Il lavoro sta cambiando a velocità altissima. L’evoluzione si percepisce su scala globale, con cause che si rifanno a tre grandi transizioni della società moderna: tecnologica, ambientale e demografica. I cambiamenti impattano sulle competenze richieste ai lavoratori. Rispetto al resto del mondo, i dati LinkedIn rivelano che in Italia circa un lavoratore su tre sta modificando le sue competenze in modo radicale.

Le tre transizioni della società attuale

La transizione digitale impatta sul lavoro come una forza che contemporaneamente distrugge e crea. Ad essere surclassate sono molte professioni routinarie, che possono essere facilmente svolte da macchinari. Allo stesso tempo la tecnologia richiede figure sempre più tecniche, con formazioni specifiche e settorializzate.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

La transizione ambientale, spinge il mondo del business e di conseguenza quello del lavoro, verso una maggiore sostenibilità per l’ecosistema in cui l’uomo vive.

Infine, la transizione demografica, che ci sta portando verso società sempre più anziane, economicamente è rappresentata da un cambiamento nelle attitudini di consumo e spesa che prende il nome di silver economy.

Come cambiano le competenze delle professioni

Analizzando i dati del LinkedIn Economic Graph si possono osservare le skill di più di 800 milioni di utenti in tutto il mondo. Soffermandoci sull’Italia, nel periodo che va dal 2015 al 2021, è possibile capire quali sono i settori che hanno registrato un cambiamento maggiore in termini di skill delle proprie risorse.

L’area dell’energia e delle estrazioni è il settore merceologico in cima alla classifica. Le competenze di questo segmento sono cambiate in media del 45,4%, significa che il personale in appena 6 anni ha dovuto cambiare quasi la metà delle proprie abilità.

A seguire troviamo il settore del no profit, con il 41,3% di skill modificate, il settore dei servizi alle aziende con il 39,7% e il manifatturiero con il 39,4%.

Come sono cambiate le skill in Italia rispetto al resto del mondo?

Considerando tutti i Paesi in cui LinkedIn è presente, il primo settore mondiale per cambiamento delle competenze dei propri lavoratori è quello dell’hardware e networking, che registra un 31,4% di variazione delle abilità. A seguire si trova il settore della sicurezza pubblica con il 28,7%, il no profit con il 28% e l’ambito software e IT con il 27,5%.

l’Italia registra un cambiamento di skill di gran lunga maggiore rispetto a quello che avviene a livello globale. Le competenze nei settori italiani dal 2015 al 2021 sono cambiate in media del 30,5%, contro un 22,8% mondiale. Il mercato del lavoro italiano sembra quindi essersi evoluto a una velocità maggiore della media degli altri Paesi negli ultimi 6 anni.

 

Le spiegazioni non portano verso un’unica direzione: andrebbe indagato se la ragione di tale dinamismo risieda nel fatto che l’Italia presentasse, a inizio 2015, un gap di competenze da riequilibrare più ampio rispetto a quello globale. Andrebbe considerato anche il limite insito nei dati di un social network che risente di particolari dinamiche comportamentali.

Potrebbe infatti “andare di moda” segnalare nel proprio profilo online solo determinate competenze, maggiormente associate a quella specifica figura professionale, rimanendo vittima delle cosiddette eco chamber dovute alla propria bolla di contatti.

**elaborazioni grafiche a cura di Chiara Bastianelli sui dati aggregati 2015-2021 di Linkedin Economic Graph

Leggi anche:

Dimissioni online: tutto quello che devi sapere prima di rassegnarle

Come è cambiato il mercato del lavoro italiano nel 2021?

Condividi su:
Chiara Bastianelli

Chiara Bastianelli

Laurea in Economia e Direzione Aziendale. Project manager in una società di consulenza strategica per le imprese. Appassionata di aziende, finanza e letteratura.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici