Dall’inizio di questo torneo hanno avuto la lingua troppo lunga e si sentivano già in finale, invece sono state eliminate dalla competizione.” Ecco una delle ultime, ma non di certo l’unica, provocazione rivolta da Lineth Beerenstey – giocatrice olandese – alla nazionale americana che ha abbandonato inaspettatamente i mondiali di calcio femminile già negli ottavi di finale.

Il percorso deludente della nazionale a stelle e strisce sta decretando la perdita di centralità degli Stati Uniti e mostrando la nascita di un sistema sempre più multipolare. Oltre a questo evento epocale, quali sono i temi principali che stanno animando questa competizione?

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Chi sono le nuove protagoniste del calcio femminile mondiale?

La prematura uscita di scena degli Stati Uniti (e della Germania) è avvenuta in concomitanza con l’ulteriore crescita di alcune nazionali europee ma soprattutto con la discesa in campo di nuove protagoniste. Sono state ben tre le squadre del continente africano a entrare agli ottavi di finali (Nigeria, Sudafrica e Marocco) mentre la Giamaica ha scritto un pezzettino di storia diventando la prima squadra caraibica a vincere una partita ai Mondiali e a superare poi la fase a gironi. In Sudamerica, invece, il Brasile – eliminato già nei gironi –  è stato oscurato da una validissima Colombia, che è uscita solo ai quarti di finale contro le campionesse europee dell’Inghilterra.

I cambiamenti in corso nel mondo del calcio femminile si rispecchiano anche nel fatto che delle nazioni (Germania, Norvegia, Stati Uniti e Giappone) che hanno vinto questo torneo a partire dalla sua nascita nel 1991, nessuna ha raggiunto le semifinali e solo la squadra nipponico è riuscita a giocare i quarti. Tutto questo è certamente positivo ed è il sintomo della grande crescita di una realtà come quella del calcio femminile che storicamente è stata ostacolata da opprimenti stereotipi di genere che ne hanno minato lo sviluppo e la visibilità.

Ancora oggi, infatti, molte delle squadre che partecipano al Mondiale, sono in lotta con le proprie federazioni per chiedere trattamenti equi (rispetto alla controparte maschile) o perlomeno sufficienti. Una delle storie principali del torneo che si sta svolgendo tra Australia e Nuova Zelanda è sicuramente quella che coinvolge la nazionale giamaicana costretta a organizzare un crowdfunding per finanziarsi la trasferta mondiale a causa delle manchevolezze della loro federazione.

…che non abbiamo visto arrivare

In maniera molto interessante, Giorgia Bernardini, giornalista esperta di queste tematiche, sottolinea che nonostante le giocatrici di queste squadre “nuove” siano atlete di squadre importantissime – come il Real Madrid o squadra di prima fascia del campionato americano – noinon le avevamo viste arrivare.

La sorpresa con cui sono stati accolti questi risultati denota infatti una visione molto radicata in questo ambiente che tende a mettere l’Occidente al centro, oscurando tutto il resto. Secondo l’intervistata, nel contesto italiano, il motivo di questa sorpresa è anche dettato da “un problema molto diffuso che è quello della quasi totale mancanza di copertura mediatica: nelle poche testate giornalistiche che parlano di calcio è difficilissimo che vi siano informazioni specifiche sul calcio femminile.

In un certo senso, quindi, le nuove dinamiche in corso mettono chiunque parli di questo sport di fronte al difficile compito di rendere giustizia alla pluralità di protagoniste e storie che stanno via via andando ad affollare l’arena del calcio femminile, evitando il più possibile qualsiasi posizione etnocentrica.

Tanto calcio, finalmente!

Il Mondiale del 2019 vinto per la seconda volta di fila dagli Stati Uniti è stato senza dubbio un evento caratterizzato da grandi questioni sociali e politiche legate ai diritti delle atlete. A tenere banco è stata la forte presa di posizione della capitana a stelle e strisce Megan Rapinoe che, insieme alle sue compagne, si è rifiutata di farsi premiare da Trump alla Casa Bianca e ha ripetutamente tenuto discorsi a favore della parità salariale e di una società più inclusiva ed equa.

Nel 2023, ci racconta Bernardini molte situazioni sono cambiate ma soprattutto quello in corso “è un mondiale molto migliore dei precedenti dal punto di vista calcistico.” Basti pensare che nelle ultime ore a spopolare è la foto dell’inglese Chloe Kelly che tira un rigore a ben 111 km/h raggiungendo una potenza che ha superato il record della Premier League dell’ultima stagione. Secondo la giornalista infatti quest’anno “sono le partite ad essere più combattute e sono già molti i momenti calcistici da ricordare. Per fare un esempio, il rigore sbagliato da Rapinoe è stato comparato a quello sbagliato da Roberto Baggio. Finalmente si inizia a parlare di momenti iconici sul campo e questa è la direzione che deve prendere la narrazione sportiva femminile se vuole davvero essere rispettata”.

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Camilla Valerio

Camilla Valerio

Mi piace scrivere di diritti, sport, attualità e questioni di genere. Collaboro con il Corriere del Mezzogiorno e scrivo per BuoneNotizie.it grazie al progetto formativo realizzato dall'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo.

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