Il fenomeno del south working incentiva il turismo locale e promuove il Patrimonio Culturale italiano.

Il south working, si sa, ha preso piede anche in Europa. Il fenomeno americano di migrare al Sud e in periferia per lavorare a distanza dai centri lavorativi, giunge nel Vecchio Continente durante il Covid come abbiamo visto un anno fa in una nostra intervista. Anche l’Italia assiste a questa trasformazione col rientro di molti lavoratori dalle metropoli del Nord Europa. Ma il trend riguarda soprattutto il Mezzogiorno italiano. Nel Meridione infatti sono rientrati – durante la pandemia – molti giovani, ripopolando così borghi e città del Sud. Il progetto South Working – Lavorare dal Sud prende spunto proprio da questo contesto. Associazione di innovazione sociale, South Working – Lavorare dal Sud opera in tutta Italia al fine di attenuare, attraverso il lavoro agile, il divario Nord-Sud. I “presidi di comunità” sono i loro coworking: promuovono il lavoro a distanza e valorizzano il Patrimonio Culturale italiano. Vediamo come.

I presidi di comunità

Si chiamano “presidi di comunità” e sono dei punti di coworking regolati e mappati dal progetto South Working – Lavorare dal Sud. Nato nel marzo 2020, il progetto vuole promuovere la coesione economica, sociale e territoriale nonché ridurre il divario tra territori con differenti livelli di sviluppo. Lo fa attraverso lavoro di ricerca e lavoro di rilancio del Meridione. Inoltre promuove il lavoro agile – sensibilizzando all’utilizzo di contratti lavorativi ad hoc – e lo sviluppo di infrastrutture digitali di comunicazione e di trasporto.

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I presidi di comunità non sono solo luoghi lavorativi, ma molto di più. Grazie ad essi, si incentiva la valorizzazione e la cura del luogo che li accoglie. Alcuni di questi coworking sono adibiti all’interno di luoghi storici e culturali con lo scopo di mantenere viva la loro memoria e bellezza.

Il progetto è stato proposto lo scorso luglio al Ministro Dario Franceschini al fine di avere un sussidio da parte del Governo. «L’incontro è stato molto proficuo – spiega Elena Militello, direttrice di South Working – Lavorare dal Sud – il Ministro Franceschini ha ascoltato la nostra proposta soprattutto collegata a una valorizzazione dinamica dei luoghi di cultura e dellimmenso patrimonio culturale italiano nellottica proprio dei presidi comunità. Lidea che troviamo vincente è che allinterno di musei e biblioteche in disuso possano sorgere luoghi in cui le persone possano anche riunirsi per fare smart working. Allontanandoci quindi dallidea di Patrimonio Culturale italiano come qualcosa di meramente conservativo e creando all’interno di esso aggregazione».

South working e Patrimonio Culturale italiano

Secondo la classifica Best Countries 2017 di US news and world report, l’Italia è il primo Paese al mondo per influenza ed eredità culturale. I dati Istat 2015 rilevano infatti che il 60% del patrimonio mondiale è sito nel Bel Paese. Tuttavia secondo l’Osservatorio sui conti pubblici italiani (OCPI) la spesa pubblica in cultura è al di sotto dell’Unione Europea (dati del 2020).

È proprio qui la causa del degrado e la poca attenzione per la maggior parte dei siti culturali e musei in Italia. Spesso questi luoghi rinascono grazie all’intervento di associazioni o privati. La mappatura digitale avanzata da fondi come il FAI o azioni di rigenerazione urbana sono alcune delle soluzioni per poter rialzare sia il settore Turismo, colpito dalla pandemia, sia il Patrimonio Culturale italiano. La filosofia del progetto South Working – Lavorare al Sud combacia proprio con queste soluzioni.

È a Castelbuono (PA) il primo prototipo di presidio di comunità proposto da South Working – Lavorare dal Sud. Nella cittadina sono stati proposti 2 spazi di coworking pubblico autogestiti da un gruppo di cittadini south worker. Gli spazi in questione riguardano una sala del Museo civico di Castelbuono ubicato nel Castello dei Ventimiglia e alcune sale del Museo naturalistico Francesco Minà Palumbo. L’associazione ha siglato un protocollo d’intesa con gli spazi e con l’Amministrazione comunale in cui è permesso utilizzare i luoghi per coworking e godere così del mare e della vista incantevole delle Madonie. Chiunque potrà inoltre fare pause pranzo gourmet e alloggiare in strutture ricettive in convenzione.

Altri presidi sono a Santo Stefano di Camastra (ME) presso il Museo delle ceramiche e a Palazzo Biscari di Catania, gioiello del settecento riconosciuto UNESCO.

Una nuova cultura del lavoro

I presidi di comunità non sono meccanismi riservati solo ai cittadini del luogo in cui sorgono, bensì si avvicinano al nuovo trend che unisce lo smart working col turismo. Durante la pandemia, col calo di viaggiatori, Paesi come l’Islanda o i Caraibi hanno voluto agevolare gli smart worker con permessi di soggiorno speciali. I presidi di South Working – Lavorare dal Sud sono infatti aperti a qualsiasi lavoratore e offrono anche sconti su chiunque voglia usufruire dei servizi offerti. Tutto ciò intende essere dunque un nuovo modo di concepire il lavoro, fatto di opportunità anche per il Patrimonio Culturale italiano.

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Martina Tolaro

Martina Tolaro

Martina Tolaro, curator ed editor freelance. Ho collaborato con imprese culturali creative nazionali e artisti internazionali. Scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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