Torno di nuovo su un tema che ho già affrontato la settimana scorsa, prendendo come esempio le notizie sull’Ucraina, ma che è centrale per comprendere il ciclo di vita delle notizie e perché queste rischiano di darci una percezione errata della realtà. Nel mio ultimo editoriale, infatti, ho spiegato cosa sono le “power words” che vengono scelte nei titoli, a caratteri cubitali, dei giornali e in quelli strillati dei tg, e ho fatto un’analisi delle prime pagine dei principali quotidiani, con una conclusione tanto vera quanto inquietante, ovvero che…

le notizie sono diventate solo una merce da essere venduta.

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Se ci avete fatto caso, negli ultimi due anni abbiamo sentito parlare solo di Covid (un record, almeno per quanto mi ricordi: nemmeno durante l’attacco alle Torri Gemelle abbiamo sentito parlare così a lungo di terrorismo). Invece, da due settimane le uniche notizie di cui sentiamo parlare riguardano la guerra in Ucraina. I virologi sono letteralmente scomparsi dalla scena mediatica e sono comparsi ovunque esperti di geopolitica, alcuni dei quali molto competenti, non posso negarlo.

«Va bene Silvio – direte voi – ma la guerra in Ucraina sta accadendo vicino a noi e le notizie potrebbe riguardarci più da vicino da un momento all’altro!». Vero. Tra l’altro devo dire che le cose, dal punto di vista dell’allarmismo mediatico, forse sono anche migliorate. Nonostante la guerra di Saddam Hussein al Kuwait fosse molto più lontana rispetto a quella di oggi di Putin all’Ucraina, le notizie di allora avevano letteralmente scatenato la corsa ai supermercati, con servizi ripetitivi e foto in prima pagina di scaffali vuoti. Ma la vera questione è un’altra: come funziona il ciclo delle notizie?

Anche le notizie hanno un ciclo

Tranne che in casi eccezionali, come le elezioni del Presidente della Repubblica, per citare il caso più recente, non ci sono state notizie di tale portata da oscurare il resto dell’informazione per anni, come la pandemia! Prima del Covid il ciclo delle notizie durava mediamente 7 giorni. Insomma, cambia la durata, ma non cambiano le cattive abitudini. Il Covid tira? Vai col Covid: mattino, pomeriggio e sera, bollettini, servizi, approfondimenti, plastici, virologi e chi più ne ha più ne metta. La guerra in Ucraina tira? Vai con le notizie sull’Ucraina! E così via… di solito ricorrendo a immagini raccapriccianti o strappalacrime, altrimenti come te la vendono la raccolta fondi che seguirà nel break pubblicitario senza la bambina che tiene la mamma in una mano e la bambola nell’altra? Ma questa è un’altra storia, te la racconterò un’altra volta.

Se vuoi approfondire meglio come funziona il ciclo delle notizie, ti consiglio di leggere questo articolo dove, in modo un po’ ironico, ho fatto un esempio che conosci di sicuro!

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Silvio Malvolti

Silvio Malvolti

Ho fondato BuoneNotizie.it nel 2001 con il desiderio di ispirare le persone attraverso la visione di un mondo migliore. Nel 2004 ho costituito l'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, che oggi gestisce questa testata: una sfida vinta e pluripremiata.

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