La condivisione dei dati personali è al centro del funzionamento di molti servizi, tuttavia i cittadini non hanno piena fiducia verso l’utilizzo della tecnologia da parte della Pubblica Amministrazione (PA).

Secondo i dati della ricerca Digital frontiers condotta da VmWare nel 2021, l’accesso e l’utilizzo dei dati da parte del settore pubblico non faceva sentire sicuri i suoi utenti. Stando al report, nel 2021, il 49% degli italiani non si sentiva sicuro nell’affidare i propri dati, in forma aggregata e anonima, alla PA e alle aziende.

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Tra le cause individuate c’è la diffusione di notizie negative per mezzo dei media che influenzano la percezione della realtà dell’opinione pubblica, aspetto che gli approcci costruttivi vanno a correggere, incrinando il rapporto di fiducia verso le amministrazioni che operano attraverso la condivisione dei dati personali.

Cresce la fiducia degli italiani verso la digitalizzazione

Dall’indagine del 2022 di Salesforce, azienda che si occuapa di Customer Relationship Managment (CRM), espressione che indica la gestione della relazione con i clienti, emergono delle note positive. Il report ha registrato un incremento di fiducia degli italiani verso i processi di digitalizzazione degli enti pubblici.  Gli intervistati affermano infatti di fidarsi dell’amministrazione pubblica in materia di protezione dei propri dati (29%).  Il 73% degli italiani pensa che le proprie informazioni siano al sicuro su queste piattaforme, al punto che 4  su 5 sarebbero disposti a condividere più dati con lo Stato in cambio di comunicazioni più puntuali. Un aspetto importante che va a beneficio di tutti.

Infatti, la condivisione dei dati personali è al centro della Strategia “Italia digitale 2026”, contenuta nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per la digitalizzazione della PA. Grazie all’interoperabilità tra diverse piattaforme, le informazioni sui cittadini saranno a disposizione di tutte le amministrazioni in modo immediato, semplice ed efficace entro il 2026.

Questa modalità di trattamento dei dati comporta una sensibile riduzione dei costi di gestione per la PA e un drastico abbattimento dei tempi di condivisione e fruizione delle risorse. I cittadini e le imprese potranno agilmente accedere ai servizi pubblici che forniranno, in un’unica soluzione, le informazioni necessarie alle diverse amministrazioni interessate.

Non solo condividere ma anche proteggere i dati personali

Una sicura gestione della condivisione dei dati personali può rappresentare una buona strategia per scongiurare il pericolo che le nuove tecnologie, indispensabili per semplificare l’attività dei singoli individui, ma anche per migliorare la vita di relazione, si traducano in strumenti potenzialmente lesivi della dignità e della sicurezza dei cittadini.

A tal fine, lo stesso Garante per la Protezione dei Dati Personali (GPDP) fornisce alcune indicazioni. Innanzitutto è segnalata la necessità di limitare i dati trattati a quelli effettivamente necessari al perseguimento delle finalità previste dalla legge. Poi si richiama al rispetto dei principi di finalità, pertinenza e minimizzazione del ricorso a dati personali identificativi, nonché del principio di indispensabilità dell’utilizzo di dati sensibili per il funzionamento dell’azione amministrativa limitato a quelli effettivamente utili. La consultazione dei dati trattati deve essere limitata ai soli soggetti  legittimati in ragione della funzione svolta.

Infine è necessario garantire la tracciabilità degli accessi e delle attività svolte da ciascun incaricato, rispetto ad ogni tipologia di trattamento e la puntale verifica dei profili di autorizzazione.  Non va dimenticato che è sempre possibile segnalare al Garante i casi di violazione dei sistemi, cosiddetto data breach, e assicurare la protezione dei dati attraverso sistemi crittografati che rendano sicura la loro trasmissione.

Per quanto emotivamente significativa, la questione della condivisione dei dati personali è indispensabile per l’erogazione di servizi più efficienti e non c’è motivo di temerla.

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Giacomo Capodivento

Giacomo Capodivento

Insegno religione dal 2012. Laureato in Comunicazione e Marketing e studente in Comunicazione e innovazione digitale. Per me occuparmi di comunicazione è una questione politica. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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