L’alluvione in Emilia Romagna è stata il rischio che ha colpito la società e il territorio due mesi fa. Il risultato è stato la perdita di vite umane e danni a case, aziende, terreni. In prima analisi, gli emiliano-romagnoli non credevano che un evento climatico eccezionale sarebbe stato in grado di “spazzare via” mobili, ricordi e vite di familiari. Si modifica la percezione del rischio.

Il rischio dell’alluvione in Emilia Romagna

A causa dell’alluvione, nel maggio scorso l’Emilia Romagna ha registrato 17 vittime e migliaia di sfollati dalle proprie abitazioni per giorni o settimane.

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Dalle impreviste conseguenze di una giornata di alluvione alle azioni dei cittadini danneggiati il passaggio è stato molto breve. Le comunità colpite dall’esondazione dei fiumi in Emilia Romagna hanno iniziato a spalare il fango, che ha travolto ogni cosa mischiato alla furia dell’acqua.

Il sociologo tedesco Ulrich Beck ci fornisce una prospettiva sociale per vedere questi eventi calamitosi dalla prospettiva della gestione degli imprevisti della vita sotto la teoria della “società del rischio”. Nella società, l’alluvione è entrata in modo prorompente in televisione e sulle piattaforme social.

Emilia Romagna: il rischio dell’alluvione diventa una reale percezione

Ulrich Beck già negli anni ‘80 identificava il rischio come perimetro sociale dentro il quale gli individui vivono la loro quotidianità. Le sue teorie sono vincenti anche a distanza di oltre 30 anni se guardiamo alle origini e alle conseguenze di un’alluvione non desiderata in Emilia Romagna. Infatti la vita è già segnata da altri rischi (povertà, per un’inflazione che non si arresta, e paure per future pandemie).

L’alluvione in Emilia Romagna ha modificato l’ambiente, ha messo in crisi la sicurezza dei cittadini nei territori della quotidianità, ha fatto riemergere ancora una volta il rischio per la salute a causa di possibili infezioni legate alla proliferazione di batteri in mezzo ad acqua stagnante e fango.

Le tre qualità del rischio: l’alluvione come percezione

Ora vediamo le tre qualità significative del rischio individuate dal sociologo Ulrich Beck, applicabili all’alluvione in Emilia Romagna.

La prima riguarda il danno a livello globale: non possiamo porre riparo a incidenti che ormai sono avvenuti, quindi si decreta la crisi del principio di assicurazione. Nel caso dell’alluvione è aperta la questione di indennizzi, risarcimenti e ristori a famiglie e aziende dei territori allagati e rovinati dall’avanzata dell’acqua.

In secondo luogo, è da escludere qualsiasi intervento di successiva assistenza precauzionale: non si torna alle condizioni vigenti prima dell’incidente. Dall’alluvione non torneranno nitidi album di fotografie di famiglia, ormai sbiaditi dall’acqua, o funzionanti automobili andate sott’acqua, per fare solo due esempi.

E, in terzo luogo, non esistono limiti di spazio e tempo: i disastri sono imprevedibili, vanno oltre le frontiere nazionali e l’impatto può estendersi per lungo tempo. La cronaca ci riporta al sorvolo in elicottero delle zone dell’alluvione da parte delle istituzioni italiane (la premier Giorgia Meloni, il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, il Commissario alla Ricostruzione Francesco Paolo Figliuolo) ed europee (la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen). I media a Conselice hanno mostrato quanto a lungo sia rimasta invasa dall’acqua stagnante, in provincia di Ravenna.

I rischi: ambiente, individui e istituzioni

Beck ha previsto i nuovi rischi che sono rischi globali (legati anche al cambiamento climatico) per la società del XXI secolo. Quest’ultima è segnata sì da progresso scientifico e tecnologico, ma anche da catastrofi difficili da controllare. Per la gestione della probabilità che eventi disastrosi si verifichino in futuro, i metodi tradizionali di calcolo del rischio sono obsoleti rispetto a nuovi rischi che emergono nella nostra epoca (pandemie, processi di fusione nucleare, prodotti alimentari geneticamente modificati, ecc.). E quali misure adottano scienziati, società e governi per tentare di gestire questi rischi potenzialmente catastrofici e la percezione di essi?

La minaccia posta dai nuovi rischi compromette il potere di scienziati, società e governi. Beck ha osservato che gli esperti hanno opinioni divergenti tra loro sulla probabilità del rischio e sulla pianificazione di adeguate procedure di sicurezza.

Gestire il rischio in Emilia Romagna

Pubblicata per la prima volta in Germania nel 1986, l’opera “La società del rischio” di Beck negli anni è stata integrata dallo stesso autore: la risposta al rischio come un’alluvione può darci soluzioni innovative e sviluppi sociali costruttivi. L’Emilia Romagna e l’Italia devono confrontarsi su possibili catastrofi, ma anche su benessere e interessi comuni. Nelle istituzioni devono prevalere esigenze collettive su quelle di interesse individuale.

La soluzione è una convivenza con il rischio senza la vittoria di incidenti incontrollabili: disastri come un’alluvione in Emilia Romagna hanno cause e conseguenze in termini di rischio. Padroneggiare le insicurezze del presente aiuta i cittadini a governare in modo migliore la percezione del rischio. Ci vuole una gestione del rischio più adeguata a scenari drammatici che in futuro potrebbero verificarsi.

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Simone Frezzato

Simone Frezzato

Redattore tra il 2019 e il 2023 per testate giornalistiche online della provincia di Ravenna. Laureato in sociologia, con la passione per gli argomenti di natura socio-politica e psicologica, da anni scrivo di molteplici argomenti: cronaca, cultura e società, economia e lavoro,  politica, e... sociologia. Da giugno 2023 ho iniziato a scrivere per BuoneNotizie.it

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