebook.

Campi come quello dell’automobile, della medicina o dell’agricoltura, sono solo alcuni degli esempi di applicazione di un’intelligenza artificiale tanto utile quanto determinante. Ponendo ad esempio l’accento su Siri, il programma di conversazione vocale presente all’interno dei dispositivi Apple, è oggi possibile ottenere informazioni su più temi attraverso tecniche di Natural Language Processing. Oppure, mediante l’elaborazione di immagini applicate alla diagnostica, è facile analizzare e mettere a confronto storie cliniche o casi patologici le cui soluzioni spesso sfuggono all’occhio umano.

Il futuro dell’IA

Per completezza, però, è giusto porsi domande sul futuro dell’intelligenza artificiale. Possiamo solo ipotizzare le enormi rivoluzioni in campo medico, tecnologico o lavorativo che potrebbero essere realizzate in un domani non troppo lontano. Un domani contraddistinto da un’IA sempre più presente nelle nostre esistenze, e forte di un’ottimizzazione che possa agevolare la quotidianità umana mediante tecniche di ricerca ed interazione maggiormente intelligenti o veloci. La lotta alle fake news poi, tema diffuso e mai concluso, potrà godere di una linfa mai sperimentata grazie a strumenti di analisi volti a smascherare falsi miti o cattive notizie.

Dunque, sollevare gli esseri umani da compiti sporchi, noiosi o pericolosi non è più mera utopia. Automatizzare attività ripetitive e ridurre errori o sviste determinanti nella produzione, rifocalizzerebbe personale verso ruoli a valore aggiunto. Un valore aggiunto che, col tempo, porterebbe a nuove figure professionali contraddistinte dalla presenza umana. Una presenza umana non più rivolta a mestieri seriali, a quel punto facilmente affidabili a macchine programmate, ma convogliata verso una nuova organizzazione sociale e positiva. Insomma, l’evoluzione dipende da noi, dagli esseri umani. Perché, come diceva Henry Ford: “C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti“.

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Antonio Di Bello

Antonio Di Bello

Studente universitario con esperienze lavorative in ambito comunicativo e giornalistico. Amo raccontare tutto ciò che circonda il mondo del calcio, della pallavolo e della Formula Uno. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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