Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, l’overtourism o sovraffollamento turistico è l’impatto del turismo su una destinazione, che può causare cambiamenti nella qualità della vita dei residenti e influenzare l’esperienza dei turisti stessi. Si è parlato di overtourism per la prima volta nel 2012 su Twitter, ma è solo nel 2017 che il fenomeno ha realmente catturato l’attenzione dell’UNWTO.

Overtourism: le origini e i rischi che comporta

A partire dagli anni Sessanta il turismo comincia a diffondersi su scala globale e i comportamenti dei viaggiatori si uniformano. Si moltiplicano i tour operator che offrono prodotti turistici standardizzati a prezzi competitivi e comincia l’ascesa delle OTA, le online travel agency. Il trend diventa ancora più marcato con l’avvento delle compagnie aeree low cost che, se da un lato hanno permesso a chiunque di acquistare biglietti aerei a basso costo, dall’altro hanno contribuito all’overtourism incontrollato.

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In alcune località interessate dal turismo di massa come Venezia, Santorini, Barcellona e Copenhagen non sono mancate le proteste e si sono sviluppati veri e propri movimenti anti-turistici.

overtourism

Anche i social media sono spesso responsabili dell’aumento incontrollato dei flussi. Molti turisti sono ormai spinti a visitare posti “instagrammabili” solo per il desiderio di scattare un selfie e condividerlo con la propria community. Paesi come l’Islanda e la Nuova Zelanda hanno dovuto lanciare campagne per incoraggiare i turisti a evitare i luoghi più popolari e sovraffollati.

L‘overtourism può quindi considerarsi una reale minaccia alla sostenibilità delle destinazioni. Per scongiurare gli effetti del sovraffollamento, l’Unione Europea ha individuato parametri utili a monitorare lo stato di salute ambientale delle località. Tra questi, qualità dell’aria, consumi di acqua potabile, variazione dei consumi elettrici, rifiuti prodotti, passeggeri del trasporto pubblico, numero di automobili.

Valori al di sopra delle soglie accettabili fungono da driver per interventi mirati alla riduzione dell’impatto sui luoghi.

Salvaguardare la sostenibilità delle destinazioni a rischio sovraffollamento:  alcuni esempi in Italia

Il centro storico di Venezia da sempre cerca di combattere il turismo “mordi e fuggi”. Nel 2021 sono state installate telecamere che, oltre a tutelare il decoro della città, hanno l’obiettivo di monitorare il quantitativo giornaliero di turisti in ingresso per poi, in futuro, sperimentare l’installazione di tornelli. Il centro storico a numero chiuso da gennaio 2023 potrebbe diventare realtà, con la prenotazione obbligatoria dell’ingresso e il pagamento di un contributo.

Venezia è anche l’unica città destinataria di una legge sperimentale all’interno del Decreto Aiuti emanato dal Senato a luglio 2022. Il provvedimento, che arriva un anno dopo quello che allontana le grandi navi dal porto della Serenissima, consentirà di limitare gli affitti dei privati su AirBnB a un massimo di 120 giorni l’anno. Proverà così a contrastare almeno in parte un mercato che si è sviluppato in maniera incontrollata nel centro storico, causandone lo spopolamento. Se l’applicazione della legge avrà esito positivo, sarà probabilmente estesa ad altre città italiane con problemi simili, come Firenze e Bologna.

Le città d’arte non sono però le uniche a essere interessate dal fenomeno dell’overtourism. In alcune località balneari della costiera amalfitana si punta a contingentare il traffico, impedendo la sosta dei bus turistici e limitando l’utilizzo delle auto attraverso il potenziamento dei trasporti marittimi. In Puglia, per tuffarsi nella Grotta della Poesia si paga un ticket di tre euro. Per preservare l’integrità delle più celebri spiagge sarde, è stato di recente inserito un limite massimo alla capacità giornaliera.

Sovraffollamento turistico: reindirizzare i flussi e puntare sul turismo slow 

Queste sono solo alcune delle misure che le istituzioni stanno mettendo a punto per frenare il sovraffollamento turistico che minaccia la sostenibilità delle destinazioni.

Tuttavia, negli ultimi anni restrizioni e distanziamento sociale imposti dalla pandemia hanno contribuito all’accelerazione di tendenze consolidatesi a partire dai primi anni duemila. Molti turisti “esperti”, in grado di reperire autonomamente informazioni sul web, vanno oggi alla ricerca di esperienze autentiche e differenti. Si tratta di viaggiatori che prediligono il turismo slowesperienze all’aria aperta, a contatto con la natura e lontano dal turismo di massa. 

Dunque, se limitare l’accesso ad alcuni luoghi può essere discriminatorio, una soluzione alternativa per scongiurare l’overtourism sarebbe il reindirizzamento dei flussi. Guidare, quindi, i turisti verso destinazioni meno battute e ridistribuire le presenze in maniera omogenea durante l’anno grazie a efficaci strategie di marketing territoriale.

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Mariarita Persichetti

Mariarita Persichetti

Laureata in Management con una tesi in marketing territoriale. Viaggio, scrivo, fotografo e degusto formaggi. Su Buonenotizie.it parlo di progetti sostenibili e innovativi nel turismo, cultura gastronomica e mondo. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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