Le università telematiche esistono da 20 anni in Italia. In diverse parti del mondo la formazione a distanza è un modello già rodato e virtuoso, volto a venire incontro a chi ha ridotte possibilità economiche e tempo. Com’è invece la situazione in Italia? Uno sguardo complessivo alle dinamiche di questo modello formativo.

La distribuzione sul territorio delle università telematiche

Le università telematiche in Italia sono 11: nascono con il decreto del 17 aprile 2003 del Ministro dell’Istruzione Letizia Moratti, sotto il secondo Governo Berlusconi. Viene così istituito l’apprendimento a distanza e in tre anni vengono accreditati undici atenei. Risultano cioè abilitati a rilasciare titoli equivalenti a quelli delle università tradizionali. Oggi, su tutto il territorio, possiamo riscontrare una grande varietà di corsi e facoltà, per un totale di oltre 250 corsi di laurea online – ad esclusione di Medicina e Chirurgia, Veterinaria e Odontoiatria – e complessivamente oltre 400 poli distaccati.

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Le università telematiche riconosciute dal MIUR si possono distinguere facendo riferimento alla loro sede centrale. Con base a Roma risultano l’università Niccolò Cusano, l’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza, l’Università Mercatorum (ateneo delle Camere di Commercio Italiane), UniNettuno, l’Università Telematica San Raffaele e l’università Guglielmo Marconi.

Sempre nel centro Italia si registrano l’IUL di Firenze e l’UniDaV a Torrevecchia Teatina, in provincia di Chieti (creata per volontà dell’università statale di Chieti e la Fondazione Università Gabriele D’Annunzio). Nel Meridione sono presenti l’università Giustino Fortunato a Benevento e l’università Pegaso, con sede a Napoli. Nel nord è presente solo l’università eCampus con sede a Novedrate, in provincia di Como.

Una panoramica su costi e agevolazioni

È proprio quest’ultima – eCampus – che si distingue dalle altre. Con un ventaglio di ben 62 corsi offerti, 59 sedi d’esame e il maggior numero di studenti iscritti (quasi 40.000), risulta però essere anche la più costosa. Come riporta l’inchiesta del 2020 sulle università telematiche della rubrica Dataroom del Corriere della Sera, il costo medio annuo per eCampus si attesta intorno ai 7.000 euro, mentre le altre si aggirano tra i 2000 e 3000 euro per anno accademico.

Vi è però la possibilità di richiedere agevolazioni economiche (per esempio iscrivendosi tramite la piattaforma informativa AteneiOnline.it), un’opzione che risulta essere presente in tutte le università telematiche italiane. Per esempio Unitelma Sapienza – controllata da un consorzio che vede Sapienza Università di Roma come socio di maggioranza – dichiara sul suo sito di promuovere “agevolazioni e promozioni dedicate a singoli, enti, associazioni, con l’obiettivo di facilitare l’ingresso nel mondo universitario a particolari categorie di studenti.” Così, con il Progetto Giovani, ogni studente che risulti avere un’età inferiore a 26 anni al momento dell’iscrizione pagherà una tassa d’immatricolazione/rinnovo di 850 euro – per tutta la durata del ciclo di studi. Per chi è invece portatore di disabilità uguale o superiore al 66% la tassa d’iscrizione si attesta a soli 200 euro annui.

Un altro esempio in questo senso è l’Università Mercatorum. Sono previsti sconti per studenti con un passato nelle forze armate, Ministero MEF, sindacati, Pubblica Amministrazione o se – semplicemente – si è in dolce attesa e si vuole intraprendere un percorso universitario più flessibile.

Le università telematiche permettono una formazione on demand direttamente da casa

Le università telematiche permettono una formazione on demand direttamente da casa

Un modello con potenziale che presenta ancora qualche criticità

Le università telematiche – come quelle tradizionali – sono monitorate annualmente dall’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca), agenzia che garantisce la qualità dell’offerta formativa.

Nonostante ogni anno il MIUR destini una quota importante di fondi pubblici al settore della formazione telematica, vi sono tuttora alcune criticità che permangono. In primis, un certo sbilanciamento tra personale docente e quello dei ricercatori, con conseguenti carenze sull’attività di ricerca – in comparazione alla situazione negli atenei tradizionali. Con una diffusione più capillare sul territorio inoltre si potrebbe rendere ancora più accessibile l’alta formazione a zone rurali o depresse del Paese, lontane o mal collegate alle infrastrutture dei centri urbani medio-grandi che ad oggi ospitano in maggioranza i poli distaccati.

Sicuramente il modello telematico si configura come ideale per tutti coloro che scelgono di continuare a formarsi lavorando allo stesso tempo e cercano un supporto didattico più presente rispetto alle università tradizionali. Associando inoltre una semplificazione burocratica e amministrativa (determinata dall’alta digitalizzazione delle procedure in questi atenei “smaterializzati”) con un abbattimento dei costi da fuori sede o pendolare, il risparmio sulle spese non è indifferente.

Con una quota di circa 150.000 iscritti attualmente registrati in tutta Italia e tuttora in aumento, si può ipotizzare che il modello formativo telematico sia solo destinato a evolversi e crescere ancora nel futuro prossimo, rendendo progressivamente sempre più accessibile l’istruzione superiore offerta dal sistema universitario in Italia.

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Virginia Allegra Donnini

Virginia Allegra Donnini

Con un background di studi ed esperienze lavorative a cavallo tra economia, marketing e moda scrivo di tendenze, pop culture, lifestyle. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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