Viaggio consapevole, digitale, corto: ecco il futuro.

Forse non tutti sanno che l’Italia è il secondo Paese al mondo, dopo la Spagna, per incidenza del turismo sul PIL. Questo dà un’idea dell’importanza che il settore rappresenta per il nostro Paese. Nonostante sembri difficile immaginare di viaggiare in questo momento per il Covid che incombe, torneremo presto a farlo e in maniera radicalmente differente. In viaggio saremo più consapevoli, premieremo brand più green e con politiche di responsabilità sociale, ci digitalizzeremo ancor di più e sceglieremo di viaggiare meno in aereo. In sostanza una vera rivoluzione del viaggio.

Digitalizzazione del viaggio: sfida da affrontare

Stando ai dati dell’Osservatorio innovazione digitale nel turismo e business travel il distanziamento dovuto alla pandemia ha accelerato il processo di digitalizzazione. Nel 2020 è cresciuto del 40% il tempo di fruizione dei contenuti digitali da parte dei viaggiatori. Ci sono altri dati come per esempio: il check-in online passato dall’8% del 2019 al 31% del 2020, pagamenti mobile o da remoto dal 15% al 30%, le chat o assistenti virtuali arrivati a un 14% dal 2%. Inoltre i viaggiatori che nel 2020 hanno prenotato da soli online sono cresciuti del 26%. Risulta quindi chiaro che gli operatori del settore dovranno rispondere con una digitalizzazione maggiore per trovarsi preparati a questa tendenza.

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Come viaggeremo con il virus

Se nel 2019 i biglietti (aerei, ferroviari e navali) sfioravano i 6.000 milioni di euro, nel 2020 hanno appena raggiunto i 1.709. Ovvio il motivo, le restrizioni da coronavirus. Per quanto riguarda i trasporti su gomma (automobile, car sharing, taxi e noleggio) sono passati dai 1.840 del 2019 ai 2.198 del 2020. I viaggiatori scelgono quindi di muoversi più lentamente e preferiscono la qualità alla velocità. Anche dopo l’emergenza la tendenza resterà strutturale e andrà verso il viaggio di prossimità.

Quali alloggi preferiremo

Secondo i trend di ricerca del 2020, pubblicati da Industry travel Google Italia, i viaggiatori hanno apportato diversi cambiamenti. Oltre a diversi trasporti si cercano anche alloggi e destinazioni differenti. Nelle ricerche effettuate gli hotel sono crollati del 12%, mentre le case vacanza sono aumentate del 29%. Se non bastasse questo dato, aggiungiamo l’esordio a Wall Street di Airbnb con un valore di 30/40 miliardi di dollari, sceso a 18 durante il periodo più buio della pandemia per poi chiudere il 2020 a oltre 109. Sta per cambiare, quindi (o forse è già cambiato), anche il modo con cui troveremo la base d’appoggio del viaggio.

Quali destinazioni con il Covid

Possiamo supportare questa propensione per gli alloggi privati anche con il tipo di turismo domestico. Infatti secondo l’Istat il turismo di prossimità è sceso del 40%, un dato ‘positivo’ se paragonato con il turismo outgoing crollato del 95%. Il turismo domestico ha rappresentato una vera e propria boccata di ossigeno per il settore specialmente nell’estate 2020 (luglio, agosto e settembre). Collegate al turismo di prossimità sono esplose le esperienze di una giornata, come l’escursionismo e la riscoperta dei territori più prossimi alla propria abitazione.

Il protagonista del viaggio

Il viaggiatore ha evidenziato nuove esigenze con la pandemia. Per prima cosa preferisce dei professionisti o consulenti con cui rapportarsi personalmente, invece che le agenzie tradizionali (-42% nel 2020). Hanno maggiore voglia di viaggiare nonostante il Covid, ma esigono delle garanzie di sicurezza nel viaggio (+35%), assistenza e flessibilità (+46%). Quest’ultimo dato risulta essere ormai una pretesa. Chi viaggia vuole avere la garanzia della possibilità di cancellare in ogni momento il suo itinerario. Gli hotel che danno questa possibilità sono ormai l’89%.

Secondo Eleonora Lorenzini, dell’Osservatorio innovazione digitale nel turismo e business travel, il viaggio diventa un’esperienza continuativa nel tempo. Inizia prima della partenza e si conclude molto dopo essere tornati a casa. Il viaggiatore si informa e prenota autonomamente e una volta tornato a casa acquista online dei prodotti della destinazione che ha appena visitato (+12% nel 2020).Tutto questo identifica il viaggiatore come più autonomo e consapevole delle proprie scelte. Il 50% nello scorso anno ha scelto quei brand che adottano politiche di responsabilità sociale (es. come trattano i dipendenti) e sostenibilità ambientale.

Risalita dopo la grande depressione

Il turismo rappresenta il più grande business globale e l’Organizzazione mondiale del settore delle Nazioni Unite ha recentemente affermato che il 2020 è stato il peggior anno mai registrato. Come abbiamo visto solo una vera rivoluzione può riportare il settore ai livelli pre-Covid, che secondo gli esperti si avranno dal 2024. Bisogna però ricordare che il mercato italiano presenta i tassi di aumento e incremento più alti in assoluto, segnali di una ripresa.

Torneremo a viaggiare indipendentemente dal Covid

A questo va aggiunto che oltre il 45% degli operatori del settore si dice convinto di una notevole crescita già dal secondo semestre di quest’anno. Uno dei fattori trainanti sembra essere per esempio l’holiday working, permesso dallo smart working. Infatti molte strutture permettono questi soggiorni lavorativi e anche le stesse aziende stanno stringendo delle convenzioni (un incremento del 5% negli ultimi mesi). Anche il settore delle assicurazioni sta trovando nuove coperture per permettere al viaggiatore di disdire anche all’ultimo e allo stesso tempo tutelare l’albergatore (es. BeSafe Rate). Quindi riprenderemo sicuramente a viaggiare, ma in maniera differente e forse anche migliore rispetto a prima del Covid.

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Riccardo Pallotta

Riccardo Pallotta

Laureato in comunicazione e marketing con una tesi sul brand journalism. Attore e speaker radiofonico in Italia e all'estero. Social media manager. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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