I campioni della boxe insegnano agli studenti la non-violenza. Per fronteggiare il bullismo, da anni e in vari Paesi del mondo, in primis la Gran Bretagna con Boxing Bullies, si propongono nelle scuole sport di autodifesa. In Italia, già da tre anni, in 90 scuole è in atto il progettoBoxando si impara“, avviato dalla Federazione Pugilistica Italiana in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale Bullismo e Disagio Giovanile.

L’incontro con i pugili nelle scuole ha una funzione pedagogico-etica: il programma è finalizzato a insegnare agli studenti a rafforzare l’autostima vincendo le insicurezze, il vero valore del coraggio, l’importanza della disciplina con l’osservanza delle regole, a rispettare l’avversario e non a prevaricarlo con la prepotenza. Infine, a proteggersi fisicamente.

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Come è strutturato il programma “Boxando si impara”

Il progetto nazionale di pugilato per gli studenti, giunto alla sua terza edizione, è accreditato al Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIUR). Ad oggi, 90 scuole superiori su tutto il territorio italiano hanno aderito all’iniziativa. In ogni istituto scolastico sono coinvolte, a titolo gratuito, due classi con una programmazione divisa in tre step.

Il progetto scolastico, ideato dalla Federazione Pugilistica Italiana, è promosso insieme alla fondazione Scholas Occurentes, organismo internazionale di Papa Francesco, alla onlus Sport Senza Frontiere e all’Osservatorio Nazionale Bullismo e Disagio Giovanile. Il piano è rivolto anche agli istituti penitenziari, minorili e per adulti.

La prima parte pratica include dieci ore di lezioni di pugilato svolte in orario scolastico con tecnici sportivi della Federazione pugilistica, in cui gli studenti apprendono le abilità motorie del combattimento. La seconda sezione teorica prevede nove ore di lezioni tecniche on-line, incluse informazioni sull’alimentazione, effettuate da nutrizionisti. Il percorso si conclude con l’incontro con il campione di boxe. Il progetto pone particolare attenzione agli insegnamenti forniti dai pugili agli studenti, al fine di una vita sana e corretta.

I valori etici del programma contro la prepotenza dei bulli

Il messaggio dei pugili nelle scuole è indirizzato principalmente ai bulli e ai bullizzati. La boxe, nell’opinione pubblica, è considerato uno sport violento. “Al contrario – spiega agli studenti Roberto Cammarelle, pluricampione del ring e ambassador del progetto – nel combattimento leale, tra pari, non vi è violenza, ma forza positiva.” Il focus è spiegare agli alunni la differenza tra essere “violenti” ed essere “forti”, dove il primo termine ha una connotazione negativa e il secondo è denso di positività.

Alla base del pugilato vi è tanta disciplina. Bisogna insegnare ai ragazzi, innanzi tutto, che in questo sport ci sono delle regole da rispettare – continua Roberto Cammarelle Ciò che deve prevalere è infatti la legalità, rappresentata dall’arbitro che vigila sulla correttezza degli sfidanti. Quindi non vince chi è più violento e prevarica, ma chi onora i valori di lealtà e di rispetto per l’avversario. Uno sport dove i campioni diventano un esempio da imitare insegnando il vero coraggio che non è prevaricazione.”

Il pugilato è entrato nelle scuole come antidoto per battere il bullismo: si insegna agli studenti che l’avversario non può e non deve essere un soggetto debole, fragile, ma un “pari”. I pugili dimostrano con la loro presenza che si vince e si diventa campioni, nello sport come nella vita, solo rispettando l’avversario e le regole, senza scorciatoie.

L’etica sportiva così presentata diventa un deterrente del bullismo: insegna ai ragazzi che un traguardo va guadagnato lealmente, con grande forza di volontà e con il sacrificio degli allenamenti. Al contrario, il bullismo è esternazione fisica di un disagio psicologico.

A chi è rivolto il messaggio del programma

Questo sport, aggiunge il campione Emanuele Blandamura, anche lui ambassador del progetto, “aiuta il bullo perché con il combattimento riesce a canalizzare la sua aggressività e a prendere coscienza dei propri limiti relazionali, insegnandogli ad avere disciplina e regole di comportamento. E altresì aiuta il bullizzato perché lo incoraggia a ritrovare l’autostima, il coraggio inteso come auto-difesa e la motivazione per combattere contro le proprie paure e insicurezze.”

Ed ancora, sottolinea il campione rivolto agli studenti: “Il pugilato è impegno fisico e mentale, volontà nel costruire la propria personalità anche nella sconfitta. Fallire non significa essere un loser, ma dire che ci hai provato.”

Un ex-pugile, Emanuele Della Rosa, spiega: “Cosa è il bullismo? E’ una dimostrazione di insicurezza psicologica: fare il bullo umiliando una persona fragile,  vuol dire essere deboli. Io insegno a non fare agli altri quello che non vorresti che fosse fatto a te. Non c’è né valore né coraggio nel vincere con violenza. Spesso chi è pugile è stato lui stesso nell’infanzia o un bullo o bullizzato, ma ha fatto su sé stesso un lavoro, superando le proprie insicurezze.”

Una lezione di sport e di vita

Alla fine del percorso anche i più fragili arrivano a dire “io valgo”, che vuol dire acquisire la consapevolezza del proprio valore. Per i bullizzati infatti il messaggio dei pugili è: “la boxe è una metafora della vita, cadere per rialzarsi più forti di prima“. Invece l’insegnamento che i pugili mandano ai bulli è: “la vera forza dell’uomo non è la prevaricazione sull’altro“, che, come alcuni di loro dichiarano, è lo stesso che insegnano ai loro figli.

Bulli e bullizzati confrontandosi con l’avversario si confrontano con sé stessi, e, nel rispetto reciproco ritrovano la propria identità. Il progetto ha avuto un enorme successo tanto che il format formativo-educativo, da quest’anno, verrà portato nelle scuole medie ed esportato all’estero.

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Lucia Massi

Lucia Massi

Avvocata, assistente universitaria in U.S.A., interprete del tribunale di Roma e promotrice di cultura italiana presso la F.A.O. Le lauree conseguite in Italia e all’estero, incluso un Ph.D. presso la Columbia University di New York, attengono alle discipline giuridiche e letterarie. Laureata in giornalismo, collabora con BuoneNotizie.it.

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