Sono in crescita le politiche di adattamento contro il rischio ambientale in Italia, tra le tre regioni maggiormente esposte ai rischi del cambiamento climatico. Tre le regioni maggiormente a rischio: Veneto, Lombardia e Emilia-Romagna nella top ten (rispettivamente al quarto, quinto e ottavo posto), secondo l’analisi globale del patrimonio immobiliare e del territorio compiuta per gli investitori da Xdi (The Cross Dependency Initiative), tra i leader mondiali nell’analisi del rischio climatico fisico.

Quali sono i rischi ambientali in Italia?

I rischi ambientali sono principalmente legati alla produzione, alla gestione e alla distribuzione di beni, servizi o prodotti di processi industriali che, in caso di incidente, possono avere effetti sulla popolazione, sugli animali, sul territorio. Le emergenze ambientali sono, quindi, prevalentemente legate all’attività dell’uomo e possono svilupparsi nell’ambito di scenari multi-rischio. L’Italia è un territorio fragile, circa il 10% è classificato a elevato rischio per alluvioni, frane e valanghe, e più di 2/3 delle aree esposte a rischio ambientale interessano centri urbani, infrastrutture e aree produttive, secondo lo studio condotto dall’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA)

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Ma i rischi ambientali in Italia non sono esclusivamente legati alla sua morfologia e quindi a cause naturali. L’intervento umano contribuisce largamente sul rischio ambientale amplificando la portata di quegli eventi naturali anomali come le ondate di calore, le alluvioni o la siccità che sono diventate delle emergenze nazionali. Per far fronte al problema è necessario attuare politiche socio-economiche che producano un minor impatto sull’ambiente e mettere in modo procedure in grado di arginare l’impatto del naturale cambiamento climatico.

Le politiche di adattamento contro il cambiamento climatico

Per far fronte ai rischi ambientali in Italia, già nel 2018, si era approntato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), oggi, è in attesa dell’approvazione e della supervisione di una consulta pubblica che lo renda operativo. «Adattamento» significa anticipare gli effetti avversi dei cambiamenti climatici e adottare misure adeguate per prevenire o ridurre al minimo i danni che possono causare oppure sfruttare le opportunità che possono presentarsi. I Piani di adattamento climatico rappresentano uno degli strumenti più efficaci a disposizione di Paesi, regioni e comuni per definire misure e azioni a livello territoriale per affrontare la sfida ai cambiamenti climatici e mitigarne l’impatto.

Secondo uno studio condotto dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Imaa), l’Italia sarebbe ancora indietro nell’attuazione dei Piani per far fronte ai rischi ambientali. Tra le 32 città italiane incluse nel campione, spiega la ricercatrice Monica Salvia del Cnr-Imaa, «risulta che solo due città – Bologna e Ancona – avevano nel 2020 un Piano di adattamento: una situazione che, probabilmente, risente dell’assenza di un quadro di riferimento nazionale per supportare la definizione di strategie e Piani locali e regionali: il Piano nazionale di adattamento è infatti ancora in fase di adozione».

I piani presentano carenze nel livello di partecipazione pubblica.  «Tuttavia – spiega la ricercatrice – la situazione è in continua evoluzione e in rapido cambiamento: monitorare lo stato di avanzamento delle politiche di adattamento nei prossimi anni sarà utile per capire se, e a che ritmo, le città europee (e italiane) si stanno muovendo verso la definizione di Piani sempre più completi e capaci di rafforzare la resilienza dei loro territori».

I progetti di adattamento climatico in Italia per contrastare i rischi ambientali

Nel nostro paese sono in crescita i progetti e le iniziative di adattamento climatico che si concentrano sulla riduzione del rischio ambientale. La strategia “One-Health (Una sola salute)”, promossa dalla Regione Emilia-Romagna, in coerenza con le disposizioni nazionali che hanno creato il Sistema Nazionale Prevenzione Salute dai rischi ambientali e climatici (SNPS), è la risposta del sistema sanitario contro i rischi ambientali per la salute pubblica. Il suo compito primario è quello di assicurare il coordinamento e il potenziamento dell’integrazione delle attività delle strutture del territorio che operano a tutela della salute collettiva, rispetto ai rischi ambientali e climatici.

Tra i progetti di adattamento la Regione Marche ha sviluppato un piano di adattamento climatico per il periodo 2023-2029. L’idea è di analizzare il contesto climatico della regione individuando le criticità ambientali e le possibili strategie per arginare il pericolo derivante dai cambiamenti climatici nella zona. Il piano analizzando i dati sulle temperature, sulle precipitazione, sull’usura delle coste e lo scenario idrologico vuole fornire gli strumenti affinché l’adattamento al cambiamento climatio sia incluso nelle politiche e nelle strategie secondo un processo orizzontale. La strategia strutturata in accordo con il reparto ambientale della Regione Marche ed un comitato scentifico costituito da Fondazione CIMA, Eurac Research e dall’Università Politecnica delle Marche e dai partener del progetto AdriaClim (CMCC Foundation, CNR-ISMAR, ARPA Emilia-Romagna, Regione Emilia-Romagna), favorirà un percorso di partecipazione dei cittadini marchigiani affinché le politiche di adattamento diventino il fulcro di attività collettiva comunitarie.

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Vittorio Palmieri

Vittorio Palmieri

Napoletano. Emigrato nell'entroterra irpino-sannita, in controtendenza con l'emorragia dei paesi interni verso la vita metropolitana. Ignoto poeta "prestato alla burocrazia". Nell’entroterra segue percorsi sociali con enti del terzo settore. Ha collaborato ad un progetto di agricoltura sociale con le Associazioni Irpine “Ecopotea Aps” e “Al Centro dei Ragazzi Odv”. Nell’ultimo anno fonda Introterra Aps, nata con lo scopo di rivalutare e riscoprire l'entroterra campano, e con la quale rileva un progetto giornalistico editoriale decennale "bMagazine.it" e fonda l'etichetta "Introterra Edizioni"Aspirante giornalista pubblicista, scrivo per Buonenotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista

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