Qualche giorno fa è uscita la notizia che il comitato prezzi e rimborsi dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato la gratuità della pillola anticoncezionale per tutte le donne.

Molta è stata la confusione e le “fake news” che sono alleggiate intorno a questa notizia. Per questo è molto importante cercare di fare un po’ di chiarezza.

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Quando la decisione dell’AIFA sulla pillola gratis diventerà realtà?

Nonostante la decisione dell’AIFA sia stata data per definitiva ed assodata, la partita in realtà rimane aperta con diversi nodi ancora da sbrogliare.

In primis, manca la decisione finale del Consiglio di Amministrazione dell’AIFA e poi la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La rettifica definitiva dovrebbe avvenire a fine maggio. Qualsiasi tipo di slittamento potrebbe essere pericoloso, però, perché in estate scadrà il mandato di questo organo come previsto da una riforma molto ampia dell’organizzazione dell‘AIFA stessa la quale, come si legge sul Il Post,renderà l’agenzia più dipendente dal governo di turno.

Il governo si è peraltro espresso negativamente nei confronti della decisione ribadendo – ed ecco il secondo nodo – di non aver intenzione di finanziare in nessun modo la gratuità della pillola anticoncezionale. In altre parole, quindi, l’AIFA dovrà cavarsela da sola reperendo i 140 milioni previsti esclusivamente dal budget già fissato per la spesa farmaceutica nella legge di bilancio.

Questo non implica assolutamente un affossamento della decisione, ma potrebbe portare da un lato ad un allungamento dei tempi rispetto a quello auspicato inizialmente e dall’altro ad un ridimensionamento della portata del provvedimento in base alle risicate disponibilità economiche. La pillola di fatto potrebbe quindi non diventare gratuita per tutte le persone come previsto nel momento in cui la notizia è circolata.

L’accesso alla contraccezione: la posizione dell’Italia in Europa

Dopo la decisione dell’AIFA, nel dibattito pubblico italiano ci sono stati diversi tipi di reazione: dalla soddisfazione all’aperta avversione, come assolutamente legittimo in uno stato democratico. La problematicità è sorta rispetto ad alcune posizioni largamente profuse che però – dati alla mano – rischiano di risultare errate.

In primis, si è concentrati molto sul costo che questa decisione avrà sulle casse dello stato, insistendo che questa non fosse una priorità per l’Italia. Constatato che le priorità nell’allocazione di risorse sono sempre stabilite in base a legittime posizioni e valori politici, è bene ricordare che la legge che prevede la gratuità degli anticoncezionali in Italia è del 1975. Tale principio è stato poi ribadito anche attraverso altre leggi e disposizioni nel corso degli anni. Ciò che è mancato, però, sono stati i decreti attuativi per rendere questo proposito la realtà.

Inoltre, aprendo un po’ lo sguardo oltre i confini, l’Italia risulta essere molto indietro rispetto ai Paesi della cosiddetta Europa occidentale. Secondo il Contraception Atlas di European Parliamentary Forum for Sexual & Reproductive Rights (EPF) – che monitora dal 2017 l’accesso alla contraccezione e la reperibilità di informazioni sul tema in tutto il vecchio continente – l’Italia occupa solamente la 23ima posizione su ben 46 stati esaminati.

Il nostro Paese è contrassegnato nel gruppo dei Paesi con il colore giallo insieme a Serbia, Svizzera, Kosovo, Lettonia e Andorra. Dal report emerge che i margini di miglioramenti sono ancora molto ampi e sono dettati in particolare dall’assenza di sostegno all’acquisto dei dispositivi e dei farmaci contracettivi.

I Paesi che figurano meglio in questa classifica come la Gran Bretagna e la Francia prevedono la gratuità non solamente della pillola bensì di quasi tutti i tipi di contraccettivi, dai preservativi a dispositivi come l’anello vaginale.

Il nesso tra natalità e gratuità della pillola è reale?

Uno degli allarmi che si è accesso quasi immediatamente dopo la decisione dell’AIFA è stato quello che riguarda la natalità. Secondo molti la gratuità di dispositivi anticoncezionali impatterebbe sul numero di nascite. Un tema molto delicato, in quanto, in Italia, la natalità è inesorabilmente in calo dal 2008.

Mantenendo uno sguardo europeo, ci è possibile confrontare i dati del sopracitato Atlas con quelli di Eurostat sul numero medio di figli per donna dal 2017 al 2020. Questo ci permette di dire con estrema chiarezza che questo tipo di concausa non risulta per niente evidente.

Mentre il numero di bambini in Europa è in costante calo in praticamente tutti i Paesi, le politiche sulle contraccezioni hanno preso strade imprevedibili e diversificate. La Francia ad esempio ha il numero medio di figli per donna più alto d’Europa (1,83) e risulta allo stesso tempo costantemente in testa nella classifica Atlas. L’Italia sempre in bassa quota per quanto riguarda l’accesso alla contraccezione, come già detto, registra un numero di nascite in costante calo. La Polonia, vittima di una politica molto restrittiva nel campi dei diritti riproduttivi, è peggiorata di ben 7 punti percentuali nella classifica Atlas ma senza alcun aumento nel numero di figli nati.

Analizzare questi numeri e allargare lo sguardo oltre i confini nazionali sembra quindi fondamentale per interpretare la decisione dell’AIFA come un primo passo verso un diritto alla salute che sia veramente universale ed egualitario e per liberare il campo da ogni possibile depistaggio da quella che è la realtà dei fatti.

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Camilla Valerio

Camilla Valerio

Mi piace scrivere di diritti, sport, attualità e questioni di genere. Collaboro con il Corriere del Mezzogiorno e scrivo per BuoneNotizie.it grazie al progetto formativo realizzato dall'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo.

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