1,7 secondi è quanto in Formula 1 serve per passare da 0 a 100 chilometri l’ora, il tempo di leggere fin qui. 207 millesimi è il tempo di reazione di Bottas registrato al via del GP austriaco 2019. Un batter d’occhio. Valutare e agire a oltre 200km/h significa avere prestazioni fisiche e mentali fuori dal normale. Caratteristiche necessarie ma non sufficienti per essere un campione. La storia di Correa, promessa della Formula 2, racconta di un pilota che ha plasmato il suo destino.

La storia di Correa: 14,6 secondi che cambiano il destino

È della GenZ Juan Manuel Correa, nel 2019 ha vent’anni, come Anthoine Hubert. Sono migliori amici ma anche piloti in competizione in gara.  Per loro, a quella età, 15 secondi sono il tempo massimo su Instagram per una stories. Per cambiare le loro vite, di secondi ne sono bastati meno.  Dal report ufficiale FIA,  in 14.6 secondi si innesca ‘una catena di eventi che ha provocato una sequenza di incidenti prolungata e complessa’ che coinvolge quattro vetture.  Siamo nel circuito di Spa- Francorchamps, è 31 agosto 2019, corre la Formula 2: l’urto è fatale per Anthoine e lascia Juan Manuel in terapia intensiva.

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Correa viene indotto in coma per tre settimane a causa di gravi danni ai polmoni. Al risveglio, i medici parlano di lesione spinale, frattura di entrambi gli arti inferiori e consigliano l’amputazione del piede destro. “Corro da quando avevo 7 anni. Non posso immaginare altro nella mia vita” reagisce Juan Carlos.  Piuttosto che farsi amputare, chiede ai chirurghi di ricostruirgli il piede destro sottoponendosi a 3 operazioni (una, durata 17 ore). A queste vanno aggiunti 20 interventi alle gambe con impianto di placche per ricrescita ossea e ricostruzione di muscoli. “Sogno di poter ritornare in F2 e inseguire poi un futuro in F1“. È il 2020 quando pronuncia queste parole. Nessuno ci crede veramente, tranne lui.

Il chirurgo: la forza di volontà cambia il destino

Nel 2021, un anno e otto mesi dopo l’incidente, Juan Manuel Correa torna a correre.

Quando si riesce a salvare l’arto dall’amputazione è sempre una grande vittoria. Il risultato finale dipende da tanti fattori e variabili, sicuramente è sempre un percorso molto lungo. Quello di Correa è un risultato straordinario. Comunque senza una grande forza interiore, oltre alle cure necessarie, non ce l’avrebbe mai fatta” A parlare è il dottor Paolo Collivadino, soprannominato ‘ortopedico volante’. Pilota per passione, ha corso in campionati Formula e Prototipi, contando oltre venti vittorie. Ortopedico per professione, pratica il protocollo Fast Track nella chirurgia protesica: il paziente cammina il giorno stesso dell’operazione. “Fortunatamente per guidare un’auto da corsa non serve una grande escursione articolare, essendo molto corta la ‘corsa’ dei pedali. Tra l’altro, le lesioni più gravi furono a destra, lato che comanda l’acceleratore, mentre la forza più importante serve per frenare con il sinistro”.

Il giovane pilota ricomincia dalla categoria inferiore Formula 3 dove si passa da 0 a 100 chilometri l’ora in 3 secondi e la velocità media è circa 200km/h. Il Gran Premio è quello di Spagna: qui da subito Correa affronta una delle 6 curve più impegnative in frenata al mondo. Con una vettura di Formula 3 significa passare da 200 a 85 km/h in soli 104 metri. Ora immaginiamo di opporci a una forza pari al nostro peso corporeo. Adesso triplichiamola: ecco, questo è lo sforzo fisico affrontato in quella curva dal pilota. Succede 20 mesi dopo l’incidente, Juan Manuel va a punti e si piazza sesto. È comunque una vittoria ed è una questione oltre che fisica, anche mentale.

Traning mentale per gestire lo spavento

La determinazione di Correa ricorda quella di grandi campioni come Kubica, Massa, Lauda tornati a correre dopo gravi infortuni. Per loro il problema non è la paura, ma gestire lo spavento in base al proprio carattere. E per questo si allenano. Esercizi di concentrazione, coordinazione, attenzione focalizzata, reattività, flessibilità mentale, multitasking servono per tenere alta l’efficienza mentale.  Essere mentalmente efficienti è fondamentale per gestire una media di 160 battiti al minuto con punte anche di 180. La preparazione atletica e mentale è stata fondamentale per Correa che racconta a Mundo Deportivo, quotidiano spagnolo:

Sono sempre stato cosciente. L’impatto è stato di 70 G, e quando ho detto ai dottori che ero sveglio non mi volevano credere. Prima dell’incidente mi ricordo di aver contratto i muscoli e di essermi rannicchiato, questo ha aiutato. Dopodiché volevo uscire da solo dalla monoposto. Me lo ricordo bene, come ricordo ogni istante dell’incidente.

Juan Manuel è un modello di resilienza per tutti. I postumi da incidenti oggi si fanno sentire: dopo la prima gara di campionato F3 2022, è in fermo forzato. Su Twitter, il pilota parla di frattura da stress al metatarso del piede sinistro, quello meno compromesso ma più stressato in gara. La riabilitazione ha bisogno dei suoi tempi, ma non manca il sostegno a Correa, il pilota che ha plasmato il suo destino già una volta.

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Anna Restivo

Anna Restivo

Editor e creator freelance nel motorismo sportivo e storico.  Ho collaborazioni in F1 dal 2014, passando anche dalla Motogp, e dal 2019 in manifestazioni di auto e moto d'epoca. Mi piace raccontare il motorismo e le sue connessioni con società, arte, ambiente, creando format e progetti. Attualmente collaboro con BuoneNotizie.it, grazie al quale ho avuto l'opportunità di conoscere il giornalismo costruttivo.

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