In Italia negli ultimi anni si sta avverando un notevole calo demografico. La popolazione del nostro Paese continua a diminuire, principalmente perché non nascono abbastanza bambini da rimpiazzare i decessi.

Una strategia che può rivelarsi fondamentale per invertire questo trend è porre maggiore attenzione alla salute mentale dei neogenitori, specialmente quella delle madri.

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La solitudine delle mamme

Una delle ragioni che spingono a non volere altri figli è dovuta al senso di solitudine e di abbandono che le madri vivono nei mille giorni dopo il parto. Se l’esperienza ha avuto tratti negativi così marcati, è più difficile che sorga il desiderio di rifarla. Non volere altri figli dopo il primo, però, porta inevitabilmente a un generale calo demografico.

Secondo uno studio di Save the Children, quasi 1 madre su 3 dichiara di non avere seguito alcun percorso di accompagnamento alla nascita.

Le amiche già diventate mamme e le ricerche personali in internet sono ritenute fonti più affidabili o quantomeno più accessibili del medico di base e del consultorio familiare, ovvero degli strumenti che lo Stato mette a disposizione.

Colpisce che, se dal lato sanitario la soddisfazione delle neomamme è molto alta (l’81% ritiene di avere ricevuto una buona assistenza medica), la metà di loro non si è sentita affatto accudita sul piano emotivo e psicologico. L’attenzione ospedaliera appare sbilanciata verso il lato fisico.

Una volta tornati a casa, il supporto alle mamme è lasciato alla propria cerchia familiare. Il partner e i nonni si trovano a gestire una fase molto delicata. Proprio in questo momento possono sorgere i fenomeni del baby blues o della depressione post-partum.

Sensazioni provate durante il post-parto, corresponsabili del calo demografico

Sensazioni provate durante il post-parto (in valori percentuali)

Nessuno stupore se i neogenitori ci penseranno due volte prima di avere un altro figlio, finendo per aggravare il calo demografico.

Sconfiggere il calo demografico con la cura della madre

L’inversione del calo demografico deve passare per forza dal rendere l’esperienza di diventare genitori meno negativa sul piano della salute mentale.

Occorre imprimere una nuova sensibilità negli ospedali verso il benessere della madre e in generale improntare il servizio sanitario nazionale a un’opera di cura psicologica e affiancamento. Oltre al contrasto del calo demografico, questo è richiesto anche dalla definizione dell’OMS della salute, intesa come uno stato di totale benessere non solo fisico, ma anche mentale e sociale.

Esistono alcuni progetti da prendere a modello. Save the Children, per esempio, in Italia porta avanti Fiocchi in Ospedale: è un programma di intervento precoce, nei primi mille giorni prevede l’offerta di un servizio di bassa soglia per l’ascolto, l’orientamento e l’accompagnamento. Lo affianca con il programma Spazio Mamme, per costruire con i neogenitori i loro percorsi di autonomia e sperimentare modelli di attivazione delle comunità territoriali e di sostegno sociale.

In ambito pubblico, i primi passi sono stati mossi con le Case di Comunità, ovvero una rete di servizi socio-sanitari di prossimità, dove il Servizio Sanitario può offrire a ciascun quartiere una cura multidisciplinare.

Un altro passo importante è stato fatto con il Bonus Psicologo, per rendere questo servizio accessibile anche a chi ha possibilità economiche più limitate. Si è trattato di un intervento con un impatto ancora limitato dato che i fondi si sono rivelati insufficienti a coprire la domanda, ma ha dato impulso ad alcune Regioni per sperimentare l’introduzione dello psicologo di base.

Questi strumenti giocheranno un ruolo decisivo per un contrasto efficace del calo demografico che stiamo vivendo. Per quanto necessario, non sarà sufficiente limitarsi a misure legate al sostegno economico delle famiglie: una maggiore possibilità economica rischierà di infrangersi contro il senso di solitudine e di abbandono dei neogenitori.

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Giovanni Pigozzo

Giovanni Pigozzo

Nei modi più vari mi sono sempre occupato di quel che succede nel mondo del Lavoro. Analizzo come è fatta e come evolve l'attività umana che più di tutte occupa le nostre giornate. Aspirante giornalista pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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