Gli Stati più poveri del mondo, come l’Africa e l’India, hanno problemi di sovraffollamento. I Paesi più ricchi, tra cui quelli dell’Unione Europea, affrontano la crisi demografica. In Italia preoccupa il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione e le sue conseguenze socio-economiche: grazie ai fondi del PNRR saranno ridefiniti gli aiuti a sostegno delle famiglie attraverso il Family Act, un rilancio economico a sostegno del welfare per contrastare l’inverno demografico.

Dati attuali e previsioni future

I numeri fotografano il Paese: la natalità è scesa a 1,2 per donna e la crisi demografica investe tutto il territorio, maggiormente al Centro-Nord, nei comuni e nelle zone rurali. Cala il numero medio di componenti delle famiglie, anche di quelle straniere residenti in Italia. La riduzione della popolazione ha un tasso di variazione medio annuo del -2,5%.

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Secondo le previsioni Istat per il 2050 più di una famiglia su quattro non avrà figli, il 35% della popolazione avrà più di 65 anni, i decessi raddoppieranno le nascite e il rapporto tra individui in età lavorativa e non, sarà di uno a uno.

I motivi della crisi demografica

Il problema economico scoraggia la creazione di nuovi nuclei familiari. La permanenza dei giovani nelle famiglie è dovuta al protrarsi dei tempi di formazione scolastica e alla difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro.  Nonostante le competenze, i salari sono bassi e il lavoro precario genera problematiche abitative.

L’emancipazione femminile ha portato le donne a studiare sino all’università, ad entrare nel mondo del lavoro, a scegliere se e quando avere i figli spostando la data di procreazione oltre i 30 anni. Non essendoci attualmente politiche di welfare adeguate per la famiglia, la cura dei figli grava ancora maggiormente sulla donna per la quale risulta difficile conciliare casa e lavoro.

Fare un figlio “costa”, sia in termini economici che di tempo da dedicare. In una società edonistica e con la crisi economica che spesso impedisce di arrivare alla fine del mese, bisogna scegliere se rinunciare a un certo tenore di vita o al secondo figlio. Infine, vi è l’aumento dell’infertilità: ogni anno circa centomila persone si rivolgono ai centri specializzati per risolvere questo problema.

Le conseguenze della decrescita 

Collegati alla decrescita sono il sistema pensionistico e quello sanitario. L’ISTAT rileva che attualmente per ogni tre persone che lavorano ce ne sono altre due in pensione, ma nel 2050 il rapporto sarà di un anziano per un giovane. La conseguenza è che non ci sarà chi pagherà i contributi sufficienti per le pensioni. Inoltre, crescendo la longevità degli anziani, i costi della sanità lievitano. La diminuzione del numero dei lavoratori rallenterà la crescita economica e la forza lavoro a disposizione non produrrà i beni necessari.

A fronte dei limitati investimenti statali nelle politiche familiari, intervengono gli anziani svolgendo un ruolo di supporto alle famiglie dei loro figli: non solo con il loro servizio assistenziale si prendono cura dei nipoti, ma offrono anche un sostegno economico importante.

Dall’altro lato diversi gli aspetti positivi del crollo delle nascite: si consumerà di meno, si sprecherà di meno, si emetterà meno Co2 e si riuscirà meglio a fronteggiare la carenza di cibo e acqua.

Le soluzioni europee per la diminuzione della natalità

I programmi degli Stati dell’Unione si focalizzano sul sostegno al reddito delle famiglie, le detrazioni fiscali per i figli a carico, l’incremento degli asili nido e il congedo parentale a carico delle istituzioni.

In Svezia lo Stato è intervenuto con generose misure di spesa pubblica: sostegni al reddito duraturi nel tempo, asili nido finanziati e congedi di paternità per una ripartizione dei compiti fra genitori. La Germania ha introdotto agevolazioni fiscali e gli asili nido sono gratuiti per tutte le famiglie, sia che la donna lavori o meno. La Francia ha scelto di dare assegni di natalità.

Come l’Italia contrasta l’inverno demografico

Per avere stabilità demografica si dovrebbero avere due figli per coppia, bilanciando con le nascite la quota crescente di anziani, in quanto neppure i flussi migratori riescono a controbilanciare il fenomeno.

Seguendo i modelli degli Stati comunitari, l’Italia ha programmato riforme strutturali per il ricambio generazionale. Con la legge 32/2022 è stato approvato il Family Act che prevede un pacchetto di misure in favore delle famiglie con figli: incentivi al lavoro femminile, assegno unico universale per le coppie con figli a carico e seguendo criteri di progressività, oltre a detrazioni fiscali, agevolazioni per l’affitto della prima casa, congedi parentali e contributi per le rette degli asili nido.

A causa del forte debito pubblico, però, l’Italia non è stata in grado di effettuare investimenti sostanziali, ma ora con le risorse economiche del PNRR, nel quale è previsto un budget di spesa da investire a sostegno delle famiglie, si potrà ridefinire il Family Act. Lo Stato, potenziando il sistema del welfare, sarà in grado di sbloccare il potenziale demografico e consentire alle famiglie di conciliare il lavoro e la cura dei figli.

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Lucia Massi

Lucia Massi

Avvocata, assistente universitaria in U.S.A., interprete del tribunale di Roma e promotrice di cultura italiana presso la F.A.O. Le lauree conseguite in Italia e all’estero, incluso un Ph.D. presso la Columbia University di New York, attengono alle discipline giuridiche e letterarie. Laureata in giornalismo, collabora con BuoneNotizie.it.

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