Il 6 maggio 2023 si è svolta presso l’abbazia di Westminster la solenne cerimonia d’incoronazione di Carlo III, nuovo sovrano del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e dei Reami del Commonwealth.

Si è trattato indubbiamente di un evento storico destinato a restare impresso nella memoria dei presenti e dei molti che hanno seguito l’evento in televisione. A tal punto che può essere sicuramente definito “senza precedenti”, poiché si è avuto modo di ammirare una cerimonia che credevamo appartenesse ad un passato ormai sepolto.

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Uno spettacolo ove ad andare in scena non sono stati solamente i principali protagonisti, ossia Carlo e la consorte Camilla. Infatti, sono i riti e i simboli che hanno contribuito, più di ogni altra cosa, a far entrare lo spettatore in una sorta di “mondo secondario”.

Un universo parallelo di cui Enrica Roddolo sul “Corriere della Sera” ci ha dato qualche schizzo assai evocativo:

“È stato incoronato sabato 6 maggio con rito medievale, con la St Edward Crown, unto con olio consacrato a Gerusalemme e fotografato con il globo d’oro in mano e lo scettro ammantato di velluto…”

La monarchia e l’opinione pubblica inglese

Due settimane prima dell’incoronazione di Carlo la BBC ha voluto effettuare un sondaggio per testare l’opinione pubblica del Paese. Ed è emerso un quadro molto interessante che riflette opinioni differenti su base generazionale.

In linea generale il 58% degli inglesi è entusiasta della monarchia e la preferisce alla repubblica. La fetta di popolazione che invece preferirebbe quest’ultima alla guida del Paese risulta essere del 26%.

Ma se il consenso verso la monarchia aumenta tra coloro che hanno più di 65 anni, raggiungendo il 78% del favore. Si verifica una situazione diametralmente opposta tra i giovani che vanno dai 18 ai 24 anni. Tra loro prevale infatti la preferenza verso la repubblica (38%) e l’indecisione (30%), se non una vera e propria indifferenza verso la famiglia reale, rilevata soprattutto tra i giovanissimi (78%).

Sui differenti pareri incide in maniera non indifferente il dibattito sulle spese pubbliche sostenute per il mantenimento della Corona. La parte più matura della popolazione ritiene che vi sia una gestione complessiva abbastanza oculata. I più giovani ritengono al contrario che la famiglia reale dovrebbe attingere dalla propria cassa privata per eventi di importanza pubblica, come la stessa incoronazione di Carlo.

L’incoronazione di Carlo: tra fasti del passato e stimoli per il futuro

Immagine commemorativa della Regina Elisabetta, in occasione della sua scomparsa

La difficile transizione da Elisabetta a Carlo

Non va dimenticato inoltre il peso della defunta regina Elisabetta in questa non facile transizione. Quest’ultima ha incarnato il Regno e i Reami del Commonwealth per ben 70 anni.

È diventata una vera e propria icona della regalità in tutto il mondo e un volto conosciuto da più generazioni, come nessun’altro monarca in età contemporanea.

La prova si è avuta in occasione dei suoi funerali. Essi sono stati trasmessi in diretta mondiale e si stima siano stati seguiti da circa 4 miliardi di persone.

A Carlo spetta dunque un compito molto gravoso. Da una parte occorre riuscire a conquistare una fiducia che la madre ha costruito in 70 anni, in un mondo completamente diverso. Dall’altra, occorre intercettare le necessità di una frattura generazionale che in gran parte prescinde dallo stesso stile che deciderà di adottare il nuovo sovrano.

Il futuro delle monarchie dietro l’incoronazione di Carlo

L’evento dell’incoronazione di Carlo ha riguardato senza dubbio l’Inghilterra e gli altri Regni che strettamente lo riguardano. Va anche ricordato, però, che esso ha favorito un momento di riflessione di più ampia portata.

Ricordiamo che in Europa vi sono allo stato attuale dodici monarchie in funzione. Le sette maggiori sono la Spagna, il Regno Unito, il Belgio, i Paesi Bassi, la Danimarca, la Norvegia e la Svezia. Tra le minori vi sono tre principati: Andorra, Monaco e Liechtenstein; un granducato: il Lussemburgo e, infine, una monarchia assoluta elettiva retta da un Papa, come la Città del Vaticano.

Gli interrogativi al centro delle discussioni, quando si parla di monarchia, possono sostanzialmente essere ricondotti ad un unico. In che modo oggi l’istituzione monarchica è ancora in grado di affrontare le sfide del futuro?

L’incoronazione di Carlo come occasione di confronto

Probabilmente ogni buon re risponderebbe affermando che è possibile affrontare le sfide che il futuro pone solamente avendo un punto di riferimento al quale appoggiarsi nei momenti di crisi.

L’istituzione della Corona assolve tale compito, incarnando la tradizione storico-culturale di un popolo. Potrebbe essere spiegata in tal modo la ragione per la quale, dove essa vige, si sono potute affermare senza particolari scossoni le democrazie che ancor oggi sono ritenute essere tra le più “mature”.

Un repubblicano è dell’opinione, invece, che un Presidente della Repubblica incarni meglio le esigenze di uno Stato moderno. La sua eleggibilità (diretta o indiretta) favorisce un ricambio e permette ai cittadini di incidere maggiormente. Se dalla sua ha questo indubitabile vantaggio, d’altra parte egli sembrerebbe scontare la pecca della sua soltanto “asserita” neutralità –  almeno in linea teorica – provenendo quasi sempre da una militanza in un’area politica.

Ciò che è più importante, però, è riscoprire la bellezza del confronto. Un evento come l’incoronazione di Carlo ci ha permesso di fare chiarezza su una realtà sulla quale gravano ombre e luci. Ma, soprattutto, ci sta consentendo di pensare al futuro avendo di mira il bene comune.

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Diego B. Panetta

Diego B. Panetta

Giurista con specializzazioni in campo notarile, societario e canonistico. Accanto alle norme, una grande passione per la retta filosofia, senza la quale codici e leggi possono ben poco. Autore di tre libri, collabora inoltre con riviste specializzate e testate online, tra cui BuoneNotizie.it.

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