Torniamo per un attimo indietro di un anno. 11 luglio 2021. Sul campo centrale di Wimbledon Matteo Berrettini affronta in finale il plurivincitore slam Novak Djokovic. L’Italia è paralizzata davanti alla televisione per una partita di tennis, come mai accaduto prima. L’epilogo del match non è quello sperato, con il campione serbo che vince in rimonta con il punteggio di 6-7, 6-4, 6-4, 6-3, ma mai come quel giorno il futuro sembra promettente. A dichiararlo è lo stesso giocatore romano nel post partita: “Per me questa non è la fine, ma l’inizio di una carriera”.

Un campione non predestinato

Una carriera esplosa nel 2019 con la conquista della semifinale agli Us Open e che nel 2021 ha visto Berrettini entrare stabilmente nella Top Ten del ranking Atp, consacrandolo come una delle stelle del tennis mondiale. Dopo l’atroce delusione delle Finals torinesi, dove uno stiramento addominale lo ha costretto al ritiro, il numero uno azzurro è ripartito nel 2022 con la semifinale nel Major australiano.

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Poi, come un fulmine a ciel sereno, un nuovo infortunio alla mano destra. L’intera stagione su terra rossa saltata per riprendersi dall’operazione e il ritorno in campo sulla sua superficie preferita: l’erba. Qui Matteo si trasforma e i risultati non mentono: dal post pandemia a oggi ha un record di 20 vittorie e una sola sconfitta. Al rientro dopo tre mesi di inattività ha ottenuto nove vittorie consecutive e aggiunto due titoli alla sua già prestigiosa bacheca: Stoccarda e il Queen’s. Ha lottato e sofferto in tutte le partite, ma ha sempre vinto: la cartina tornasole del suo talento e dello status raggiunto.

Obiettivo Wimbledon

Ora, dopo aver ritrovato il giusto feeling con la competizione, si torna a Wimbledon. Un luogo magico. “Qualcosa di più di un torneo, una religione. È il Vaticano del tennis. È come per un cattolico andare in pellegrinaggio a San Pietro” scriveva il grande Gianni Clerici. Per la prima volta in carriera The Hammer calcherà i prati dell’All England Club come uno dei favoriti.

Sarà un’edizione particolare, contraddistinta dalla decisione del comitato organizzatore di non ammettere atleti sovietici, alla luce della brutale invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin.

Il prototipo del tennista del futuro

Curioso, umile e dotato di un’educata simpatia, “Berretto” è il prototipo del tennista moderno. Fisico da giocatore americano, ha nel dritto pesante ed esplosivo e nel servizio “da bombardiere” i suoi punti di forza. A questi, abbina una buona mobilità e un ottimo tocco di palla.

Lo “scriba” Gianni Clerici, in uno dei suoi ultimi articoli pubblicati, lo descriveva così: “Berrettini mi ricorda Budge Patty, per quel suo dritto abbreviato e dal gesto limitato, un rovescio brevissimo e un conseguente drop. Non ha ancora la sua manina a rete, ma ha dimostrato grandi capacità offensive”.

Oltre alle qualità tecniche di assoluto valore, ad impressionare sono la sua grande solidità mentale e la sua capacità di gestire la tensione nei momenti cruciali della partita. Incarna perfettamente lo sportivo del futuro: poliglotta, capace di creare empatia con il pubblico, esuberante dal punto di vista fisico e con doti mentali fuori dal comune. Grazie alla sua leadership positiva e ai risultati ottenuti sul campo, Berrettini ha proiettato l’Italia del tennis in una dimensione contemporanea e rappresenta uno dei volti principali del Rinascimento sportivo azzurro.

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Zeno Ferretti

Zeno Ferretti

Curioso, empatico e alla ricerca di storie da raccontare. Aspirante giornalista pubblicista, collaboro con BuoneNotizie.it.

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