L’invenzione del drone – al pari dell’intelligenza artificiale – ha spesso fatto sorgere negli individui una serie di preoccupazioni più o meno giustificate. Eppure, quando mettiamo simili tecnologie in relazione alla medicina, si aprono scenari incoraggianti. In tale contesto si inserisce un test effettuato a marzo 2024 dalla Società Italiana Sistema 118 (SIS 118) in provincia di Cosenza: simulando un caso di arresto cardiaco, si è constatato che un drone è in grado di raggiungere la persona colpita più rapidamente rispetto a un’ambulanza. Tramite il piccolo aeromobile, dunque, è possibile trasportare un defibrillatore in tempi più rapidi, aumentando del 20% le chance di salvare il paziente: il drone e il defibrillatore volante sono quindi il futuro?

La necessità di diffondere i defibrillatori automatici

La presenza di defibrillatori nei luoghi pubblici è una realtà che da tempo si cerca di incoraggiare. Infatti, se utilizzato in modo corretto, tale dispositivo è in grado di salvare la vita a chi è stato colpito da arresto cardiaco. Proprio per questo, oggi, si trovano in commercio modelli automatici e semi-automatici che ne semplificano l’utilizzo, e che risultano accessibili anche in termini di costi.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Essi non solo sono progettati per guidare il soccorritore – tramite una voce registrata – nelle procedure da eseguire, ma sono anche capaci di “valutare” se sia opportuno erogare la loro scarica elettrica a un certo paziente. Dalla disponibilità di tali apparecchi dipende la velocità con cui si mette in atto il soccorso. Soprattutto quando si tratta di arresto cardiaco, infatti, il tempo può essere un fattore determinante nel salvare il maggior numero possibile di vite.

Il drone: un nuovo strumento al servizio del primo soccorso

In tale ottica, gli studiosi del settore del primo soccorso hanno iniziato, da alcuni anni, a testare l’utilizzo di droni per trasportare defibrillatori. In Italia, soprattutto alcuni comuni del Meridione hanno voluto aderire a questo tipo di sperimentazione: Taranto e Altomonte (in Calabria) e Santa Lucia di Serino e Massa di Somma (in Campania). Si è trattato, perlopiù, della simulazione di interventi d’emergenza effettuati tramite un drone, in seguito a ipotetici episodi di arresto cardiaco.

La simulazione effettuata ad Altomonte (Cosenza) ha fornito un dato incoraggiante: messo a confronto con un’ambulanza – dallo stesso punto di partenza – il drone è arrivato a destinazione prima di quest’ultima, con un distacco di 3 minuti e 11 secondi in un tragitto di 2,5 km. Ciò ha permesso di usare il defibrillatore con un vantaggio di 2 minuti e 11 secondi rispetto al momento di arrivo dell’ambulanza, facendo crescere le chance di salvare la vittima. Tali dati sono stati certificati dalla Società Italiana Sistema 118, principale promotrice di questo progetto.

Altri possibili impieghi del drone in campo medico

Riguardo alla rianimazione cardiopolmonare, la provincia di Cosenza è impegnata da tempo in molteplici iniziative. Test simili a quello descritto si stanno svolgendo anche in altre nazioni. Tuttavia, va evidenziato che non si tratta soltanto di interventi simulati, e dunque privi di rischi. Nel 2022 a Trollhättan, in Svezia, un uomo di 71 anni fu colpito da arresto cardiaco davanti a casa sua. Dopo appena 3 minuti dalla chiamata al numero d’emergenza, l’arrivo d’un drone con un defibrillatore consentì di salvare la vita dell’uomo.

Inoltre, in campo medico, la sperimentazione di tale tecnologia ambisce a estenderne il raggio d’azione. Un drone, infatti, non è soltanto in grado di far giungere a destinazione un defibrillatore, ma può anche trasportare emo-derivati, farmaci, kit chirurgici e organi da trapiantare. L’obiettivo è quello di risparmiare tempo: la cosa più preziosa, quando si tratta di salvare vite.

Condividi su:
Edoardo Monti

Edoardo Monti

Ho lavorato per anni come freelance nell'editoria, collaborando con case editrici come Armando Editore e Astrolabio-Ubaldini. Nel 2017 ho iniziato a scrivere recensioni per Leggere:tutti, mensile del Libro e della Lettura, e dal 2020 sono tra i soci dell'omonima cooperativa divenuta proprietaria della rivista.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici