Qualità della vita in carcere: il rapporto Antigone evidenzia difficoltà e criticità, presentando nuove proposte di riforma.

La situazione della vita in carcere in Italia ha recentemente interessato l’opinione pubblica per le recenti rivolte dei detenuti e per gli episodi di repressione registrati in alcuni istituti. I fatti registrati a Santa Maria Capua Vetere e in altri istituti hanno evidenziato infatti l’urgenza di un intervento in un ambito sicuramente complesso e fragile, ulteriormente messo in tensione dall’emergenza pandemica e dalle conseguenti restrizioni per i detenuti.

L’associazione Antigone e il rapporto di metà anno

Antigone nasce alla fine degli anni ’80 per promuovere il dibattito sul modello di legalità penale e processuale del nostro Paese e sulla sua evoluzione. L’associazione raccoglie e divulga informazioni sulla realtà carceraria con particolare attenzione all’effettiva attuazione delle norme e pubblica un rapporto annuale sulla situazione delle carceri italiane. L’edizione 2021[1] riporta che, al 30 giugno 2021, il numero di persone detenute in carcere si attesta a 53.637, di cui 2.228 donne (4,2%) e 17.019 stranieri (32,4%). I posti effettivamente disponibili sono 47.445 con un tasso di affollamento del 113,1%: un dato in calo anche in conseguenza delle misure di contenimento pandemico. I detenuti per reati di droga erano 19.260.

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I costi del sistema carcerario italiano

Ogni anno vengono spesi circa 3 miliardi per il funzionamento delle carceri per adulti e 280 milioni per il sistema di giustizia minorile e le misure alternative alla detenzione. Nel 2021 il 68% è impiegato per la polizia penitenziaria, impegnata con oltre 32.500 agenti (sui 37.181 previsti dalla legge). Sono 67.334 le persone in esecuzione penale esterna: un numero raddoppiato negli ultimi dieci anni. Si registrano significative carenze per quanto riguarda il personale impiegato (educatori, mediatori) e problemi strutturali: celle senza docce, senza acqua calda e con schermature alle finestre.

Il carcere e la durata delle pene

Il 60,4% dei detenuti sta scontando una pena. Il restante 29,6% è in attesa di primo giudizio o in custodia cautelare. Per il 36% della popolazione carceraria si tratta di pene inferiori ai 3 anni: qualora venissero utilizzate in queste situazioni misure alternative al carcere, l’impatto sul sovraffollamento sarebbe immediato.

 

La pandemia e i suoi effetti sulla vita in carcere

L’emergenza pandemica e le restrizioni hanno avuto effetto anche sulla vita in carcere. In particolare, con la riduzione degli accessi di personale esterno e di contatto tra detenuti e familiari. Le condizioni di sovraffollamento diffuso hanno reso quindi complesso garantire le misure di prevenzione e la tensione nelle carceri è salita. Sono aumentati infatti gli episodi di autolesionismo. I corsi professionali attivati all’interno degli istituti di pena si sono ridotti di oltre il 50%. L’attività scolastica in presenza ha conosciuto interruzioni nella quasi totalità degli istituti. Solo in rari casi la didattica a distanza ha consentito il proseguimento dell’attività formativa.

Una proposta di riforma del regolamento carcerario

L’attuale regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario è in vigore dal 20 settembre 2000. L’associazione Antigone ha perciò presentato una proposta di riforma[2]. Le proposte di Antigone toccano infatti molti e diversi ambiti: la prevenzione e repressione della violenza, l’introduzione di strumenti di identificazione del personale, l’ampliamento della videosorveglianza, meccanismi di protezione del detenuto che sporge denuncia, la prevenzione del rischio suicidario, maggiori tutele per il lavoro delle persone detenute, garanzia dei diritti dei bambini in carcere con le proprie madri. Un utilizzo diffuso della tecnologia per consentire ai detenuti contatti coi familiari più costanti, possibilità di studio e formazione professionale, occasioni di lavoro in smart working.

Leggi anche:

[1] Associazione Antigone – Rapporto di metà anno 2021

[2] Associazione Antigone – Regolamento Esecuzione Proposta

Cosa può imparare il mondo della scuola da un progetto che ha portato la filosofia in carcere?

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Davide Scorza

Davide Scorza

Davide Scorza, educatore in servizi dedicati ai giovani e allo sviluppo di comunità. Curioso delle potenzialità di applicazione dei media in ambito sociale. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista.

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