Bruxelles intende puntare sempre di più sulle associazioni datoriali e sindacati dei lavoratori (le cd. “Parti sociali”) di tutta Europa per affrontare e risolvere a livello europeo e in ogni Stato Membro i temi più divisivi del mondo del lavoro (organizzazione del lavoro, retribuzione, tutele previdenziali) ma anche le tematiche “emergenti” che toccano i temi della inclusione e diversità di genere, la crescente digitalizzazione, le nuove forme di lavoro, passando per precarietà e sfruttamento, protezione sociale e accesso/uscita dal mondo del lavoro.

Dialogo sociale: un pacchetto di riforme europee

Arriva quindi dalla Commissione un Pacchetto di proposte che dovrebbero migliorare il ruolo e l’intesa fra queste “Parti sociali” e fra queste e gli stessi Stati Membri. L’Unione vorrebbe sempre più coinvolgerle nelle politiche sociali e industriali europee. Perchè? Perchè è essenziale creare e mantenere, sia a livello europeo che nazionale un dialogo sociale efficace, uno scambio costruttivo al di là delle divisioni ideologiche e politiche, che realizzi, fra l’altro, le riforme che l’Europa prepara per il mondo del lavoro e che trovano diretta attuazione dentro i confini di ogni Stato.

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Un contributo prezioso che l’Europa vuole sfruttare nel modo giusto. Vediamo come e perché.

Più dialogo sociale in Europa: le proposte della Commissione

Gli Stati Membri hanno già ricevuto una Comunicazione della Commissione e dovranno approvare una Proposta di raccomandazione al Consiglio sulle modalità di rafforzamento del dialogo sociale e della contrattazione collettiva a livello nazionale. E si fa riferimento sia di un dialogo sociale bipartito (datori di lavoro – lavoratori) e tripartito (datori di lavoro- lavoratori – istituzioni).

Quali sono gli obiettivi dell’Europa? Da una parte cercare una maggiore consultazione delle Parti sociali sulle politiche economiche, occupazionali e sociali dei Paesi membri, dall’altra incoraggiarle a studiare le nuove forme di lavoro (per esempio la discussa “Settimana corta” e di occupazione atipica (come i “riders” o le nuove tendenze del lavoro digitale e le sfide poste dalla sostenibilità ambientale del lavoro.

Sindacati in Europa: in calo gli iscritti

In particolare, l’’Europa mira a migliorare il grado e la qualità della partecipazione delle Parti sociali altamente variabile da Stato a Stato e a fronteggiare il crollo della percentuale di lavoratori coperti da accordi collettivi, (dal 66 % nel 2000 al 56 % nel 2019).

Eppure la collaborazione delle Parti ha portato finora buoni risultati: le parti sociali hanno aperto 43 panel di incontri che hanno raccolto 65 organizzazioni dei datori di lavoro e 15 federazioni sindacali europee, portando avanti istanze per circa 185 milioni di lavoratori e oltre sei milioni di imprese. Eppure secondo l’Europa, si può fare di più: i negoziati per un nuovo accordo sul telelavoro e sul diritto alla disconnessione ritardano e sono solo otto gli accordi convertiti in leggi dell’UE tra il 1999 e il 2018.

Il ruolo delle Parti sociali in un mondo del lavoro che cambia

Perché il contributo delle Parti sociali è così importante per le istituzioni Europee? Secondo la Commissione la loro partecipazione come interlocutore è essenziale per migliorare le condizioni di vita e di lavoro, trovare soluzioni comuni su tematiche tradizionalmente divisive (retribuzioni, costo del lavoro, fiscalità di impresa) andando oltre le classiche rivendicazioni (per i diritti dei lavoratori o il costo del lavoro) in cerca di una strada comune.
Lo avrebbero già dimostrato nel trovare soluzioni efficaci in momenti di crisi: si pensi alla lotta al Covid-19 con le loro intese per la riorganizzazione delle misure di salute e sicurezza sul lavoro, la promozione del lavoro agile.

Ora le Parti dovranno dimostrare di saper affrontare le sfide nuove di un mercato del lavoro sempre più “green”, sempre più digitale, dove la rivendicazione di classe può essere “aperta”.

Sindacati e dialogo sociale. Dalle parole ai fatti

Ai tentativi “sociali” della Commissione risponde un tiepido e cauto commento dalle Organizzazioni sindacali europee (ETUC): secondo il Segretario generale Claes-Mikael Stahl occorre avere maggiori dettagli sulla collaborazione da realizzare. L’UE deve garantire l’attuazione degli accordi europei negoziati per renderli vincolanti e serve il sostegno finanziario e logistico per il dialogo sociale interindustriale e settoriale garantito finora.
Occorre abbinare le “parole giuste” all’azione: il Segretario ETUC indica chiaramente il vero ostacolo da superare: l’applicazione pratica nei singoli Stati membri. Un’ennesima sfida da affrontare con un’arma europea in più.

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Antonio Mazzuca

Antonio Mazzuca

Dal 2007 sono redattore editoriale tecnico-giuridico esperto e formatore in materia di salute e sicurezza sul lavoro e tutela ambientale. Sono il coordinatore editoriale della Testata tecnica InSic.it e dal 2015 editore della testata culturale registrata Gufetto.press dedicata al mondo della cultura off per le quali scrivo news, articoli, recensioni, interviste e approfondimenti e svolgo formazione ai redattori sia per la parte critica che redazionale e per la scrittura in ottica SEO.

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